Quanto costa allo Stato tagliare il canone RAI
Nella mattinata di mercoledì 27 novembre la Commissione Bilancio del Senato ha bocciato un emendamento al decreto “Fiscale” presentato dalla Lega per rinnovare anche al prossimo anno il taglio del canone RAI. Solo per quest’anno, infatti, il governo ha ridotto il canone da 90 a 70 euro, ma il taglio non è stato rinnovato per il 2025 con il nuovo disegno di legge di Bilancio, ora all’esame della Camera, nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
Sebbene i partiti che sostengono il governo Meloni abbiano la maggioranza dei voti in Commissione Bilancio del Senato, il rinnovo del taglio del canone non è stato approvato perché Forza Italia ha votato contro, insieme ai partiti all’opposizione. Il giorno prima il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri aveva confermato al Corriere della Sera la contrarietà del suo partito a ridurre il canone della RAI, giustificando questa posizione con ragioni economiche. «La riduzione del canone di 20 euro l’anno vuol dire 1,66 euro al mese: credo che nessun cittadino percepirà un beneficio da una riduzione del genere. Bisogna invece far bene i calcoli», ha dichiarato Gasparri. «L’anno scorso per garantire il funzionamento della Rai e compensare quei 20 euro sono stati dati all’azienda oltre 400 milioni. Soldi sottratti alla finanza pubblica che il cittadino paga con le tasse. Praticamente si sposta la spesa da una tasca all’altra».
Al di là della legittime posizioni politiche che si possono avere sul taglio del canone della RAI, i numeri citati dall’esponente di Forza Italia sono corretti. La legge di Bilancio per il 2024 ha ridotto da 90 a 70 euro il canone della RAI, che deve essere pagato con la bolletta dell’energia elettrica da chiunque detiene uno o più apparecchi che permettono di ricevere il segnale televisivo. Nel 2022 lo Stato ha incassato poco meno di due miliardi di euro dal canone, all’epoca ancora di 90 euro: il taglio introdotto nel 2024 ha causato così una perdita di circa 430 milioni di euro.
La stessa legge di Bilancio per il 2024, però, ha dato alla RAI proprio 430 milioni di euro con l’obiettivo generico di migliorare «la qualità del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale», per ammodernare le piattaforme con cui la RAI distruibisce i suoi contenuti e per la «realizzazione delle produzioni interne». In altre parole, quest’anno il canone della RAI è costato meno, ma il governo ha comunque compensato la RAI con una cifra pari a quella perduta con il taglio del canone. La proposta di introdurre una compensazione di 430 milioni di euro anche per il prossimo anno era contenuta [1] nell’emendamento proposto dalla Lega, bocciato dalla Commissione Bilancio del Senato.
In teoria il governo potrebbe tagliare ancora il canone senza dare soldi alla RAI, che però dovrebbe trovare fonti di finanziamento alternative per colmare le perdite. Nel bilancio della RAI del 2023 si legge che lo scorso anno la società ha incassato dal canone oltre 1,8 miliardi di euro, giratigli dallo Stato (i rimanenti 110 milioni di euro raccolti con il canone sono andati al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione). I ricavi pubblicitari della RAI ammontano invece a circa 530 milioni di euro. In questi giorni si è discusso della possibilità che la RAI possa aumentare proprio i ricavi raccolti dalla pubblicità, e compensare così eventuali perdite da un nuovo taglio del canone. Secondo vari commentatori politici, questo danneggerebbe le reti televisive di Mediaset, visto che aumenterebbe la concorrenza con la RAI per raccogliere i soldi di chi vuole spendere in pubblicità. Mediaset è di proprietà della famiglia di Silvio Berlusconi, ossia del fondatore di Forza Italia, morto l’anno scorso. Questo spiegherebbe l’opposizione del partito a un nuovo taglio del canone, perlomeno senza una compensazione economica alla RAI.
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[1] Emendamento 1.2.