ATP Montecarlo, Berrettini: “Non mi sono adattato alle condizioni, mi ...

10 Apr 2024
Berrettini oggi

Non è iniziato nel migliore dei modi il ritorno di Matteo Berrettini in Europa, subito sconfitto da Miomir Kecmanovic al Rolex Monte-Carlo Masters. Pochissimo tempo per adattarsi alle condizioni del Principato, come lui stesso spiega ai giornalisti italiani in una chiacchierata dai toni in ogni caso positivi in cui parla anche del lavoro tecnico con il coach Francisco Roig, dei programmi a breve termine e di stagione sull’erba.

D. Poche energie o una giornata storta?

“Non so bene, poi da fuori è sempre diverso. Ovviamente non ho recuperato come avrei dovuto, però la differenza più grande è stata adattarmi alle condizioni. Ci sono 25 gradi di differenza, l’altitudine [di Marrakech] si è fatta sentire… Fondamentalmente sentivo che non riuscivo a fare male con il mio gioco e quindi lui giocava meglio di me, era più solido. Insomma, non ho fatto in tempo ad adattarmi alle condizioni, ci ho provato in tutti i modi, fino all’ultimo punto. Mi dispiace tanto perché è un torneo a cui tengo particolarmente, però sono super-orgoglioso di quello che fatto la settimana scorsa. È uno sport così, non ti concede tempo. Ci tengo a ringraziare il torneo per la wild card, tutte le persone che sono venute, lo stadio era pieno e mi sarebbe piaciuto fare meglio, ma questo è oggi, lo devo accettare.”

D. Di cosa sei più orgoglioso in queste settimane dal rientro? Dal mio punto di vista, sono contento del fatto che a Phoenix sei stato in campo più di undici ore e, al di là della stanchezza legittima, il fisico ha risposto bene. A Marrakech, partita dura con Munar, partita dura in semifinale, in finale. È quello che ti rende più felice oppure…?

“Hai colto nel segno uno dei motivi per cui sono così orgoglioso del cammino che sto facendo, perché era tanto tempo che non giocavo tre quattro tornei di fila con così tante ore in campo, con questa fisicità. Anche la differenza tra Phoenix e Marrakech, a Phoenix ho finito la settimana molto più stanco, invece a Marrakech stavo bene. Qui non ho perso perché ero stanco fisicamente, ma perché non mi sono adattato alle condizioni. Questo mi fa guardare in maniera molto positiva al futuro. Non credo che molte persone avrebbero detto che sarei tornato così, non mi aspettavo subito un titolo. Non è facile, quindi siamo molto contenti come team, ci dispiace per oggi ma ci sono tantissime cose positive.”

Ubaldo Scanagatta, Ubitennis. Bravo per quello che hai detto e hai fatto, questo recupero. Oggi, quando sei entrato in campo, dentro di te che ti aspettavi? Sapevi che c’erano delle difficoltà, la superficie, poco allenamento. Pensavi di fare più fatica o meno fatica negli scambi, hai perso quasi sempre quelli più lunghi. Non so se perché arrivavi più tardi o eri spremuto dal palleggio. Lui comunque ha giocato benissimo, ho parlato con un giornalista serbo che ha detto di non averlo mai visto giocare così bene sulla terra battuta.

“Sono entrato in campo pensando che era bellissimo essere sul Centrale qui a Monte Carlo dove mi alleno tutto l’anno, quindi con tantissima gioia. Poi, allo stesso tempo, sapevo che ci sarebbero state tante difficoltà perché sono arrivato ieri nel tardo pomeriggio, mi sono allenato un’oretta. Questa mattina mi sono scaldato dieci minuti con Lorenzo Sonego perché sotto l’acqua e questo è il mio adattamento a Monte Carlo. E venendo da 38 gradi e 500 metri di altezza l’ho sentita. Sapevo che sarebbe stato un match veramente molto difficile. Ho provato a inventarmi qualcosa, ad andare un po’ più a rete. Ho provato a fare tutto quello che potevo, però non ci sono riuscito. Non credo sia stata una questione di scambi lunghi, a un certo punto ho urlato al box, ‘mi sento di giocare su Marte’, come se stessi su un altro pianeta.”

D. Ci puoi parlare del lavoro con Roig? La differenza rispetto a Vincenzo Santopadre con cui sei stato tanti anni, su cosa state lavorando.

“Su tantissime cose, per fortuna, perché vuol dire che c’è ancora margine per migliorare. È molto difficile paragonare due allenatori con dei background così diversi. Però sono simili caratterialmente, sono molto simpatici, mi fanno stare bene, non sono troppo dei generali di ferro. Perché sono molto generale io con me stesso. Però stiamo lavorando molto dal punto di vista tecnico – non mi piace molto questa parola –, sullo stare alti e ampi e alcune persone si sono accorte che ho cambiato delle cose. I gesti tecnici sono un po’ più ampi, meno stretti. Ho guadagnato molta profondità con il rovescio. Stiamo lavorando molto sul giocare lungo, sul mettere peso e cercare di essere più aggressivi possibile ma essendo elastici. Insomma, ci sono tante cose, è stato un cambiamento abbastanza drastico, però sta andando bene e sono molto contento del lavoro con Roig.”

D. È arrivata la notizia della wild card a Roma. Dopo Marrakech ti sei detto, guardo, un passo alla volta, non è il caso di fare il passo più lungo della gamba, però la stagione su erba, per te… adesso mi dirai che prima ci sono i tornei sulla terra ed è vero, però un Berrettini ritrovato che arriva sull’erba, auguri agli altri.

“Non è che ti dico di no perché non sia vero, penso ancora che il mio tennis su erba sia di alto livello, ma forse per scaramanzia non devo pensare troppo al futuro perché, quando l’ho fatto, sono successe cose brutte. Non ho mai nascosto che Wimbledon è uno dei miei tornei preferiti e anche l’anno scorso ho dimostrato che lì riesco a trovare un’energia e degli stimoli diversi. Penso però veramente alla terra perché sono due anni che non ci gioco. Giocare a Roma,a Madrid, sono obiettivi molto importanti, per poi arrivare e giocare sull’erba.”

Ubaldo Scanagatta, Ubitennis. Hai accennato al programma: cosa pensi di fare se tutto va bene? Quali tornei?

“Sicuramente Madrid e Roma. E devo parlarne con il mio team dopo che finiamo qua [ride], quindi a breve decideremo cosa fare nelle prossime settimane. Andiamo un passo alla volta perché nessuno si aspettava che vincessi Marrakech, vediamo che succede.”

D. Non hai una wild card per Monaco di Baviera?

“Uhm, non so. Lo sanno Francisco e gli altri.”

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