Roma-Inter: cominciare da 0-0 non significa partire alla pari, De ...

9 Feb 2024
Roma-Inter

Sulla ruota di Roma-Inter il pareggio non esce dal 10 gennaio 2021: 2-2. Gli allenatori erano Paulo Fonseca e Antonio Conte, che poi si sarebbe laureato campione d’Italia. All’andata, il 29 ottobre scorso, decise Marcus Thuram: 1-0. L’autogol di Federico Gatti (ma non solo quello, a essere obiettivi) ha stoppato la Juventus e lanciato la squadra di Simone Inzaghi verso la seconda stella. I sei successi consecutivi, fra Supercoppa e campionato, sono più che un indizio: sono un pugno sul tavolo. E alla capolista manca sempre una partita: l’Atalanta a San Siro, mercoledì 28 febbraio.

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L'impatto di De Rossi e la sfida di Lukaku

La prima, a quota 57, contro la quinta, 19 punti sotto. Non c’è più José Mourinho, esonerato; e non ci sarà neppure Inzaghino, squalificato. Se il pronostico ha già un padrone, la curiosità ronza attorno a Daniele De Rossi, il pezzo di storia che la famiglia Friedkin ha riesumato per medicare la cronaca (e la zona Champions "first"). Non che il vate di Setubal avesse fallito (Conference, finale di Europa League), ma la guerra arbitrale, e molto arbitraria, aveva sollevato troppe isterie e diffuso troppi alibi. Da qui la svolta. L’ex Capitan futuro ha inviato subito dei segnali. La difesa a quattro, un palleggio più ricercato e, in generale, l’idea di imporre la trama, senza rincorrerla o parcheggiarla come capitava al crepuscolo di Mou. Il calendario gli ha dato una mano. Tre avversari di modesto lignaggio, tre vittorie: 2-1 al Verona, 2-1 a Salerno, 4-0 al Cagliari, la sera in cui si celebrarono un ritorno (Claudio Ranieri) e un addio (Giacomo Losi).

Dalle 18 di sabato, all’Olimpico, non si scherza più. Oggi, l’Inter è una delle espressioni dominanti del calcio europeo. I numeri ne riassumono la dittatura domestica: miglior bunker, miglior attacco, capo-cannoniere. De Rossi ha ripristinato Lorenzo Pellegrini, a segno da tre gare, e offerto a Paulo Dybala una libertà di manovra, specialmente a destra, che non lo esime dal tenere d’occhio gli equilibri. Più Romelu Lukaku, il grosso ex della sfida. Al Meazza non la vide mai. E’ l’armatura di un 4-3-3 che ha mandato in pensione il 3-5-2 d’ordinanza. Il tecnico gli chiede un contributo che non si riduca alle sponde. Lo vuole dentro la manovra, più Don Chisciotte e meno Sancho Panza.

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La Roma è un cantiere, l’Inter non più

Come il Napoli di un inverno fa, e al netto delle rispettive caratteristiche, l’Inter ha in tasca lo scudetto. Che rimane l’obiettivo primario. In attesa dell’Atletico Madrid del Cholo Simeone, il 20 febbraio e il 13 marzo, per pesare la taglia europea negli ottavi di Champions. Non c’è titolare che, al di là di Marko Arnautovic e Alexis Sanchez, e delle fisiologiche soste ai box, non stia dando il massimo. Hakan Calhanoglu (30 anni ieri, auguri) ha allontanato il fantasma di Marcelo Brozovic con una semplicità e una gamma di soluzioni che hanno scomodato i paragoni più audaci: Andrea Pirlo, addirittura. Da Istanbul è stata tutta una crescita: di Inzaghi, dei singoli. Con il vento degli episodi - tra Napoli, Genoa e Verona - a spazzar via le nuvole dei temporali.

L’Inter non è imbattibile ma, in patria, difficilmente battibile. Sinora ci sono riusciti in due: il Sassuolo e, in coppa, il Bologna. Entrambi a Milano, fra parentesi. La Roma è un cantiere, l’Inter non più, lontana dai dodici k.o. che ne zavorrarono l’ultimo torneo. Se pressata, può anche soffrire, e l’assenza di Davide Frattesi le toglie una lama, ma ha frecce tali, in faretra, da poter rovesciare ogni copione. E attenzione a non dimenticare il portiere, Yann Sommer: con Madama non è servito, ma a Firenze era stato lui a salvare il risultato. Cruciale sarà lo scudo di Bryan Cristante e Leandro Paredes. Non escludo un centrocampista in più e Pellegrini nel tridente. Che si cominci da zero a zero non significa partire alla pari. A voi.

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