Attacco israeliano contro l'Iran: «Colpiti obiettivi militari». Teheran ...

19 giorni ago

ServizioMedio Oriente

Tre ondate. Impiegati dozzine di caccia. Gli Stati Uniti sono stati informati dell’operazione, ma non hanno partecipato. Esplosioni vicino a Teheran. Avvertimento al regime degli ayatollah: «Niente rappresaglie o torneremo a colpire»

di Marco Masciaga

Iran - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

26 ottobre 2024

4' di lettura

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI - La crisi in Medio Oriente ha fatto un nuovo, pericoloso salto di qualità nella notte tra venerdì e sabato quando Israele ha lanciato tre ondate di «attacchi di precisione» contro «obiettivi militari» in Iran in risposta ai missili iraniani dello scorso 1 ottobre. I vertici politici e militari Statunitensi sono stati avvertiti dell’operazione, ma - ha spiegato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, Sean Savett - non vi hanno preso parte.

Le dimensioni dell’attacco - che se innescasse una reazione iraniana rischierebbe di aprire il fronte più grande e pericoloso in una già complessa e volatile crisi mediorientale - sono solo parzialmente chiare, ma secondo i media di Tel Aviv vi avrebbero preso parte dozzine di caccia e le operazioni si sarebbero concluse prima delle sei di sabato mattina, ora di Tel Aviv. Secondo quanto riportano gli organi di informazione iraniani, sarebbero state colpite installazioni in tre province - Ilam, Khuzestan e Tehran - e i danni sarebbero stati «limitati».

«Israele ha il diritto e il dovere di rispondere»

«Il regime iraniano e i suoi alleati non statali nella regione hanno continuato a colpire Israele senza sosta dal 7 ottobre (di un anno fa, ndr), compresi attacchi lanciati dal suolo iraniano. Come ogni altro Paese del mondo, Israele ha il diritto e il dovere di rispondere», ha spiegato il portavoce delle Forze armate israeliane, contrammiraglio Daniel Hagari.

Alcune esplosioni, sette nel corso della prima ondata di bombardamenti e quattro nella seconda, sono state avvertite anche nella capitale Teheran. Altri attacchi, non confermati, sarebbero stati segnalati nei dintorni della città di Shiraz. I media statali iraniani hanno dato la notizia dei bombardamenti, ma senza stravolgere i palinsesti e sottolineando come una parte delle esplosioni udite nella notte fossero attribuibili alla contraerea.

Lo spazio aereo iraniano è stato chiuso e tutti i voli in partenza dagli scali del Paese sono stati bloccati. Dai siti web che si occupano di fornire in tempo reale le posizioni degli aerei di linea è chiaramente visibile un vuoto in corrispondenza della Repubblica islamica e un’altissima densità di voli sulle direttrici che lambiscono i confini nazionali.

Israele ha avvisato l’Iran

Secondo Axios, Israele avrebbe avvertito l’Iran prima di condurre l’attacco, invitando Teheran a non reagire per evitare un conflitto più ampio. «Gli israeliani hanno chiarito in anticipo agli iraniani cosa avrebbero attaccato e e cosa non avrebbero attaccato», ha affermato una fonte. Secondo altre due fonti citate da Axios, Israele ha anche avvertito l’Iran che, se avesse reagito, gli attacchi futuri sarebbero stati più potenti. Annunciando la fine degli attacchi, il portavoce dell’Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha avvertito che se l’Iran dovesse «commettere l’errore» di intensificare ulteriormente gli attacchi, Israele risponderebbe.

Teheran: «Umilieremo i nostri nemici»

«Il potere dell’Iran umilierà i nemici della madrepatria», lo ha scritto su X il primo vicepresidente iraniano, Mohammad Reza Aref. E anche Tasnim, una agenzia di stampa vicina alle Guardie Rivoluzionarie, scrive che secondo le sue fonti l’Iran è pronto a rispondere ai nuovi attacchi israeliani in modo appropriato.

Intanto, sempre l’Iran ha minimizzato la portata dell’attacco affermando che «è falsa» l’affermazione secondo cui sarebbero stati usati 100 jet da combattimento per colpire gli obiettivi e che tale dichiarazione rientra in una «guerra psicologica del nemico».

Inoltre, secondo quanto afferma l’agenzia di stampa semi ufficiale Tasnim, l’Iran «smentisce che la raffineria di Teheran sia stata colpita nell’attacco. Sta funzionando come al solito». La fonte citata da Tasnim sostiene che «l’affermazione israeliana secondo cui sono stati attaccati 20 siti è irrealistica e fa parte di una guerra psicologica».

Due letture sulle conseguenze dell’attacco

Il reale significato dei tentativi di minimizzare la portata dell’attacco da parte dei media statali iraniani non è chiaro. Secondo alcuni osservatori sarebbe la dimostrazione che Teheran considera chiusa la questione e non intende rispondere, così da non creare le condizioni per un vero e proprio conflitto. Altri sono più prudenti, anche alla luce di un lancio dell’agenzia semi-ufficiale iraniana Tasnim, secondo cui l’Iran sarebbe pronto a rispondere alla «aggressione» israeliana.

«Non c’è dubbio che Israele dovrà fare i conti con delle reazioni proporzionate alle azioni che intraprende», ha riportato l’agenzia, citando fonti non meglio precisate. Un primo avvertimento circa i rischi di una rappresaglia è giunto poco dopo da Israele, dove le Forze armate hanno fatto sapere che «se il regime iraniano dovesse commettere l’errore di dare il via a una nuova escalation saremmo obbligati a rispondere». Anche gli Stati Uniti hanno ammonito Teheran contro una risposta militare agli attacchi.

Risparmiate le installazioni petrolifere e militari

Secondo quanto riportano i network televisivi americani Abc News e Nbc News, gli attacchi Israeliani contro l’Iran non avrebbero avuto come bersaglio né installazioni nucleari né petrolifere, assecondando così le richieste giunte dall’amministrazione Biden per ridurre il rischio di una escalation. Secondo quanto postato su X da un reporter del sito web americano Axios, citando fonti Usa e israeliane, la seconda e la terza ondata avrebbero preso di mira delle basi per il lancio di missili e droni. Le Forze armate israeliane hanno fatto sapere di aver colpito anche dei siti produttivi collegati agli attacchi missilistici dell’ultimo anno.

Mentre si svolgeva l’operazione o nelle ore immediatamente successive, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato i massimi funzionari militari e di sicurezza. Al vertice, che si è svolto nella base militare di Kirya a Tel Aviv, hanno partecipato il ministro della Difesa, il capo di stato maggiore dell’esercito, il capo del Mossad e quello dello Shin Bet, le due agenzie di intelligence israeliane.

Le motivazioni dietro l’attacco

A inizio ottobre l’Iran ha lanciato circa 200 missili balistici contro Israele in risposta all’uccisione a Beirut di Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, un’organizzazione politico-militare sciita finanziata dall’Iran per esercitare pressioni “per procura” su alcuni altri attori regionali.

I bombardamenti e le operazioni di terra israeliane in Libano hanno aperto un secondo fronte dopo quello di Gaza, dove l’invasione della Striscia decisa in seguito gli attacchi di Hamas del 7 ottobre dello scorso anno ha fatto, secondo fonti palestinesi, 42mila vittime tra cui numerosi civili e provocato una catastrofe umanitaria di dimensioni spaventose che ha pesantemente danneggiato l’immagine di Israele agli occhi di una parte consistente dell’opinione pubblica mondiale.

Articolo in aggiornamento

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