G7 e contro G7 | ISPI

19 Mag 2023

Il G7 che si riunirà nel fine settimana non poteva scegliere sede più evocativa: Hiroshima, epicentro della bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti sul finire della Seconda guerra mondiale, fornisce un promemoria dei rischi di una guerra nucleare, alla luce dei conflitti presenti e, potenzialmente, futuri. Il vertice dei leader delle sette economie più avanzate (Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Giappone, Italia, Canada e Germania) prevede un’agenda ampia che va dalla guerra in Ucraina alle relazioni sempre più complesse con la Cina. Se sul primo punto c’è accordo sostanziale – osserva Politico – “è sul secondo che l’alleanza rischia di spaccarsi”. Eppure, è nelle intenzioni del premer giapponese, presidente di turno del G7, promuovere il concetto di “indissolubilità” della sicurezza dell’Europa e dell’Indo-Pacifico. in questo senso va letto l’invito a partecipare al ‘G7 allargato’ inviato ad attori regionali chiave quali India, Australia, Corea del Sud e membri dell’Asean, ma anche a Ucraina, Vietnam, Indonesia, Isole Cook e Comore. Tra gli obiettivi del G7 di quest’anno c’è infatti quello di rilanciare l’azione della coalizione occidentale nel cosiddetto ‘Global South’ sempre più attratto nella sfera dell’influenza russo-cinese in funzione anti-occidentale.

Un nodo di nome Taiwan?

Al tavolo dei 7 riuniti nella città natale del premier Fumio Kishida, il principale tra i punti di tensione con Pechino ha un nome: Taiwan. L’isola autonoma che Pechino rivendica come propria fornisce la maggior parte dei chip essenziali per le industrie della tecnologia e della difesa a livello globale ed è per questo al centro delle tensioni tra le due sponde del Pacifico. Se attaccata dai cinesi, potrebbe scatenare un conflitto tra superpotenze capace distruggere l’economia globale. Da tempo Washington insiste che Taiwan sia una ‘linea rossa’ ma non tutti i governi europei sono convinti che sia una priorità. Il presidente francese Emmanuel Macron ha ripetutamente invitato la Nato a concentrarsi solo sul quadrante euro-atlantico, lasciando intendere che l’Asia (e la Cina) non sono ‘coperte’ geograficamente dal Patto Atlantico. E di recente ha sollevato numerose polemiche un’intervista a Politico in cui il presidente francese ha sostenuto che la sicurezza di Taiwan non rientra nelle priorità europee e l’UE non dovrebbe “seguire pedissequamente l’esempio” dell’America. Il summit non è ancora iniziato e già dalla Cina sono arrivate le prime reazioni: “Basta giocare col fuoco su Taiwan”, ha avvertito il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin chiedendo uno “stop alle connivenze e al sostegno alle forze di indipendenza”.

Asse Mosca-Pechino?

Altro tema sotto osservazione nell’incontro di Hiroshima saranno i rapporti tra Mosca e Pechino. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la Cina non ha mai formalmente condannato il Cremlino. E se le autorità cinesi non si sono mai spinte fino ad armare apertamente Mosca, è altrettanto vero che il presidente Xi Jinping ha più volte definito quella con Mosca una partnership “incrollabile”. Di recente, tuttavia, e dopo reiterate pressioni occidentali, Pechino ha avanzato una proposta di mediazione in 12 punti. Nelle ore in cui il G7 si riunisce in Giappone, è ancora in corso in Ucraina la missione diplomatica dell’inviato cinese Li Hui. Dopo aver incontrato Zelensky, il funzionario volerà a Mosca per parlare con Putin e quindi proseguirà la sua missione anche in Polonia, Francia e Germania, per sondare il terreno circa eventuali possibilità di negoziati che però al momento Kiev respinge con decisione. Funzionari giapponesi hanno confermato inoltre che i leader discuteranno l’ipotesi di sanzionare i paesi che aggirano le restrizioni commerciali occidentali sulla Russia. Al centro dell’attenzione ci sarebbero aziende cinesi scoperte a vendere componenti dual-use alla Russia. C’è la possibilità che alla fine del vertice vengano poste le basi per un meccanismo “anti coercizione economica” ovvero l’uso da parte della Cina del suo potere economico per opprimere le economie più piccole che agiscono contro i suoi interessi politici.

Quasi in concomitanza con Hiroshima, nel sud-est della Cina, a Xi’an, capoluogo dello Shaanxi, punto di partenza dell’antica Via della Seta, si tiene un vertice che sembra essere la risposta di Pechino al G7. Mentre in Giappone le delegazioni arrivano alla spicciolata, il presidente cinese Xi Jinping ospita il primo vertice con i leader di cinque ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan), regione storicamente sotto l’influenza russa e sotto pressione dopo l’invasione di Mosca ai danni dell’Ucraina. L’iniziativa vuole consolidare l’influenza di Pechino e inaugurare una “nuova era di cooperazione” tra la Cina e l’Asia centrale. L’occasione consente a Xi di sfuggire alla manovra di accerchiamento da parte degli alleati di Washington riuniti appena dietro casa, e al contempo gli permette di concentrarsi su una regione cruciale per le sue ambizioni geopolitiche. “Pechino sta cercando di moltiplicare questi raggruppamenti e piattaforme in cui la Cina è il punto centrale, non l’Occidente”, osserva Raffaello Pantucci, analista della S. Rajaratnam School of International Studies di Singapore. “Fa parte della narrativa più ampia che la Cina sta promuovendo, ovvero che c’è un altro ordine mondiale là fuori”.

Il commento

di Matteo Villa, Senior Fellow ISPI data Lab

“Quest’anno il G7 “indopacifico” ha una sfida direttamente davanti a sé. E no, non si tratta solo di Ucraina (dove i leader continueranno a professare il loro impegno “fino al ritiro russo”) o della crescita della minaccia cinese, ma di qualcosa che tiene insieme entrambe le questioni, e molto di più.

Tra due settimane a Cape Town i leader dei BRICS si incontreranno, e lo faranno anche per decidere se ammettere 13 (o forse 19) altri Paesi al summit. Un summit che diventerebbe così una sorta di “G20 del Sud globale”, cristallizzando le sempre più ampie divisioni tra il “West” e il “Rest”.Non che questo “Rest” sia poi così unito. Ma governare un mondo frammentato si sta facendo, purtroppo, sempre più difficile”.

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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