La Moldavia sceglie il presidente. Al bivio tra linea Ue o filorussa

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La candidata europeista, ora in carica, Maia Sandu, è favorita al ballottaggio con il socialista Stoianoglo, sponsorizzato da Mosca. Un voto che condizionerà la geopolitica del Paese

dal nostro inviato Roberto Da Rin

Moldavia - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

3 novembre 2024

2' di lettura

Uno dei parchi più belli della città, dedicato a Ștefan III, Stefano il Grande, sovrano moldavo, voivoda (governatore) di Moldavia dal 1457 al 1504, è recintato con ferro battuto lavorato a Odessa. Non molti anni fa, prima delle recinzioni, c’erano degli steccati per non fare uscire le mucche e le pecore. Tra le vie alberate adiacenti al parco si alternano diversi stili architettonici, gotico, neoclassico e, ovviamente, modernismo sovietico. Una capitale gradevole di un Paese piccolo, ignorato - fino a due anni fa - dalla Comunità internazionale. Ancora indecisa se chiamarla Moldavia o Moldova.

Ora è cambiato tutto. La geopolitica è entrata nelle case dei moldavi e di tutti gli europei. La guerra in Ucraina ne ha amplificato l’interesse. Oggi si vota per le elezioni presidenziali. Una elezione cruciale, fortemente connessa, al referendum (di due settimane fa) sul progressivo ingresso in Europa della Moldavia, dove ha vinto il “sì”, per un soffio: 50,5%, contro il “no” al 49,5%. Il prossimo presidente della Moldavia potrà accelerare oppure ostacolare l’adesione all’Europa.

Nel ballottaggio per le presidenziali di oggi i sondaggi attribuiscono un vantaggio a Maia Sandu, attualmente in carica. Di centrodestra, europeista, ha vinto il primo turno con il 42% dei voti, davanti al socialista, Alexandr Stoianoglo, appoggiato da Mosca, con il 26%. Un distacco che parrebbe ampio. Invece il vantaggio non ha stemperato le polemiche: nelle ore successive allo scrutinio del primo turno, Sandu ha attaccato l’avversario Stoianoglo, denunciato brogli, compravendita di voti, soprattutto nella votazione referendaria. In questo Paese cerniera, stretto tra Oriente e Occidente, è evidente lo strabismo sociale tra chi guarda a Mosca e chi guarda a Bruxelles. Una vera spaccatura sociale: i nostalgici riaffermano un forte legame linguistico e culturale con la Russia, si sentono incarnati in un’anima russa, che non coincide con l’affiliazione politica al presidente Putin, ma che non è attratta dalla calamita Europa.

Un Paese diviso in due

L’altro elettorato guarda invece a Bruxelles, alla grande patria della Romania, e anela l’adesione all’Unione europea. Unica via per sfuggire definitivamente all’orbita russa. Tra la signora Liuba che al Mercato centrale conta i leu per comperare poche cose da mangiare e Ruslan, che lavora in una società informatica e guida un suv, c’è una distanza siderale. Di incomunicabilità.

La contrapposizione tra due modelli politici ed economici ha una connotazione anagrafica ed economica. Tra gli anziani prevale la nostalgia della Russia, tra i giovani vince l’attrazione all’Occidente. L’inflazione al 34% e la bolla immobiliare a Chișinău hanno rafforzato l’elettorato contrario all’Europa con la speranza che l’assistenzialismo sovietico, chissà, sia capace di tutelare le classi sociali meno abbienti.

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