Martedì la Mongolia dovrebbe arrestare Putin, ma lo accoglierà a ...

18 giorni ago
Vladimir putin

Vladimir Putin continua a sfidare apertamente l’Occidente, ignorando il mandato di cattura emesso contro di lui dalla Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini di guerra, annunciando l’intenzione di visitare la Mongolia. Questo viaggio, previsto per il 3 settembre in occasione delle celebrazioni dell'85° anniversario della vittoria delle forze sovietiche e mongole su quelle giapponesi nella battaglia di Khalkhin Gol, rappresenta la prima visita di Putin in un paese che riconosce la Cpi da quando è stato emesso il mandato di arresto nel 2023. Il Cremlino ha confermato la visita, escludendo anche la minima preoccupazione sul fatto che la Mongolia possa applicare l’ordine di arresto, e allo stesso tempo sollevando interrogativi sulla portata effettiva dell’autorità internazionale in questioni di giustizia penale.

Nel marzo 2023, la Corte penale internazionale dell'Aja ha emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin, accusandolo di crimini di guerra legati all'invasione dell'Ucraina. Nello specifico viene contestato al presidente russo - e anche a Maria Lvova-Belova, commissaria russa per i diritti dei bambini - di essere responsabili della deportazione illegale di bambini dall'Ucraina alla Russia dopo lo scoppio della guerra. Gli esperti di diritti umani stimano che più di 19.000 bambini siano stati deportati a fine agosto. I funzionari russi affermano di aver accolto i bambini come gesto umanitario in tempo di guerra. Putin è così entrato nella lista delle persone ricercate a livello internazionale, con la Corte dell'Aja che chiede che – nel momento in cui dovesse mettere il piede in uno qualsiasi dei 123 paesi che aderiscono al Tribunale, Mongolia inclusa – vengano arrestate e messe a disposizione delle autorità penali internazionali per sottoporle a processo.

La Russia non è membro della Cpi - nemmeno gli Stati Uniti, peraltro - e ha respinto categoricamente la legittimità del mandato, definendolo una provocazione politica. Nonostante ciò, il mandato ha condizionato i viaggi internazionali di Putin, limitando finora i suoi movimenti a Paesi che non riconoscono la Corte dell'Aja. Putin non ha lasciato la Russia se non per destinazioni mirate, tra cui la Cina e le ex repubbliche sovietiche (Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan), nonché le aree dell'Ucraina occupate da Mosca. All'inizio di dicembre, ha visitato gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita. Putin ha invece saltato il vertice dei Brics dell'agosto 2023 in Sudafrica, evitando così a quest'ultimo, in quanto aderente alla Corte penale internazionale, di procedere all'arresto. 

La Mongolia, pur essendo uno Stato membro della Cpi, ha chiarito che non intende arrestare Vladimir Putin. Questa decisione, confermata da fonti ufficiali mongole e russe, apre la strada alla visita di Putin che diventa non solo un atto di sfida contro il Tribunale internazionale, ma anche un segnale di rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Mosca e Ulaanbaatar. In un comunicato ufficiale, il Cremlino ha sottolineato l'importanza storica del rapporto tra Russia e Mongolia, dichiarando: "Le nostre nazioni venerano la memoria dei soldati dell'Armata Rossa e dell'Esercito rivoluzionario popolare mongolo, che hanno combattuto spalla a spalla contro gli invasori e difeso l'indipendenza della Mongolia a costo di enormi sacrifici. Le buone tradizioni di amicizia e di reciproco sostegno, forgiate durante quel crudele periodo di guerra, costituiscono una base affidabile per l'ulteriore sviluppo delle relazioni di partenariato strategico globale tra Mosca e Ulaanbaatar". Parole che evocano il legame storico tra i due Paesi, che risale alla Seconda Guerra Mondiale, e sottolineano l’intento del Cremlino di utilizzare questa visita per consolidare una partnership strategica che potrebbe avere implicazioni significative per l'equilibrio geopolitico della regione. 

La decisione della Mongolia solleva preoccupazioni a livello internazionale riguardo all'efficacia degli strumenti di giustizia globale. La Corte penale internazionale, che si affida alla cooperazione degli Stati membri per l'esecuzione dei suoi mandati, rischia di vedere ulteriormente compromessa la sua autorità se altri Paesi seguiranno l'esempio della Mongolia. Da un lato, la visita di Putin potrebbe essere vista come un segnale di indebolimento dell'ordine internazionale basato sul diritto, con leader accusati di crimini di guerra che trovano rifugio in paesi conniventi grazie ad alleanze geopolitiche strategiche. Dall'altro, questa situazione evidenzia i limiti della Corte dell'Aja nel far rispettare i propri mandati, soprattutto quando si confronta con potenze globali come la Russia. Oltre a Russia e Cina e Stati Uniti, tra i non firmatari degni di nota ci sono Israele e India, e tutti quanti affermano che mettere i propri cittadini sotto la giurisdizione della corte violerebbe i loro diritti costituzionali.

Per la Mongolia, disattendere all'obbligo di arresto di Putin è comunque una mossa rischiosa che potrebbe avere ripercussioni diplomatiche importanti. Sebbene il Paese abbia dichiarato di non voler interferire negli affari giudiziari internazionali, la decisione potrebbe essere percepita come un sostegno tacito alla Russia in un momento di forte tensione globale. Tuttavia, è chiaro che Ulaanbaatar intende bilanciare attentamente le sue relazioni internazionali, cercando di mantenere legami forti sia con Mosca che con altre potenze globali. Alcuni analisti suggeriscono che la visita potrebbe innescare nuove sanzioni o altre forme di pressione diplomatica sulla Mongolia, soprattutto da parte degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, che sono stati tra i principali sostenitori dell'inchiesta della Corte dell'Aja sui crimini di guerra russi in Ucraina. In questo contesto, la Cina, altro potente vicino della Mongolia e alleato strategico della Russia, potrebbe giocare un ruolo cruciale. Se Pechino decidesse di sostenere la posizione della Mongolia, ciò potrebbe rafforzare la posizione di Putin e contribuire a creare un blocco di Paesi disposti a sfidare l'autorità dell'Aja. Questo scenario potrebbe avere conseguenze di vasta portata per la giustizia internazionale e l'ordine mondiale, spingendo la Cpi e i suoi sostenitori a riconsiderare le loro strategie.

A livello bilaterale, la visita di Putin in Mongolia potrebbe segnare l'inizio di una nuova era nelle relazioni tra i due Paesi. Con un occhio ai benefici economici e strategici, sia la Russia che la Mongolia hanno interesse a rafforzare la loro cooperazione in settori come l'energia, le infrastrutture e la sicurezza. La Mongolia, che si trova schiacciata tra due grandi potenze, Russia e Cina, e che è andata di recente al voto, potrebbe cercare di sfruttare la sua posizione geopolitica per ottenere concessioni da entrambe le parti, aumentando la sua influenza regionale. La visita di Putin potrebbe poi essere accompagnata da nuovi accordi commerciali e di cooperazione militare, che potrebbero includere forniture di energia russa alla Mongolia o l'accesso a infrastrutture chiave. Questo rafforzamento delle relazioni bilaterali porterebbe a una maggiore integrazione economica tra i due Paesi, con la Mongolia che potrebbe diventare un partner strategico per la Russia in un momento in cui Mosca cerca di diversificare i suoi rapporti internazionali in risposta alle sanzioni occidentali.

Tenuto conto che il Tribunale dell'Aja – nato nel 2002 dallo Statuto di Roma - non consente processi in contumacia, la vicenda del futuro viaggio mongolo di Putin rende ancor più improbabile che la corte metta le mani su di lui o sui suoi luogotenenti. Delle due dozzine di persone contro cui la Corte ha perseguito casi di crimini di guerra, circa un terzo è ancora in libertà. Gli accusati erano membri di gruppi armati piuttosto che leader politici o militari statali, con quattro eccezioni: un generale libico, l'ex presidente del Sudan Omar al-Bashir e due dei suoi ministri, nessuno dei quali è stato consegnato alla Corte. Numerosi leader politici sono stati perseguiti per barbarie nei Balcani e in Ruanda, ma quei tribunali sono stati istituiti dal Consiglio di sicurezza, e lì la Russia, da sempre, ha un diritto di veto. 

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