Rebel Moon è un pasticcio di cui, poi, vuoi ancora una porzione

23 Dic 2023
Rebel Moon

Quindi, che dire del primo film di fantascienza pura di Zack Snyder? Che Rebel Moon ha tutti gli stilemi del regista di 300 e Wonder Woman - lo slow motion nelle scene di battaglia, eroi ed eroine dai corpi scolpitissimi, una certa quota bdsm che corre sottopelle - e quindi è molto snyderiano, quasi una summa del percorso del regista, ma poi pesca tanto, troppo, da un'infinità di mondi fantascientifici altrui (e non solo cinematografici).

Peccato mortale? Ni, perché, se da un lato avresti voluto trovarci un po' più di novità, dall'altro, non puoi nemmeno dire di esserti annoiato. In poche parole, l'intrattenimento c'è e alla fine del film ci arrivi, anche domandandoti cosa potrà arrivare dopo.

A conti fatti Rebel Moon è un pasticcio con tanti ingredienti, a volte quasi infilati alla rinfusa, che però, quando esce dal forno, ha un buon profumo, si fa mangiare volentieri e, anzi, te ne prenderesti una seconda porzione (non ultimo anche perché pare ben digeribile).

Il difetto di base, mescolare cose, alla fine, è parte della ricetta, ciò che le ha dato nome e non conosco qualcuno che sabbia resistere a un pasticcio. Quello di Snyder, dopo un preambolo in pieno stile Star Wars (ambito per cui il progetto era nato, così come era poi stato rifiutato), pesca poi inizialmente nel proprio repertorio. Quando incontriamo la protagonista di Rebel Moon, Kora, interpretata da Sofia Boutella, abbiamo l'impressione di rivedere un giovane Kal-El de L'uomo d'acciaio, amorevolmente nascosto in una situazione di normalità, finché le sue radici e il suo passato non arrivano a bussare alla sua porta con violenza. Il corrispettivo dell'esercito imperiale di Star Wars, nel suo caso, ricorda piuttosto lo stile vagamente steampunk del primo Dune, quello di Lynch del 1984, un film che ritorna in mente quando si esaminano le abitudini del più cattivo dei suoi ufficiali, che riportano a galla antipatiche memorie collegate alla prima versione del barone Harkonnen (ma pure i sistemi di rinnovamento vitale di Ghost in the Shell o Altered Carbon). Poi, la trama torna nel canone Star Wars, con il classico saloon in cui trovare un fac-simile di Han Solo per farsi dare un passaggio mentre si cercano alleanze, ma lungo il percorso ci saranno creature alate da domare e cavalcare come in Avatar e ragni umanoidi che sembreranno usciti dal mondo di Tolkien. Eppure, più ti addentri nella storia e più ti accorgi che, sì, forse l'ossatura narrativa la fornisce l'universo lanciato da George Lucas (a sua volta non del tutto ignaro di un libro intitolato Dune e in qualche modo forgiato sui topos delle favole più classici), ma a costumi e make-up, stilisticamente, qui è tutto un prendere da un gioco antenato dei videogame (Warhammer 40.000, che poi ha ispirato diversi videogiochi propri e non). E qui inizi a divertirti a guardare il film e googlare i look delle miniature di quel gioco per confrontarli con i personaggi di Snyder, quasi fosse un secondo livello del divertimento per cui questo kolossal è stato pensato.

A questo punto si insinua il dubbio.. quindi, Rebel Moon è tutto una scopiazzatura?
Di nuovo, ni.

Scopiazzare, scopiazza, oh, se e quanto scopiazza, ma poi, con furbizia, Snyder, che del film è anche sceneggiatore, cambia un paio di dettagli nella caratterizzazione dei personaggi principali e regala un paio di colpi di scena niente male, due momenti in cui ti dici “Ok, allora, continuo” e a quel punto prosegui fino al finale e di lì, inizi ad aspettare anche la parte successiva, anche se - spoiler - sono quasi tutti morti (ulteriore motivo che incuriosisce rispetto allo spettacolo galattico che può ancora uscirne).

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