Lama Michel Rinpoche ospite da Fabio Volo: "C'è una chiave per ...

9 ore ago

Se c’è qualcosa che riteniamo importante fare, facciamola. Se no la vita passa.

È solo uno dei tanti messaggi che escono dalle riflessioni di Lama Michel Rinpoche al Volo del Mattino, il programma di Radio DEEJAY condotto da Fabio Volo in onda ogni mattina feriale dalle 9 alle 10.

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Foto RADIO DEEJAY

Il monaco e maestro buddhista tocca diversi temi nella sua presenza da ospite negli studi di Via Massena. Clicca il podcast qui sotto per ascoltare l’intervento completo a Radio DEEJAY.

Lama Michel Rinpoche al Volo del Mattino: "Abbiamo bisogno del silenzio dei pensieri per elaborare le emozioni"Lama Michel Rinpoche: "Ognuno di noi può far parte o del problema o della soluzione"

Le riflessioni di Lama Michel Rinpoche partono dall’attualità:

Io credo che vedendo quello che succede non stiamo vivendo in un bel momento. Da un lato viviamo in una realtà ciclica. Di tempo in tempo ci sono state le guerre, poi le cose migliorano, poi peggiorano. Noi viviamo in un’epoca dove c’è troppa superficialità. Storicamente, diverse volte quando ci sono stati momenti con una ricchezza che portava più superficialità, portava anche ai conflitti.

Di fronte a una situazione mondiale complicata, l’atteggiamento del monaco è di scegliere la propria strada con coerenza:

Mi sono detto: “Io non posso risolvere nulla. Non tocca a me, anche perché non posso risolvere le guerre, i problemi ambientali”. C’è anche un problema grande di salute mentale. Però posso far parte della soluzione, non del problema. Ognuno di noi può far parte o del problema o della soluzione. E bisogna essere coerenti. Per esempio, se sono contro la guerra non posso fisicamente evitare che ci sia la guerra, ma posso evitare di essere violento a casa mia. L’energia va messa con la luce: con il buio contro il buio non risolvi niente.

Lama Michel Rinpoche: "La sofferenza mentale va verso il passato e il futuro, che non ci sono"

Il primo passo da compiere, secondo Lama Michel Rinpoche, è essere più consapevoli di sé:

Dobbiamo cominciare con un po’ di consapevolezza, che fa un grande passo. Anche solo con un semplice fatto: osservare e vedere che abbiamo molta più sofferenza mentale che fisica. La sofferenza mentale va prevalentemente verso il passato e il futuro, che non ci sono.

L’approccio nei confronti del tempo, spesso, è sbagliato:

Noi viviamo il passato come qualcosa di molto solido e il futuro come una sorta di fantasma molto reale da affrontare. Passiamo gran parte del tempo a pensare a queste cose. Il vero problema è che quando noi pensiamo a un problema futuro, il nostro sistema fisico e mentale reagisce come se fossimo di fronte a un pericolo: si alza il cortisolo, lo stress e cose così. Quando rimaniamo male per qualcosa del passato bisogna ricordarci che è memoria emozionale, non è qualcosa che sta accadendo adesso.

Anche il futuro, quindi, va vissuto con un altro approccio:

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Foto RADIO DEEJAY

Un’altra cosa è capire che il futuro non è altro che nella nostra mente. Poi bisogna iniziare a respirare con un po’ di consapevolezza, lo possiamo fare tutti. Cominciare a osservare quello che c’è nel presente, sentire la sensazione dell’acqua sul corpo quando si fa la doccia. Già questo fa un’enorme differenza.

Lama Michel Rinpoche sul senso di colpa: "La chiave è accogliere sé stessi"

Un altro dei temi toccati nell’intervista con Fabio Volo è quello del senso di colpa. Lama Michel Rinpoche spiega:

La chiave è prima di tutto saper accogliere sé stessi. È come quando qualcuno viene da te e ti dice “Tu non dovresti essere così”. La risposta è “Se io sono è perché sono. La mia vita mi ha portato a essere quello che sono”. Non vuol dire che sono perfetto, ma che le scelte che ho fatto, le azioni che ho fatto, e anche quello che sono è il risultato di tutte le interazioni avute fino ad oggi. Devo accettarmi per quello che sono e direzionarmi per quello che voglio essere. Il punto principale è che dobbiamo smetterla di colpevolizzare, sia il mondo sia noi stessi.

In questo processo di accogliere sé stessi, ci si può aiutare con una domanda:

La domanda che ci dobbiamo porre è “Io che anziano devo essere?”. Ci sono due stereotipi: l’anziano rompiscatole, che si lamenta sempre, nervoso, poi c’è quello saggio, equilibrato, gioioso, che ha già visto di tutto nella vita e non ha più tabù. Io voglio essere questo qui. Ma se voglio essere questo anziano, devo vivere oggi per diventarlo.

La riflessione sul senso di colpa si lega strettamente al tema della felicità:

È normale che nella vita ci si debba adattare, avere dei compromessi. Ma devo uscire dall’idea che la mia felicità vuol dire che io devo avere quello che voglio, quando lo voglio, come lo voglio. Se succede così, entro in quella spirale per cui quando faccio qualcosa per l’altro è un sacrificio, quando lo faccio per me c’è il senso di colpa. Invece dobbiamo andare oltre questo e capire che per poter offrire all’altro devo prima di tutto stare bene con me stesso.

Lama Michel Rinpoche sulla sofferenza: "Non bisogna mettersi il peso di risolvere i problemi degli altri"

Non può mancare quindi una riflessione sul ruolo dell’altro e sulla sofferenza degli altri:

Viviamo in una realtà molto duale, dove c’è l’io e c’è l’altro. E c’è l’aspetto che se qualcuno sta male devo fare qualcosa per l’altro. Che è giusto, ma perché io devo stare bene affinché io possa fare qualcosa per l’altro. Se c’è tanta sofferenza nel mondo e io voglio che non ci sia, io devo stare bene per poter portare gioia. Quindi bisogna lavorare su di sé, sulla gioia.

Ma qual è il modo migliore per interagire con qualcuno che soffre? Lama Michel Rinpoche risponde:

Allo stesso tempo bisogna permettersi di vedere l’altro, di stare bene con l’altro senza mettersi il peso di dover risolvere il problema dell’altro. Spesso succede che abbiamo vicino a noi qualcuno che soffre e non ci piace, non vogliamo che quella persona soffra, ma non riuscendo a risolvere il problema entriamo in uno stato d’impotenza e piuttosto che rimanerci guardiamo da un’altra parte. Dobbiamo capire che non possiamo risolvere la sofferenza, ma possiamo interagirci e offrire il meglio che posso dare.

"I social hanno la dinamica della droga ma non lo sappiamo perché siamo tutti drogati"

Infine, non poteva mancare qualche considerazione sulla felicità di oggi e sull’utilizzo dei social network:

Viviamo in un’epoca in cui abbiamo proiettato la felicità sulla dopamina, sul piacere immediato. La natura della dopamina è che più alto è il picco, più è profonda la caduta. Più forte è il piacere più sento il vuoto dopo e devo cercare di riempirlo. La realtà è che alla maggioranza di noi non importa nulla di quello che vediamo nei social, vogliamo solo riempire quella sensazione di vuoto.

La soluzione, per Lama Michel Rinpoche, è tornare ad ascoltare le nostre emozioni:

Abbiamo bisogno del silenzio dei pensieri per poter elaborare le emozioni. Quando non creiamo i momenti di vuoto in cui davvero non facciamo niente e c’è silenzio interno, le nostre emozioni non possono decantare ed essere elaborate, quindi proiettiamo una cosa sull’altra. Bisogna cercare di diminuire le informazioni inutili. La prima cosa di cui abbiamo bisogno è poter andare nella natura, poter uscire dalla dinamica. La noia è importante, quando trascendi la noia nasce la creatività. La dinamica chimica dei social è quella della droga. Solo che non ne abbiamo la consapevolezza, perché siamo tutti dei drogati.

Parole su cui riflettere ogni giorno, davanti al nostro smartphone nei momenti di riposo.

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