Primo novembre in Cattedrale: «Dal Vangelo di Gesù una fabbrica ...
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«Oggi facciamo memoria di tutti quei credenti, quegli uomini e donne amati dal Signore che hanno realizzato fino in fondo e con coraggio, a prezzo della vita talvolta, questa conformità a Cristo».
Sono queste le parole che il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha condiviso all’inizio della Santa Messa in Cattedrale in occasione della solennità di tutti i Santi, una tradizione nella quale, dal IX secolo, si venera in una giornata la memoria di tutti i santi, conosciuti e non, per ricordare il messaggio di speranza che hanno trasmesso con le loro vite, uomini che nel corso della storia hanno lasciato un segno indelebile con il loro operato e la loro fede.
Insieme a mons. Napolioni, ha concelebrato la Messa don Attilio Cibolini, rettore della Cattedrale. Presenti anche i sacerdoti del Capitolo. Ad accompagnare la celebrazione la musica del coro della Cattedrale, diretto da don Graziano Ghisolfi.
«Tutta la storia umana, tutta la vita sulla terra, è una grande fabbrica di Santi», ha sottolineato il Vescovo nella sua omelia, ma subito il pensiero è andato a chi vive in questo momento situazioni di grande difficoltà. Se nel libro dell’Apocalisse si parla della devastazione della Terra, il Vescovo ha precisato che a questo «ci pensano già gli uomini. Scene di queste ore dalla Spagna, qualche giorno fa da Bologna». E ancora: «Non riesco a togliermi dalla testa quei fagotti bianchi, legati dalla testa e dai piedi, che contengo bambini morti sotto i bombardamenti a Gaza e in chissà quali altri parti del mondo».
Sono tre gli scenari della santità nei quali possono nascere i santi. Il più terribile è quello della “grande tribolazione”, quello che più di tutti è «una tremenda fabbrica di santi, di quei santi che non vorrei, che non vuole nemmeno il Signore, eppure di questi ne produciamo tanti, vittime innocenti, una strage di innocenti che non sappiamo fermare». Ed è «sempre negli stessi scenari di conflittualità, di precarietà, di povertà» che nasce anche un altro tipo di santità, quello dei «carnefici convertiti. Perché se ci sono delle vittime ci saranno i carnefici, chi sbaglia, chi semina violenza, eppure il Signore crede che anche per questi uomini e donne è possibile la redenzione».
Esiste però un terzo scenario della santità, e questo non si trova nell’Apocalisse, ma nel Vangelo. «È una fabbrica di santità alla portata di tutti, quella santità che si può trovare dentro alla vicenda umana, di ciascuno di noi, delle persone con cui viviamo, delle case, delle comunità, lungo le strade». Un modo di essere santi che non mette più paura, che non evoca il passaggio tra i grandi drammi della storia: «È per tutte le folle questo proclama di Gesù, e in particolare è affidato ai suoi discepoli, a noi, che abbiamo ricevuto il Battesimo, la grazia di conoscere il Vangelo». La strada per la santità va intrapresa dentro il quotidiano, il Vescovo ha infatti spiegato che è necessario «farci beati, rendere beati i nostri giorni, rendere beati i nostri rapporti, impregnare di serenità, di bellezza, di cura, di amore le cose che facciamo», e tutto si può riassumere con un precetto, quello di «essere misericordiosi».
Il Vescovo ha concluso la sua riflessione spiegando a cosa servono veramente i santi: «Ci danno l’esempio, ci portano dei doni, intercedono per noi, ma io credo che abbiamo bisogno del loro affetto e di sentirli amici, compagni di viaggio, membri della nostra famiglia e noi con loro, uno scambio di affetti che rende possibile entrare nel cuore di Cristo stesso, e partecipare ogni giorno un po’ di più dei suoi sentimenti che sono davvero la forza che sorregge, salva, guida la storia al suo compimento, nel cuore di Dio per l’eternità, nella comunione dei santi di cui la Chiesa pellegrina sulla Terra è l’anticipo».
Luca Marca
Fonte: TeleRadio Cremona Cittanova