Margot Sikabonyi: "Da Un medico in famiglia sono fuggita. Mi ...

19 ore ago

Redazione 04 novembre 2024 11:16

Pietro Sermonti - Figure 1
Foto Today

Margot Sikabonyi era una ragazzina quando iniziò a interpretare Maria, la nipotina del nonno d'Italia Lino Banfi, in Un medico in famiglia. Era il 1998 e quella serie televisiva trasmessa su Rai 1 con un immenso successo di critica e pubblico (arrivava a raccogliere 11 milioni di telespettatori) andò avanti per nove anni. Tutto quel clamore, però, per Margot che era nel pieno della sua adolescenza non era fonte di felicità. Oggi l'attrice ha ripercorso quegli anni e la vita che ne è seguita in un'intervista al Corriere della sera: "Quando è esploso il successo di Un medico in famiglia, avevo 15 anni: arrivavano offerte dal cinema, il salumiere sotto casa non mi faceva pagare più la merenda… Ma io non trovavo gioia in niente. Appena ho avuto 18 anni, sono scappata, cercando qualcosa, non sapevo cosa. Sono andata a Parigi, poi a studiare Biologia Marina, lontanissimo, dall’altra parte del mondo", ha ricordato lei che in quella serie rimase protagonista per ben nove anni.

Oggi Margot Sikabonyi insegna yoga, ha appena finito di girare un film e ha anche pubblicato un romanzo. Per molti resta la "Maria di Un medico in famiglia", definizione che non le dispiace: "Nel rapporto con lei, sono passata da “sono fighissima” a “voglio scappare”, poi, l'ho usata per capire chi fossi. Adesso, da madre divorziata, dopo l'inferno in cui sono passata, la adoro. Quando una ragazza mi dice “ho studiato medicina ispirata da Maria”, mi emoziono. Oggi, provo solo gratitudine". 

"Il divorzio momento più duro della mia vita"

L'inferno a cui si riferisce è il divorzio dal padre dei suoi due figli, ma anche il periodo vissuto sul set nel pieno di un'età segnata anche dalla perdita del padre. "Il momento più duro della mia vita è stato il divorzio, il castello della famiglia che crolla, prendersi la responsabilità di non fingere che va tutto bene. Ma anche il successo della serie non era stato facile da vivere", ha ammesso: "Non sempre volevo stare su quel set… Mio padre è morto mentre ero lì, avevo 15 anni, non vedevo gli amici perché non andavo a scuola e gli insegnanti venivano in camerino. Ad alcuni compagni ero diventata antipatica e altri, all'improvviso, volevano starmi intorno, ma in loro non sentivo verità. L'adolescenza già è terribile perché ti chiedi chi sei, io, in più, avevo il papà morto e un personaggio che dominava tutto".  

E proprio sul set di Un medico in famgilia, Margot ha incontrato l'amore: "Mi sono innamorata per la prima volta. Di Pietro Sermonti, nel Medico. Infatti, sono caduta su Sermonti pure nella vita: sei anni tormentati, sul set e fuori. Giravo scene romantiche quando avrei voluto dargli capocciate. E sono diventata madre prima sul set che nella vita", ha spiegato. Alla fine di ogni stagione l'attrice provava ad andare via dall'Italia per mettere la parola fine a quell'esperienza e cercare di imparare a fare altro, ma poi per l'intervento di Carlo Bixio, produttore della serie di Rai 1, alla fine tornava sempre: "Poi, quando incontro il futuro padre dei miei figli, dico basta e, per andarmene, purtroppo, ho dovuto litigare con tutti". 

Oggi Margot Sikabonyi ha appena scritto "Lara vuole essere felice - Romanzo zen", dove racconta il suo percorso che - dice - "non è solo mio: tutti cerchiamo la luce, anche se non tutti lo sappiamo. Io ho fatto un viaggio lunghissimo di yoga, di meditazione, di silenzi, di psicoterapia, ho preso anche una laurea in Psicologia. Quella di Lara non è la mia storia, ma di una donna come tante che si è illusa di trovare il marito giusto, la tata giusta, ha fatto tutto giusto, ma tutto è crollato e si è dovuta chiedere cos'era giusto e inoltrarsi in un percorso per capire che va bene anche imperfetta, che non è importante fare tutto giusto, ma essere connessa a se stessa, al suo corpo e alla natura".  

Cosa vede adesso nel suo futuro? "Bimbi felici, il lavoro di attrice che riprende e io che lo sento profondamente mio, riuscendo a stare in quella finzione dando attenzione non a essere perfetta ma a essere centrata", ha concluso: "Vedo Lara che diventa una trilogia e un film. Vedo la possibilità di usare il mio lavoro per portare luce".

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