Francamente: «Nemmeno X Factor è pronto è pronto per dare ...
Francamente sarà in piazza Plebiscito. Ma non sul palco di X Factor. Non per cantare. Lei non è tra le finaliste. Non ce l'ha fatta ma vuole comunque esserci e fare il tifo per i suoi amici. Perché tali sono diventati. A La Repubblica non si rimangia nessuna parola. Quelle che hanno fatto rumore per intendercvi: «Non avere due ragazze in finale è un’occasione persa». «Sapevo - racconta al collega Carmine Saviano - che quelle parole avrebbero potuto avere un impatto sul televoto. Ma era più importante dirle». Insomma «il pensiero che ci fosse un problema di quote è sempre stato presente all’interno del loft e condiviso tra noi. Tutti ci chiedevamo perché ci fossero così poche ragazze».
X FactorPer lei il problema si chiama il gender gap. «Solo che X Factor non è un luogo di lavoro ma un programma televisivo guardato da centinaia di migliaia di persone: meno donne vedo fare una cosa meno penserò di poterla fare».
E lo stesso problema, per Francamente, è anche in giuria con tre uomini e la sola Paola Iezzi a rappresentare le donne. Per questo, «purtroppo noi abbiamo bisogno delle quote rosa. E di rappresentanza. Sembra che nella musica le donne possano essere solo groupie o interpreti e non c’è niente di male a esserlo. Ma dove sono le cantautrici?».
Gli esordiFrancamente ha cominciato a suonare il «violino a otto anni. Un gruppo hard rock durante l’adolescenza. E poi lezioni di canto, a un certo punto anche lirico, mi ero messa in testa di diventare la nuova Madama Butterfly. Ovviamente al conservatorio non sono stata ammessa. In quell’estate ho letto un libro fondamentale: La banalità del male di Hannah Arendt. Ho deciso che avrei fatto anche quello: la politologa».