Maradona day. Oggi “El Diez” avrebbe compiuto 64 anni

4 ore ago

A Napoli il 30 ottobre non è un giorno uguale agli altri. “1960-infinito. Sos per sempre. Per questo, come hai detto tu, rimani qui”: sono queste le parole apparse sul profilo Instagram ufficiale di Diego Armando Maradona con una sua foto all’interno di una “M” e una rosa rossa, nel giorno di quello che sarebbe stato il suo 64esimo compleanno.

Maradona - Figure 1
Foto Italia Report USA

Alla TV e nei ricordi scorrono le immagini di quel prodigio allo Stadio Azteca di Città del Messico. Il sogno diventato opera d’arte di uno di “quei bambini denutriti, allegramente malvestiti, che nessun detersivo potente può aver veramente sbiaditi”, per dirla con l’indimenticabile Lucio Battisti.

La processione della statua di Maradona a Napoli

Stamane, alle prime luci dell’alba, la “processione” della statua di Maradona, realizzata dallo scultore Domenico Sepe, ha fatto il giro delle vie del capoluogo partenopeo. Partenza dai Quartieri spagnoli, dove c’è il visitatissimo murales del campione argentino, e tappe nei “suoi” posti, tra cui lo stadio di Fuorigrotta, il centro Paradiso di Soccavo e il palazzo di via Scipione Capece in cui risiedeva “El Pibe de Oro”.

“Es para llorar, perdónenme…Maradona, en una corrida memorable, en la jugada de todos los tiempos…barrilete cósmico. Gracias Dios, por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas”. Le parole di Victor Hugo Morales accompagneranno per sempre nel suo viaggio tra le nuvole quell’albatros argentino, bellissimo e regale nel suo cielo fatto d’erba, ma impacciato e fragile sulla tolda della nave della vita, tanto da essere crudelmente deriso anche dal più insignificante dei mozzi.

Luci e ombre dell’eroe degli ultimi

Un genio spesso ed ingiustamente offeso da tanti mediocri, incapaci di comprendere anche adesso il perché della poderosa ondata di devozione popolare che monta ancora più forte da quando “el Diego de la gente” ha deciso di avventurarsi nel più difficile e lungo dei dribbling.

Il sacro, nel cuore e nell’anima di tante creature oppresse dei sud del mondo, è fatto di riti semplici e lacrime autentiche. Cose che i “contabili” dei sentimenti e i dispensatori di virtù un tanto al chilo non potranno mai comprendere.

Quel sogno più forte della miseria

Il sacro ha mille modi per manifestarsi, e Maradona, per milioni di persone che in ogni parte del globo continuano a raccontarne le gesta con la voce bassa e gli occhi umidi, come si fa con le fiabe delle nonne, è stato qualcosa di sacro.

L’arte vera, anche quella “pallonara”, è una manifestazione di Dio. Un Dio che ha messo un talento infinito nel piede sinistro di un bambino poverissimo di Villa Fiorito, dandogli la possibilità di diventare ricco e famoso e poter fare la voce grossa al cospetto dei potenti della terra.

“Il primo desiderio era andare via dal posto in cui vivevamo. Non avevamo niente, né acqua, né luce. A tredici anni mi resi conto che mia mamma diceva sempre di avere mal di pancia per non mangiare, perché quel poco che c’era lo dava a noi figli”, rivelò il campione argentino nel corso di un’intervista.

La leggenda continua

Da quando le luci dei riflettori si sono spente per sempre, Maradona ha potuto lasciare finalmente il posto a Diego. Un uomo amatissimo dagli ultimi che, come Antigone, nel giorno della sua morte, il 25 novembre del 2020, hanno sfidato le leggi dello Stato, varate per fronteggiare l’emergenza Covid, pur di poter per dare l’ultimo saluto a quel fratello.

Un fratello diventato leggenda. Una leggenda popolare da tramandare di padre in figlio, mentre da qualche parte, in un posto invisibile agli occhi, uno scugnizzo riccioluto spegne la sua sessantaquattresima candelina.

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