Palazzina Laf di Michele Riondino: la storia del primo caso di ...

1 Dic 2023
di Capital Web

Michele Riondino e Diodato sono stati ospiti di Luca De Gennaro e Mixo per il film “Palazzina Laf“.

Michele Riondino - Figure 1
Foto Radio Capital
Il cast di Palazzina Laf

Michele Riondino è regista e interprete principale insieme a Elio Germano di Palazzina Laf, un film toccante, una storia sempre attuale e la canzone originale di Diodato “La mia terra” entra nella testa e non se ne va più.

Il cast comprende anche Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela e con Anna Ferruzzo con la partecipazione di Paolo Pierobon.

La storia vera che si racconta nel film

Michele Riondino: “Il film racconta una storia vera che in pochi sapevano. La Palazzina Laf si chiama così per il nome di un reparto dell’acciaieria ex Ilva dove venivano reclusi o condannati a stare in attesa, 79 operatori che non hanno accettato di firmare una clausola contrattuale che li avrebbe demansionati a operai. Ma quegli operatori erano altamente qualificati: ingegneri, geometri, informatici. Quando sono arrivati i Riva nel 1995, avevano subito detto di non aver bisogno di impiegati ma solo di operai e, per una sorta di rimodulazione dell’assetto produttivo dell’azienda, avrebbero dovuto licenziare un certo numero di persone. in quei contratti però c’era l’art. 18, che impediva al proprietario di licenziare senza giusta causa.”

Michele Riondino - Figure 2
Foto Radio Capital
Palazzina Laf, il reparto lager

Michele Riondino: “Il reparto lager è un reparto che è stato strategicamente è stato usato in Italia, non solo a Taranto, ecco perché questo film non parla solo dell’ex Ilva. Veniva usato alla Fiat, nelle realtà industriali molto importanti. per costringere i lavoratori, che si trovavano in quelle determinate condizioni, a licenziarsi o a commettere quell’errore che avrebbe prodotto la giusta causa.“

Il personaggio di Caterino

Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenarsi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.

Michele Riondino - Figure 3
Foto Radio Capital
Il primo caso di mobbing in Italia

Quello della palazzina LAF fu il primo caso di mobbing in Italia, un caso giudiziario che ha fatto scuola nella giurisprudenza del lavoro.

“Ai lavoratori “confinati” non è chiesto di produrre, ma di trascorrere le giornate senza fare niente, guardando il soffitto o girandosi i pollici, fino a quando quel lento, prolungato stato di inazione non diventa una forma estrema di violenza contro la propria mente e il proprio corpo. In breve, il confinato diventa monito per tutti gli altri, per tutti quelli, cioè, che continuano a lavorare alla catena. Se non ti comporti bene, ecco cosa ti aspetta… Allo stesso tempo, chi è spedito in un reparto confino è costantemente esposto al ricatto di passare dal confinamento al licenziamento, di cadere dalla padella nella brace”. Queste le parole del giornalista e scrittore Alessandro Leogrande che avrebbe dovuto cofirmare la sceneggiatura assieme al sottoscritto e a Maurizio Braucci. Purtroppo, durante la lavorazione Alessandro è venuto a mancare e dunque, anche per questo, il film vuole essere un omaggio alla sua opera. La stessa indagine sui reparti lager è una delle produzioni di Alessandro. Tutti i fatti narrati nel film sono frutto di interviste fatte a ex lavoratori ILVA ed ex confinati e i passaggi finali sono dettagliatamente presi dalle carte processuali che hanno determinato la condanna degli imputati e il risarcimento delle vittime.

Michele Riondino - Figure 4
Foto Radio Capital
La canzone "La mia terra" di Diodato e il mito della fondazione di Taranto

Diodato: “Sono entrato in questo racconto per via dell’amicizia con Michele. Quando ho saputo che stava facendo il suo primo film da regista mi sono immediatamente proposto. Era l’occasione anche per me per affrontare musicalmente, direttamente, quella che è anche la mia terra e tutte le problematiche che da una parte, forse, ci hanno anche legati. E anche da una visione alternativa del futuro. Questa canzone, in qualche modo, mi ha permesso di parlare del mio rapporto con la città e di farmi guidare dal film per raccontare una sorta di visione che attraversa il tempo. La canzone parte dal mito della fondazione di Taranto: siamo a Sparta e gli spartani che andavano in guerra ci rimanevano per 20 o anche 30 anni. La città però rischiava di scomparire perché la natalità era azzerata. per cui le donne erano fecondate da giovani che rimanevano lì. Questi figli nati, però, erano illegittimi e definiti i “Parteni“, guidati da Falanto. Vengono esiliati da Taranto e Falanto chiede un responso all’oracolo di Delfi, che gli dice che avrebbe trovato sì la sua terra, ma soltanto quando avrebbe visto piovere a ciel sereno. Falanto parte per una sorta di odissea con la sua compagna Etra, dopo mille vicissitudini arrivano nel porto di Satùro e lui, distrutto e provato dalla costante battaglia che combatte, si abbandona sulle gambe della moglie che comincia a piangere. E piangendo gli bagna il viso, lui alza gli occhi al cielo che vede sereno e capisce di aver trovato la sua terra.”

Ascolta l'intervista integrale:
Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana