Il miglior Quincy Jones in 10 momenti musicali e cinematografici ...
Quincy Jones era il Kevin Bacon della musica. Anzi, era il Kevin Bacon di tutta la cultura popolare, in particolare nel suo periodo di massimo splendore alla fine del XX° secolo. Il produttore, scomparso domenica all'età di 91 anni, ha lavorato con quasi tutti i musicisti degni di nota (e molti attori e registi) nel corso di una carriera incredibilmente lunga, varia e produttiva. Pochi creativi di successo di quei decenni sono arrivati a un paio di gradi di separazione da lui. E pochi, a quanto pare, sono riusciti a sfuggire a una sua strigliata (nel 2018, per esempio, ha memorabilmente definito i Beatles "i peggiori musicisti del mondo").
Il network di professionisti con cui Quincy Jones ha lavorato o collaborato è enorme e spazia tra le più diverse aree e competenze. Per non parlare della varietà dei progetti. Ci sono i suoi album da solista, gli album che ha arrangiato, quelli che ha seguito da produttore, tanti film e show televisivi per cui ha composto musiche o in cui è stato coinvolto a vario titolo, etc. La lista dei suoi lavori è infinita in un'attività che copre un periodo che spazia dagli anni '50 al primo decennio del nuovo millennio, con miriadi di riconoscimenti, a partire dai 28 Grammy collezionati nel tempo. Ecco i momenti salienti della sua carriera, quelli da ricordare subito in questa triste giornata:
10 - We Are the WorldIl singolo di beneficenza del 1985, risposta americana al Do They Know It's Christmas? della Band Aid dell'anno precedente, fu prodotto da Jones. Non solo si occupò dell'arrangiamento della canzone di Lionel Richie e Michael Jackson, ma, sfruttando la sua rubrica ad alto tasso di nomi epici, riuscì a raggruppare attorno al progetto tutte le megastar che alla fine vi presero parte. Inviò il demo a tutti e diede anche una mano a coordinare il processo di registrazione. Lionel Richie lo definì il "maestro d'orchestra" che diresse Stevie Wonder, Tina Turner, Bruce Stringsteen e praticamente l'intera nobiltà musicale americana (in un singolo).
9 - Miles & Quincy: Live at MontreuxQuincy Jones, nei primi decenni della sua carriera, ha lavorato con la maggior parte dei grandi del jazz, come Ella Fitzgerald e Dizzy Gillespie, ma non ha fatto squadra con Miles Davis fino al 1991, quando i due hanno registrato un set dal vivo di alcuni dei vecchi materiali di Davis al Montreux Jazz Festival.
Un evento memorabile avvenuto solo due mesi prima della morte di Davis, un momento di musica che si è verificato solo perché un sensitivo gli ha detto di andare avanti con l'idea. Non è la cosa più raffinata del catalogo di entrambi, ma data la tempistica, è inequivocabilmente un ricordo toccante, e quasi inquietante.
8 - L'album The DudeAl di là dei progetti collaborativi, Jones è uscito con decine di album da solista. The Dude , pubblicato nel 1981 durante la partnership che ha definito l'epoca di Jones con Michael Jackson, è una testimonianza di quanto di quel lavoro sia stato merito dello stesso Jones.
L'album è un'epopea di apparizioni da quella di Jackson a quella di Stevie Wonder, Herbie Hancock e molti altri. Include elementi del pop, jazz, R&B e persino dei sentori di musica elettronica, senza che si crei confusione, perché al posto di guida c'era lui, il manager supremo della musica.
Nel 1963, Quincy Jones ottenne il suo primo numero uno come produttore con un brano molto lontano dalle sue origini jazz: It's My Party, un pop bop sul batticuore teen cantato da Lesley Gore, allora sedicenne. Un successo nato da una perfetta dimostrazione di vendetta.
Mentre chiacchierava con Phil Spector a un concerto, infatti, sentì che il collega aveva registrato la stessa canzone con un altro artista. Così, abbandonò lo spettacolo e passò la notte a spedire la sua versione alle stazioni radio di tutta l'America. Fu una super hit e a seguire Jones produsse il successivo album di Lesley Gore.
6 - The Italian JobQuincy Jones incise diverse colonne sonore e il momento clou di questa produzione, abbastanza sorprendentemente, fu questa commedia britannica su un grosso colpo di una banda sgangherata. Il musicista qui gioca sulla leggerezza, tra canzoni che incorporano melodie patriottiche britanniche come God Save the Queen e slang cockney in rima, ma anche samba, country e persino un brano al clavicembalo. Praticamente la che Jones poteva cimentarsi in quasi tutto. Michael Caine, protagonista del film, ha twittato questa mattina il suo personale omaggio al suo "gemello celeste Quincy", segno che quel lavoro è stato amato anche dal cast.
5 - Willy, il principe di Bel-AirQuesta è una chicca. La società di produzione televisiva di Quincy Jones ha prodotto Willy, il principe di Bel-Air, la sit-com che rese famoso Will Smith. Il che significa che, in pratica, Jones, che in quell'occasione ha anche contribuito a comporre la colonna sonora e ha fatto un cameo nello show, è stato pure indirettamente responsabile del cult Men in Black e del remake live-action di Aladdin.
Quincy Jones ha lavorato a quattro album di Ray Charles, ma il suo contributo a Genius + Soul = Jazz è stato particolarmente brillante. Mentre Charles attraversa una serie di famosi successi, Jones si occupa di gran parte degli arrangiamenti della sezione dei fiati, lucida e potente. NOn si tratta di un disco in cui ha avuto il pieno controllo come produttore, ma è un album che dimostra quanta magia si può aggiungere anche ricoprendo un ruolo minore.
3 - A sangue freddoQuesta colonna sonora tesa e inquietante è stata il perfetto abbinamento per la versione cinematografica del 1967 del capolavoro letterario true crime di Truman Capote e ha ricevuto una nomination all'Oscar. Capote cercò di far uscire Jones dal progetto perché era nero: "Non capisco perché c'è un negro che fa la musica per un film senza persone di colore", disse al regista Richard Brooks, cosa per cui in seguito si scusò. Purtroppo lo scrittore non fu l'unico a mostrare del pregiudizio nei suoi confronti: come Jones disse a GQ nel 2018, ci volle molto perché riuscisse a sfondare in un ruolo solitamente riservato a "compositori dell'Europa orientale con nomi di tre sillabe".
Quincy Jones ha lavorato a tre album e ha trascorso molte, molte notti in bianco assieme a Sinatra, almeno una delle quali si è conclusa con Ol' Blue Eyes che gli ha preparato delle uova strapazzate. I due erano molto uniti. Così uniti che alla sua morte Sinatra lasciò a Jones il suo anello con sigillo, che il produttore ha indossato per il resto della sua vita.
Sinatra at the Sands, un album live del 1966 registrato a Las Vegas, è l'apice del loro rapporto musicale. Sinatra canta e Jones arrangia e dirige la leggendaria orchestra di Count Basie. Sono due professionisti che portano a termine il lavoro divertendosi parecchio lungo il cammino.
L'impossibile compito di scegliere un momento saliente dall'infinita discografia di Jones non è poi così impossibile. Si tratta di Thriller. L'album è arrivato nel mezzo di un trio di dischi perfetto nati dalla collaborazione con Michael Jackson, un trio aperto da Off the Wall e chiuso da Bad. La voce è di Jackson, ma la musica ha tutti i tratti distintivi di Quincy Jones: complessità musicale lavorata fino a forgiare una super hit, immensa trasversalità, con escursioni nella disco macabra e un assolo di chitarra di Eddie Van Halen in Beat It. Un aneddoto del processo di registrazione vede Jones prendere a calci Jackson per fargli perdere i tic vocali urlando "Zitto, figlio di puttana! Ho detto niente squittii!". Jones distillato nella sua essenza: capace di piegare le più grandi star alla sua volontà al servizio della creazione di alcuni dei migliori brani della musica pop mai registrati.