Alessia Pifferi «capace di intendere e volere»: rischia l'ergastolo. Il ...

26 Feb 2024
Alessia Pifferi

diLuigi Ferrarella

Alessia Pifferi è imputata per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi. A ottobre lo psichiatra della difesa aveva prospettato «un deficit cognitivo». Il perito: la spettacolarizzazione ha inquinato le consulenze

Il complicato quadro psichiatrico di Alessia Pifferi non è tale da farne scemare in maniera significativa la capacità di intendere e volere né da minarne la capacità di stare consapevolmente in giudizio: é il risultato della perizia psichiatrica d’ufficio disposta quattro mesi fa dalla Corte d’Assise di Milano sulla 38enne imputata di omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato la figlia di 18 mesi, Diana, sola in casa, con appena «due biberon di latte, due bottigliette d’acqua e una di “teuccio”», dal 14 al 20 luglio 2022, quando fu trovata morta per disidratazione. Il suo essere pienamente capace di intendere e volere le toglie dunque la possibilità di poter contare su questa specifica riduzione di pena in caso di condanna per un reato che, per come è attualmente contestato dalla Procura (omicidio volontario aggravato) può comportare l’ergastolo.

Il deficit cognitivo

Nello scorso ottobre lo psichiatra Marco Garbarini, consulente del difensore Alessia Pontenani, aveva prospettato (in base a test psicologici sul basso quoziente intellettivo e a pregresse relazioni degli psicologi di San Vittore entrambi contestati nella loro affidabilità scientifica dal pm Francesco De Tommasi) che Pifferi scontasse un «deficit di sviluppo intellettivo di grado moderato» che secondo la difesa non le avrebbe fatto provare empatia e accorgersi dei bisogni e della sofferenza degli altri; che non le avrebbe fatto prevedere e collocare nel tempo le conseguenze dei propri atti; e che l’avrebbe resa suggestionabile se incalzata dalle domande. Questo quadro psicologico era parso sposarsi con l’interrogatorio in aula di Pifferi, specie laddove si era rivolta al pm con un «io le chiedo gentilmente di non sgridarmi», subito dopo aver raccontato di avere «lasciato Diana sola altre volte, e di solito rientravo subito l’indomani. Pensavo che il latte le bastasse». «Non ci sto ad essere preso in giro — aveva reagito in aula il pm De Tommasi —, la signora non ha alcun problema mentale e ha avuto un atteggiamento scellerato nei confronti della figlia»: per il pm, «con un quoziente intellettivo di 40 lei non avrebbe dovuto essere in grado di dirci nulla, né di formulare accuse contro il personale di polizia», e invece nel processo ha dato «risposte chiare» ed è apparsa consapevole di ciò che ha fatto «quando ha detto che a volte lasciava da bere alla piccola per la sua sopravvivenza». La Corte d’Assise, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, aveva ritenuto la perizia psichiatrica «necessaria» per verificare la «sussistenza al momento del fatto della capacità di intendere e di volere, nonché l’eventuale pericolosità sociale» della donna, e l’avevano affidata a Elvezio Pirfo, professionista anni fa già tra gli esperti del caso di Cogne, il quale ha svolto il proprio lavoro prescindendo del tutto dalle relazioni delle psicologhe di San Vittore.

Anche per questo l’esito di questa perizia d’ufficio non ha alcun riverbero diretto sulla invece differente questione (sia nella sostanza sia nella forma) dell’indagine «parallela» al dibattimento proprio sugli incontri tra le due psicologhe che lavoravano a San Vittore e la detenuta Pifferi, Paola Guerzoni e Letizia Marazzi. Con una iniziativa controversa che ha provocato tensioni in Procura dove la contitolare del dibattimento Rosaria Stagnaro e i procuratrici aggiunte Mannella e Dolci ne erano rimaste all’oscuro, che ha indotto gli avvocati penalisti milanesi a proclamare una giornata di astensione dalle udienze il 4 marzo, e che ha spinto un centinaio di operatori nel mondo penitenziario a firmare una lettera di solidarietà alle colleghe e di protesta per i modi dell’inchiesta, il pm De Tommasi un mese fa ha infatti indagato le due psicologhe insieme all’avvocata Pontenani: le ha intercettate e perquisite per l’ipotesi di falso ideologico e favoreggiamento, ravvisando in loro un atteggiamento non di «descrizione clinica», ma di «estrapolazione deduttiva di una vera e propria tesi difensiva», anzi «una vera e propria attività di consulenza difensiva non rientrante nelle competenze delle psicologhe», finalizzata a «creare, con false attestazioni sullo stato mentale della detenuta, le condizioni per tentare di giustificare la somministrazione del test psicodiagnostico Wais» fuori da «buone prassi di riferimento» e con «esiti incompatibili con le effettive caratteristiche psichiche della detenuta». 

Il pm potrà comunque valorizzare il fatto che il perito dei giudici osservi come «le valutazioni testistiche da cui derivava l'ipotesi di una disabilità intellettiva» di Alessia Pifferi non siano «state effettuate secondo una metodologia corretta e risultano inattendibili», perché lo studio sulle sue capacità cognitive in carcere, «comprensivo del monitoraggio e dei colloqui che hanno preceduto la somministrazione del test di Wais» per misurarne il quoziente intellettivo, «non è del tutto conforme ai protocolli di riferimento e alle buone prassi in materia di somministrazione di test psicodiagnostici e quindi l'esito del predetto accertamento non può essere ritenuto attendibile e compatibile con le caratteristiche mentali e di personalità dell'imputata per come emergono dagli ulteriori atti del procedimento e dall'osservazione peritale». Del resto il perito aggiunge più in generale che la «spettacolarizzazione mediatica subita da questa drammatica e tristissima vicenda avrebbe potuto costituire un'indiretta pressione psicologica sul perito e sui consulenti di parte», ma «tale rischio non si è realizzato perché l'attività peritale si è svolta in maniera professionalmente serena grazie all'atteggiamento di collaborazione tenuto dai consulenti di parte nei confronti del consulente d’ufficio, pur nelle differenze delle proprie valutazioni cliniche e forensi, permettendo così di realizzare l'osservazione peritale nell'assoluta normalità "tecnica"». Il pericolo di «pressione» sui periti avrebbe potuto esistere, spiega Pirfo, «soprattutto perché in questo tipo di accadimenti il rischio è che si crei un circolo vizioso tra il tipo di reato e le modalità con cui è stato commesso da una parte e un'automatica o psichiatrizzazione delle motivazioni o valutazione moralistica dall'altra». 

Il rischio ergastolo

Tutto per fornirle una base documentale che le permettesse di chiedere e ottenere l’«agognata perizia psichiatrica». Quella che intanto ora ha comunque dato un esito diverso da quello sperato dalla difesa, dall’inizio del dibattimento alle prese con l’evidente rischio che l’imputazione di omicidio volontario, appesantita dalle tre aggravanti dell’aver agito nell’ambito del rapporto genitoriale, per futili e abietti motivi, e con premeditazione, possa determinare una condanna all’ergastolo. La perizia d’ufficio in sé non vincola le prossime decisioni della Corte, ma, con lo sfarinarsi della prospettiva di una incapacità totale o almeno parziale di intendere e volere, alla difesa resta come obiettivo improbo quello di persuadere i giudici a scendere sino al reato di maltrattamenti nella forma della morte del maltrattato come conseguenza di un evento non voluto dal maltrattante, con pena da 12 a 24 anni: una soluzione che, riconosciuta di recente dalla Corte d’Appello a Milano nel controverso caso di un bimbo rom di due anni morto a causa delle protratte percosse del padre, é stata però lì appena bocciata dalla Cassazione. Ma intanto quello che l'avvocato Pontenani teme è che sul processo pesi comunque una cappa mediatica: «Con questa perizia è ergastolo sicuro. Ma confido nella Corte d'Assise. Ritengo che il clima
sia ormai viziato dal fatto che il pm ha indagato me e le psicologhe, cosa che ha intimorito tutti». La consulenza tecnica del perito dei giudici verrà discussa nel contraddittorio tra le parti nella prossima udienza del 4 marzo. 
[email protected]

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano. Arriva ogni giorno nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.

26 febbraio 2024 ( modifica il 26 febbraio 2024 | 17:01)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana