Dal pallone allo spaccio, le stupefacenti parabole dei talenti di ...

13 giorni ago

C’è la promessa dell’As Roma finita in carcere per aver organizzato il sequestro del figlio di un capobastone di San Basilio. O l’ex giocatore della Primavera della Lazio che dopo essere stato fermato con una ventina di chili di coca voleva vendicarsi uccidendo due magistrati. E ancora ex giallorossi o biancocelesti che hanno appeso le scarpe al chiodo dedicandosi al business della droga. Tra i corridoi della procura di Roma il sistema calcio non è sotto inchiesta, ma spesso le società o i calciatori si. È un fenomeno ricorrente. Quello di chi sognava un futuro con un pallone fra i piedi e invece si è ritrovato con le manette ai polsi.

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Foto Repubblica Roma

Come Alessandro Corvesi, “Il calciatore”, come lo chiamano in strada. Dopo aver militato nella Primavera della Lazio, non ha mai raggiunto la fama sperata. Non come calciatore almeno. Più noto come compagno della showgirl Antonella Mosetti o come narcos al servizio degli eredi di Fabrizio Piscitelli, il capo degli Irriducibili della Lazio ucciso il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti. Nel 2021 Corvesi è stato arrestato con 27 chili di cocaina. Non era roba sua. Lui era uno degli uomini del boss albanese Elvis Demce, con cui progettava di vendicarsi sui magistrati che gli mettevano i bastoni tra le ruote: “Lo voglio uccidere”, diceva mentre il suo capo acquistava “armi da guerra potenzialmente idonee a perforare le blindature delle auto di scorta dei magistrati”, dicono le informative.

Gianluca Cherubini, invece, nel 95 era una delle promesse della Roma con Francesco Totti. Poi le cose sono andate diversamente. In passato è stato denunciato per aver morso l’orecchio ad un uomo in stile Mike Tyson. Più grave quanto scoperto dall’Antimafia: faceva parte di un’organizzazione criminale che operava sull’asse Olanda-Italia, con base a Villa Gordiani. Cherubini ha chiuso la carriera al Chieti nel 2009, quando sono iniziati i problemi con la giustizia.

Più recente la storia di Aboudramane Diaby, promessa della primavera della Roma e del Verona, prima che i problemi con la droga prendessero il sopravvento. La sua carriera è finita a 20 anni per un arresto: avrebbe sequestrato Danilo Valeri, il figlio del “sorcio”, un pusher di San Basilio. Voleva denaro, una partita di droga non pagata. Quindi ha rapito il ragazzo mentre mangiava con gli amici a Ponte Milvio. Anche la carriera di Raul Montenero è svanita per la droga. L’ex giocatore della Lazio a 5 giovanile è stato arrestato a Ciampino con un 49enne. Sempre la solita storia: 35 chili di droga tra cocaina, hashish e marijuana e oltre 13 mila euro in contanti.

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Foto Repubblica Roma
Dagli investimenti dei boss a Latina alla favola del Montespaccato: la passione dei clan per il pallone e il riciclaggio

Dalla scalata dei Casalesi che nel 2008 avrebbero cercato di acquistare la Lazio da Claudio Lotito. Fino alle società più piccole, usate dai boss locali per consolidare il potere sul territorio. I clan hanno sempre avuto una passione per il calcio: i club, infatti, possono diventare un’ottima lavatrice di denaro sporco e al contempo garantiscono il consenso sociale. «Le mafie nel calcio cercano di acquisire squadre minori per accreditarsi e rafforzare legami politici ed economici», aveva avvisato qualche anno fa l’allora procuratore Antimafia Cafiero De Raho.

Era il 2020 e pochi mesi dopo i carabinieri bussavano alla porta di 21 persone, tutti narcotrafficanti di un certo calibro. Tra loro c’erano anche Alfredo e Francesco Marando, due boss calabresi trapiantati a San Basilio. Il primo era anche il presidente del Real San Basilio Calcio, che a quei tempi militava nel girone B, dilettanti – prima categoria. Anche la procura sportiva indagò sul mondo che ruotava intorno al club, considerando anomali risultati e una tifoseria particolarmente facinorosa. Non era la prima volta che le famiglie malavitose della periferia romana puntavano sul calcio per riciclare i soldi della droga.

Un’indagine dei carabinieri nel 2017 aveva rivelato che il clan Cordaro, di Tor Bella Monaca, aveva messo le mani su una squadra sarda, l’Ilvamaddalena, una delle più antiche dell’isola.Anche l’U. S. Latina ha attirato l’attenzione degli investigatori. Lo sa bene Pasquale Maietta, che oltre a essere un ex parlamentare di An e Forza Italia, è stato il presidente del club. Già arrestato nel 2018 e coinvolto in tre diversi processi (“ Arpalo”, “ Arpalo 2” e “ Olimpia”), Maietta nel novembre 2023 è stato al centro di un sequestro di beni finalizzato alla confisca del valore di oltre cinque milioni di euro.Tra le tante squadre romane finite sotto inchiesta, non mancano esempi di riscatto sociale.

L’esperienza più significativa è quella del Montespaccato calcio, diventata la prima società sportiva dilettantistica romana ad azionariato popolare, dove chiunque può diventare socio investendo anche solo un euro. Nata nel 1968 nacque grazie all’impegno di 100 famiglie del quartiere, la società era finita nelle mani del clan Gambacurta. Nel 2018 il sequestro, poi il nuovo corso grazie all’Ipab Asilo Savoia. Un percorso di rinascita che contempla progetti di inclusione, come il centro sportivo ribattezzato in ricordo di Don Pino Puglisi, e successi come la promozione in Serie D.

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