Bimbo morto di pertosse, allarme dell'Usl: «Vaccinata solo una ...
MONTEBELLUNA - Dalla ventottesima settimana di gravidanza in poi, solo la metà delle donne si vaccina contro la pertosse. Le altre, invece, dicono di no. La malattia che si è portata via il piccolo Rocco, morto a 24 giorni dalla nascita nel Montebellunese per una forma di pertose, fa paura alle mamme e soprattutto ai ginecologi dell’Usl che lanciano un appello sull’importanza delle vaccinazioni. «La sensibilità dei ginecologi nel consigliare la vaccinazione ad ogni gravidanza - spiega Erminio Bonsembiante, direttore del Servizio Igiene dell'Usl 2 - è molto alta. Grazie a ciò, possiamo dire che circa il 50% delle donne si sottopone alla dose». Un intervento importante per le donne stesse ma soprattutto per i piccoli che portano in grembo dato che, grazie alla somministrazione del vaccino alla mamma, questo viene assimilato anche dal feto. Che nasce quindi con gli anticorpi necessari per affrontare una malattia che un tempo si chiamava, in gergo, "tosse cattiva". E cattiva lo è senza dubbio, dato che può colpire le vie respiratore in modo estremamente aggressivo, perfino mortale.
In aumento«Fra l'altro - prosegue Bonsembiante - nel 2024 si sta registrando una recrudescenza della malattia, a livello nazionale e internazionale». Basti pensare che a fronte di un paio di casi registrati nel 2023, quest’anno, in soli sei mesi, ne sono stati acclarati più di 80. È è per questo che l'Usl cerca di sensibilizzare la popolazione al vaccino. «Nel primo anno di vita - prosegue l'esperto - sono previste tre dosi di vaccino contro difterite, tetano, pertosse, antipolio. I bambini inoltre vengono vaccinati contro Emofilo ed Epatite B. Poi a cinque anni viene effettuato un richiamo e un terzo a quattordici». E se per le donne in gravidanza la percentuale di vaccinate è di circa il 50%, fra i bambini risulta decisamente più alta. «Siamo vicini al 95%», precisa Bonsembiante.
Il fronte no vaxIl direttore generale dell'Usl 2 Francesco Benazzi mostra però l'altra faccia della medaglia: la zona pedemontana è quella con il più basso indice di vaccinati di tutto il Veneto. «È evidente un incremento di tutte le forme virali e batteriche - si associa il direttore generale Francesco Benazzi -. Dopo il Covid siamo più deboli anche perché per tanto tempo ci siamo protetti con la mascherina; nel contempo le persone si vaccinano meno per effetto delle posizioni no vax. La pertosse però colpisce in modo aggressivo i minori e può accadere che sia così forte da portare via la vita a un bambino. Ci sono delle vaccinazioni che bisogna assolutamente fare e anche come sanitari dobbiamo attivarci per sensibilizzare i pazienti perché è dimostrato che salvano la vita». Scongiurando tragedie. «Per quanto riguarda la pertosse - prosegue il direttore - ho il ricordo di due bambini morti quando ancora ero a Camposampiero; ricordo però anche tre casi di tetano e due di tifo».
La tragediaSituazioni dolorose per chi le vive da vicino e per intere comunità. «Esprimo tutto il mio cordoglio nei confronti della famiglia di Rocco: quando muore un bambino, muore una parte di noi stessi. Si sa quanto dolore c'è dietro queste tragedie». Il piccolo Rocco Bonora Meneghello era nato il 3 ottobre all'ospedale di Montebelluna ed era stato regolarmente dimesso. Circa 10 giorni fa, i sintomi della pertosse: le sue condizioni si sono progressivamente aggravate, tanto che il piccolo è stato prima ricoverato all'ospedale di Montebelluna, quindi a Vicenza, infine a Padova. Dove, quando è risultata evidente la gravità della situazione, ha ricevuto il battesimo, poco prima di andarsene per sempre. I funerali del piccolo verranno celebrati domani, giovedì 31 alle 11, nella parrocchiale di Biadene, dove stasera alle 18 in Chiesa sarà recitato il rosario e dove il piccolo Rocco giungerà dall'ospedale di Montebelluna.