Filippo Turetta come Antonio De Marco, una riflessione “triste” sulla ...
Sono passati mesi, ma nessuno ha dimenticato il volto sorridente di Giulia Cecchettin, uccisa ad un passo dalla laurea in Ingegneria biomedica, un momento importante della sua vita che la 22enne non ha festeggiato perché il suo ex fidanzato, Filippo Turetta le ha tolto la vita. Un omicidio che ha sconvolto l’Italia e che continua a indignare dopo che il verbale dell’interrogatorio ha ricordato i dettagli di quella notte di metà novembre quando, ha riaccompagnato a casa Giulia dopo il Centro Commerciale.
Turetta pensava di convincere Giulia a ricucire quel rapporto interrotto da tempo. Le aveva anche fatto dei regali come il libro “I mostri si lavano i denti” ritrovato nel bosco dove il ragazzo aveva abbandonato il corpo, prima di fuggire per la Germania, ma la ragazza li aveva rifiutati: «Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo. Ho urlato che non era giusto. Che avevo bisogno di lei. Che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina gridando, sei matto vaffanc… lasciami in pace».
Giulia aveva ripreso in mano le redini della sua vita. Dopo la pergamena sarebbe partita per realizzare il suo sogno, quello di diventare una illustratrice di libri per bambini, ma quella felicità Filippo non riusciva ad accettarla. Inutile raccontare gli ultimi momenti di vita della studentessa che ha cercato di chiedere “aiuto”, di convincere Filippo a lasciarla andare, di ‘fuggire’ come ripreso dalla telecamera di una nota ditta, di proteggersi dai colpi che non le hanno lasciato scampo. Turetta, nell’interrogatorio davanti al Pubblico Ministero, racconta come ha «nascosto» il corpo della sua ex fidanzata nel bosco di Barcis, lontano da occhi indiscreti.
Lo studente ha cercato di respingere l’accusa di premeditazione che potrebbe costargli l’ergastolo, ma nel suo telefono è stata trovata una lista che non lascerebbe dubbi su quali fossero le sue intenzioni.
«Fare il pieno, controllare sportelli, ferramenta, lacci di scarpe, calzini, sacchetti immondizia, nastro adesivo, legare sopra caviglie e sopra ginocchia, spugna bagnata in bocca, coltello». È un elenco che di cose da fare.
«I coltelli – dice al Pubblico Ministero di Venezia Andrea Petroni – li avevo presi dalla cucina di casa mia, li avevo messi in macchina perché avevo avuto pensieri suicidi». «I vestiti sporchi di sangue li ho cambiati con altri che avevo in macchina perché in auto ho sempre un cambio, coperte, qualcosa da mangiare e da bere».
Non solo. Ha aggiornato con le spunte verdi la sua lista fino a quattro ore prima di incontrare Giulia. Ultimo aggiornamento: il «Coltello»: fatto.
La lista, proprio come quella che ha incastrato Antonio De Marco, lo studente di scienze infermieristiche che ha tolto la vita a Daniele De Santis e Eleonora Manta, uccisi a coltellate con violenza perché erano felici. «Torturare, uccidere, ripulire con acqua bollente e candeggina». Una sequenza agghiacciante che non ha messo in pratica, non del tutto, il giorno il cui l’arbitro e la fidanzata avevano cominciato la loro vita insieme, una convivenza in quella casa in via Montello diventata teatro dell’orrore. «Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppo felici e per questo mi è montata la rabbia». Una confessione atroce come il gesto che ha commesso.
Giulia, Eleonora, Daniele… sono storie diverse, tristi e dolorose, ma… c’è un ma ed è una riflessione sulla felicità.
Sorrisi smaglianti, risate contagiose, racconti di successi e traguardi raggiunti: la felicità degli anni irrompe spesso nelle nostre vite come un raggio di sole in una giornata grigia. Eppure, non sempre suscita in noi la gioia che ci si aspetterebbe. A volte, può persino scatenare sentimenti negativi come fastidio, invidia o addirittura rabbia. Ma l’omicidio, la crudeltà… questa è un’altra storia. De Marco ha rinunciato alla Cassazione, ha deciso che era giusto quel fine pena mai. Per Turetta sarà la giustizia a decidere…
Cosa scatena negli altri la nostra felicità? Cosa provoca in chi ci circonda la decisione di prenderci in mano la nostra vita e farne il nostro viaggio e non quello che altri avrebbero immaginato per noi? Da dove ha avuto inizio la valanga di ferocia che si è abbattuta sulle vite inermi di chi come Giulia, Eleonora e Daniele voleva soltanto essere felice? Quale è stato il primo sassolino che ha generato lo smottamento? Sì potesse tornare indietro…quanto dolore si eliminerebbe. Ma indietro non si torno e la pozza di lacrime è un mare che non si asciuga.