25 aprile, Colle San Marco ricorda i martiri della Resistenza: c'è ...

10 giorni ago

ASCOLI - Nutrita partecipazione di civili ed autorità sui luoghi che 79 anni fa videro gli scontri tra partigiani e truppe tedesche. Al Sacrario prendono la parola il sottosegretario Albano, il presidente della Provincia Loggi e il sindaco Fioravanti. La vicepresidente Anpi Forlini: «Alcune verità non sono opinabili. Quelle della Storia sono incontrovertibili»

San marco 25 Aprile - Figure 1
Foto Cronache Picene

25 Aprile 2024 - Ore 17:21 ...

"Bella Ciao" intonata dai presenti alla commemorazione

Loggi, Albano, Fioravanti e Forlini

di Walter Luzi 

Colle San Marco, 25 Aprile, settantanove anni dopo. Striscioni nuovi e vecchie litanie. Quello che a qualcuno potrebbe anche apparire come un rito consunto dai soliti bla bla di circostanza, o, peggio, ad altri come una liturgia superata, fuori moda e financo “divisiva”, si alimenta invece, ogni anno, di rinnovato slancio, di contemporanei input che ne rendono, anche drammaticamente, sempre attuale il significato. E ne impongono, sempre più urgentemente, la difesa dei valori fondamentali.

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Foto Cronache Picene

Luciano Carosi, 97 anni

Pace e libertà.

Mai, infatti, come in questo momento, dalla fine della seconda guerra mondiale almeno, la prima è stata così vergognosamente calpestata, e la seconda, la libertà, intesa in ogni sua nobile declinazione, così seriamente minacciata. Sarà per questo che in tantissimi sono saliti a Colle San Marco quest’anno. Le autorità, civili, militari e religiose. Le Istituzioni locali con i loro gonfaloni e le loro fasce tricolori. Le associazioni ex combattentistiche con i loro labari e le corone di alloro. Il picchetto armato per gli onori militari. Quelli dell’A.N.P.I con i loro fazzoletti tricolori legati al collo. Ma anche tanta gente comune. E tanti giovani. Non solo orde barbariche e gaudenti di teenagers a infestare, come tradizione in questo giorno, il vicino pianoro, ma anche, tanti, con i loro ideali e i loro striscioni.

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Foto Cronache Picene

Slogan moderni per drammi antichi. Ferite fresche che sanguinano, ma che sono quelle di sempre. Che si ripetono, nonostante le cicatrici che fanno male ancora. L’orrore e la vergogna infinita di Gaza. Dove le vittime di ieri sono diventate i carnefici di oggi. E la guerra, a cui non si vogliono trovare alternative. A cui ci si assuefa. A cui si assiste impotenti, ma, diciamocelo, con il tempo, anche indifferenti. Al massimo scegliendo, a simpatia, per quale parte “tifare”, come la intendono troppi idioti, frequentatori abituali dei talk show televisivi. Totalmente insensibili ai morti innocenti, alle devastazioni, all’insensatezza e all’inutilità del crimine più grande che si possa perpetrare ai danni dell’Umanità. E correndo così, tutti insieme, allegramente, incontro alla prossima guerra mondiale. Che sarà anche, almeno questa l’amara soddisfazione, l’ultima.

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Sono saliti in tanti con questi pensieri nella testa, oltre che per onorare la Memoria dei martiri della resistenza ascolana a Colle San Marco. Corone di alloro e silenzio fuori ordinanza. Al Cippo commemorativo prima, e al Sacrario poi. Prendono la parola in quattro. Un onorevole, Lucia Albano, sottosegretario di Stato di un governo che non brilla per antifascismo, il presidente della Provincia Sergio Loggi e il sindaco Marco Fioravanti. Chiude Rita Forlini, vice presidente vicario del comitato provinciale dell’A.N.P.I. Fa degnamente le veci, per spirito di servizio, di Pietro Perini, grande assente della commemorazione. Un forfait quello del presidente, figlio del leggendario comandante Spartaco, che non può passare inosservato, ma che, ufficialmente, pare originato solo da cause di forza maggiore di natura privata. Sarà.

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La Forlini, in ogni caso, sa ribadire bene alcuni concetti che, di questi tempi più che mai, continuano a sfuggire a molti.

«Alcune verità – tuona con voce solo incrinata dall’emozione e dalla partecipazione emotiva – non sono opinabili. Quelle della Storia sono incontrovertibili. Fornire certe interpretazioni false e pretestuose sulla Resistenza equivale ad uccidere una seconda volta i nostri martiri».

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Ad applaudirla, commosso, fra il pubblico che subito intona Bella ciao, c’è anche Luciano Carosi. Novantasette anni, ultimo sopravvissuto ai fatti, eroici e tragici, della Resistenza a Colle San Marco. L’unico a poter dire ancora “Io c’ero”. I ragazzi caduti a Colle San Marco, o fucilati nei giorni precedenti e successivi, continuano a vivere invece nei mosaici della cripta in Cattedrale. Unica in Italia, parola del Vescovo di Ascoli Gianpiero Palmieri, ad ospitare immagini di eroi della Resistenza. Vale sempre la pena stare ad ascoltare uomini come lui.

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«Celebreremo ora, per loro, una messa – annuncia fra il vociare irrispettoso della maggioranza che se ne sta già andando – come quella che celebrò per loro, destinati al plotone di esecuzione, quasi ottant’anni, fa don Sante Nespeca».

“Pro Patria morituri” li definì il prete partigiano. Patria con la P maiuscola però. Non quella sbandierata oggi, ad arte, nei comizi per interessi di bottega, e mortificata puntualmente, poi, con i fatti. Per quella loro Patria quei giovani martiri sognavano, anche loro, soltanto Pace e Libertà.

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(Dopo il link, la fotogallery  della cerimonia a Colle San Marco e in Piazza Roma, ad Ascoli)

San Benedetto onora la Liberazione, tra Inno d’Italia e “Bella Ciao” (Foto e Video)

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