Gianna Nannini: «La morte è obbligatoria, l'età facoltativa. Ho 41 ...

25 Mar 2024

Questo articolo su Gianna Nannini è pubblicata sul numero 14 di Vanity Fair in edicola fino al 3 aprile 2024.

Gianna Nannini - Figure 1
Foto Vanity Fair.it

Di che vogliamo parlare? Non sono mica tanto brava nelle risposte», dice Gianna Nannini. Tergiversa, è un po’ agitata ma anche divertita, mi fa ascoltare Hold The Moon, versione inglese di Sei nell’anima, parlando di una delle contestazioni della figlia Penelope, 13 anni – «dice che sono stonata se canto in inglese» – che in questo momento è a scuola. Nello studio milanese dove ci incontriamo però non siamo sole: c’è Kurt Cobain in formato statuetta, accanto una foto di lei a tavola con sua mamma e Penelope, piccolina. Un pianoforte spunta dalla cucina, Janis Joplin è pronta a partire nel juke box, e su di noi troneggia la gigantografia di un suo ritratto, da ragazza.

La solitudine che ha provato da bambina e il dolore che ha attraversato a trent’anni, invece, non ci sono più. Fanno parte della prima parte della sua vita. Nella seconda, Gianna Nannini è diventata un’icona. Quando mi accoglie senza occhiali, con poco trucco, una T-shirt a righe, ci sono solo i pantaloni di pelle nera a rassicurare il mondo che sì, siamo di fronte a una leggenda del rock italiano. Ha appena pubblicato il suo ventesimo album, Sei nel l’anima, che nasce da un desiderio. «Dopo aver registrato il precedente a Nashville, volevo fare un disco di cover con le grandi hit americane di origine soul, ma in italiano e con la mia voce», spiega. «Dovevo quindi chiedere i diritti di Bob Dylan, Etta James, Janis Joplin, e poiché dagli eredi spesso i diritti sono venduti a grosse società discografiche, vado a Los Angeles in questo palazzone a discutere con i proprietari. Ho spiegato il mio progetto ma nulla, a loro non fregava niente. Quindi mi sono detta: faccio un disco soul, d’anima, mio. Ed è nato Sei nell’anima, avevo già il titolo pronto». Un disco pieno di sorprese, che ti colpisce con Bang ma ti accarezza con Mi mancava una canzone che parlasse di te, chitarra e voce, a chiudere l’album. Si sente tutta la forza di Gianna Nannini, che, nel frattempo, sta per compiere settant’anni, il prossimo giugno. Ma se glielo chiedi ti corregge: «No, ne ho 41».

Come, 41?«Sono nata nel 1983, senza genere. E questo lo dico subito per evitare la solita domanda se amo le donne o gli uomini, ho già risposto, ho amato donne e uomini».

Nel 1983 stava registrando Puzzle, il disco che le ha dato il successo e che conteneva «questo amore è una camera a gas» di Fotoromanza…«Sì, c’è un prima e un dopo il 1983. Nel 1983 sono morta e poi nata di nuovo, e oggi quindi ho 41 anni».

Com’è stata la prima parte della sua vita?«Dolorosa. Ci sta dentro il rapporto conflittuale con mio padre, che sperava restassi a casa a lavorare nell’impresa dolciaria, poi la fuga a Milano e l’inizio nella musica, il successo in Germania. Mi chiedevano sempre di scrivere delle “hit”, ma non si scrivono a comando, infatti sono arrivate quando dovevano. Ma il problema è che questa pressione mi ha creato un tilt celebrale, e la “follia” è qualcosa di terribile perché non disponi più di te stesso, di un matto si approfittano tutti, cosa che mi è successa».

Che cosa pensa quando Sangiovanni dice che si ferma perché sta male?«È giovanissimo, è stressato, mi sembra una persona onesta che dice che non ce la fa più. A me è capitata una cosa diversa».

Spieghi.«Mi volevano sostituire con un’altra perché dicevano che non funzionavo più. Era previsto che a trent’anni non andassi più bene, ero vecchia per fare rock: mi avevano consigliato di abbassarmi l’età di un paio d’anni, per andare avanti altri due e finire Fotoromanza. La pressione del successo ti crea uno stato d’animo che ti sbarella, poi mi hanno dato qualche cosa, non so che cosa, e ho perso la conoscenza di me in quel momento. Non l’ho più raccontato perché ero un’altra».

Gianna Nannini on 07.03.1984 in München / Munich. (Photo by Fryderyk Gabowicz/picture alliance via Getty Images)picture alliance/Getty Images

«Follia» si può definire «depressione»?«No: io non ho risposto più di me per venti, trenta giorni, non sapevo più chi ero, una crisi che mi ha lasciato con la paura di ricaderci per un po’, poi sono morta e sono nata di nuovo».

Si trattava di droga?«No, in quella follia le droghe non c’entrano. Ero come due persone diverse nello stesso corpo: una se ne è andata per sempre in quel 1983. Non so neanche io come ne sono uscita. Ora voglio raccontare questa storia perché vorrei dire che non tutto mi è andato bene nella vita, è stata anche molto dura. Poi è andata molto meglio, oggi sto bene – a parte la caviglia che mi sono spaccata in montagna». Ride.

Prego?«Sì ero sul ghiaccio con mia figlia… Storia lunga. Ma sto bene, molto bene, dicevo, ora sono nell’anima».

Che cosa vuole dire «sono nell’anima»?«C’è chi discrimina le donne per la loro età, le esclude, invece bisogna avere rispetto. L’ageismo, tra le etichette, tutte fanno male, è quella più subdola: perché è violenta e silenziosa allo stesso tempo. La questione dell’età è interessante: c’è chi crede all’anagrafe, io credo all’anima. È il mio nuovo motto: la morte è obbligatoria, ma l’età è facoltativa. Io potrei essere anche del 1889, come anima, ma ho 41 anni. E non lo dico, sa, per tirarmi giù gli anni, perché voglio sembrare giovane, delle rughe me ne frego. Facevo prima a farmi il lifting, ma non lo faccio, mi sono fatta il “lifting interiore”. Per me è importante che le persone capiscano questo concetto. Se riesci a credere all’età che hai, tutto è più libero. È un fatto emotivo, l’anima: ognuno di noi emana una vibrazione, che resta per sempre, è eterna. A me succede quando canto».

SANREMO, ITALY - FEBRUARY 14: Gianna Nannini attends the closing night of 65th Festival di Sanremo 2015 at Teatro Ariston on February 14, 2015 in Sanremo, Italy. (Photo by Venturelli/Getty Images)Daniele Venturelli/Getty Images

Il tempo è bidimensionale, diceva Luciano De Crescenzo: si può vivere in lunghezza o in larghezza.«Sì, ha senso per me… Si possono anche avere 80 anni quando ne hai 20».

La sua anima è a posto, ma come vede il suo corpo oggi?«Bello. Nessuna paura di invecchiare».

Fa ancora tanto sport, cadute a parte?«Faccio snowboard e sono un triatleta: una volta all’anno faccio una gara e per il resto del tempo mi preparo. Mi dà tantissima energia e mi serve anche per il tour. Ora sto facendo fisioterapia per la caviglia, ma di solito mi alleno cinque giorni a settimana, il pilates è la base di tutto».

Ha detto: «Anni fa, se avevo qualche chilo in più non uscivo di casa».«È stata una fissazione, un tempo, il mio corpo doveva essere perfetto per il mio pubblico. Facevo tante diete prima dell’uscita del disco, ma il vino lo bevevo… Facendo una figlia sono ringiovanita. E ora ho 41 anni».

La sua voce è cambiata nel tempo?«A vent’anni era più pulita, non avevo ancora ingranato. Adesso è così perché, a furia di non sentire niente sul palco, a fare rock, coi monitor che non funzionavano, le corde vocali si sono ingrossate e ho scoperto con un medico che ho il sulcus, che è una specie di riga, che crea degli armonici. Io li ho “in bello”».

A sette anni ha deciso che avrebbe fatto la cantante: si ricorda quel momento?«Non so perché, ma lo desideravo tantissimo, e lo facevo di nascosto perché i miei non volevano. Dai 7 ai 14 ho imparato a suonare chitarra e piano, poi ho iniziato a scrivere le mie canzoni, mia zia mi portava clandestinamente a dei concorsi canori. Volevo incontrare il pubblico, avevo bisogno degli applausi, perché mi sentivo sola, avevo bisogno d’affetto. Giocavo molto con mio fratello Alessandro, ma in famiglia ci si sente soli, ognuno fa la sua cosa… La musica era il mio rifugio».

Gianna Nannini with vendor's tray (Photo by RDB/ullstein bild via Getty Images)ullstein bild Dtl./Getty Images

Cantava anche a scuola?«No, mi hanno buttato fuori dal coro! C’era questo maestro, maniaco sessuale che dopo ci aveva anche provato, che ci faceva cantare l’Inno di Mameli, ero brava ma a lui io e la mia compagna di banco, Maria Vittoria, non piacevamo, quindi ci chiamava “bobo7” e “bobo8”, in Toscana “bobo” è il lupo. Me lo ricordo come ieri, esco dalla scuola Giovanni Pascoli, mi appoggio sulla parete azzurra e penso: “Secondo me ho cantato proprio bene. Mi sembra con la mia voce di aiutare il coro, se vado via io manca qualcosa!”. È stato lì che ho preso coscienza della mia voce, dovevo cantare: non mi sono demoralizzata, mi ha dato una spinta a insistere. E non ho più smesso».

Che cosa cantava?«Fatti mandare dalla mamma di Morandi, davanti allo specchio, con un microfono finto di plastica».

Sua figlia Penelope ha lo stesso dono?«No, lei balla da dio ed è un’artista, dipinge benissimo. Ma cantare no. Adora Taylor Swift, conosce tutte le sue canzoni. Siamo state cinque anni a Londra quando è nata, ha imparato subito l’inglese, per lei l’italiano è una seconda lingua».

Gianna Nannini in March 1983 in Munich. (Photo by Fryderyk Gabowicz/picture alliance via Getty Images)picture alliance/Getty Images

Che sogno ha?«Se glielo chiedo dice che non lo sa. È un momento di cambiamento, è adolescente. E comunque per me può fare quel che vuole».

Che cosa spera per lei?«È sbagliato avere dei sogni sui figli, e anche delle speranze, perché sono solo la proiezioni di noi stessi. Bisogna guardare alle doti che hanno: per esempio Penelope è molto brava in matematica, io ero negata, e anche in informatica. Ti verrebbe da incoraggiarla, ma poi se la incoraggi lei non lo fa, per opposizione. Allora io, che non sono una mamma “stile Beethoven” – lo legavano alla sedia per suonare il pianoforte –, lascio stare».

La chiama mamma o le dà nomi strani?«“Mamma” e basta. Però mi dice che sono cringe, imbarazzante. Una parola che ha imparato a Milano. Poi me ne dice un’altra… quella con la “b”».

Boomer?«Sì, boomer, sono vecchia. L’ageismo ce l’ho in casa…». Ride.

Ha un rapporto di 40 anni con Carla…«È la persona che mi è stata vicino tutta la vita e quando è nata Penelope, nel 2010, ci siamo unite civilmente: era necessario che Carla la potesse adottare, cosa che è successa».

GIANNA NANNINI, italienische Rocksängerin, hier bei einem ARD TV Auftritt, 1979. (Photo by kpa/United Archives via Getty Images)United Archives/Getty Images

Il presidente della Corte costituzionale Barbera ha detto: «Serve una legge per tutelare i figli delle coppie dello stesso sesso». Come saprà, da noi è diventato complicato il riconoscimento del legame parentale nelle famiglie con due madri o due padri. Che cosa ne pensa?«Che ha ragione Barbera: è una necessità in Italia, devono fare una legge. Gli altri Paesi hanno già accolto questa esigenza delle famiglie, perché da noi no? Anche questa è una questione di rispetto, di umanità. Sennò arrivo io a fare il presidente della Repubblica…».

Si era proposta al Quirinale già nel 2022. Voleva entrare in politica?«Si incoraggiava una scelta al femminile, e io ci tenevo, non l’ho detto per fare una boutade. È uscita così, d’istinto, in quel video sui social, e non credevo che diventasse così virale… Però, a quel punto, mi sarei presa la responsabilità. Non mi hanno votato, ma ci riprovo alla prossima».

"Italian songwriters Gianna Nannini and Jovanotti pose together against a white wall; the two artists have recently collaborated to the song ""Radio Baccano"" in Nannini's album ""X forza e X amore"" on May 1993 in Italy. (Photo by Angelo Deligio\Mondadori via Getty Images)"Mondadori Portfolio/Getty Images

SANREMO, ITALY - FEBRUARY 09: Rose Villain and Gianna Nannini attend the 74th Sanremo Music Festival 2024 at Teatro Ariston on February 09, 2024 in Sanremo, Italy. (Photo by Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/Getty Images )Daniele Venturelli/Getty Images

milano 19900607 diego armando maradona con gianna nannini ed edoardo bennato- ansaANSA

Che cosa avrebbe fatto da presidente della Repubblica?«Mi sarei battuta per il disarmo totale: basta produrre armi, io sono di quel partito, chi lo vuole fare con me? Nessun governo, di destra o di sinistra, è meglio: tutti rispondono a degli interessi più grandi, internazionali, e continuiamo a fare guerre. Costruiamo sempre più muri, bombe sempre più potenti, un’escalation di difesa e aggressione, una spirale infinita. Siamo tutti vittime e carnefici».

Nel 2003 lei è andata a vedere da vicino l’invasione dell’Iraq.«La violenza è devastante, era tutto distrutto. Per me era inaccettabile che il mio Paese portasse armi e partecipasse al business degli appalti per la ricostruzione del Paese, dovevo andare a vedere con i miei occhi».

Quanto è disillusa sul futuro?«No, io ho sempre speranza. Per esempio in Costa Rica non c’è l’esercito con le armi da 75 anni, sono più liberi di noi».

Che cos’è per lei la libertà?«Rispetto degli altri. Abbiamo senz’altro opinioni diverse, su tutto. Ma ognuno può avere la sua».

Quando non si è sentita libera?«Durante la mia infanzia, sicuro, e infatti me ne sono andata, e ho lasciato anche i soldi e il sostegno della mia famiglia. Poi durante la follia, in cui ero prigioniera di questo “qualcuno” che mi tormentava».

Non è mai stata dipendente da niente e da nessuno?«Volevo farcela da sola, a tutti i costi. Un principio assoluto per me, anche nell’arte sono indipendente. Anche le sostanze non mi hanno mai interessato. Ho sperimentato tutto, a parte le droghe pesanti, ma a un certo punto mi sono detta: “ma perché lo sto facendo?” e ho smesso».

A 40 anni, già famosa, si è laureata: perché?«Avevo fatto Lettere e Filosofia, mi mancava un esame, Storia, che non mi piaceva e non volevo dare. Così poi l’ho ripreso facendo una tesi sul folklore, come il corpo e la performance influenzano il canto nelle culture popolari, dai Sufi a Janis Joplin. Mi serviva anche per capire perché io andavo fuori tempo, per cantare meglio. Il rock mi aveva dato un ordine in quattro quarti, ma io avevo un tempo libero, e dovevo trovare il mio groove, la mia onda».

C’era ancora suo padre?«Sì, ho fatto una festa, ho ballato con lui, perché a 18 anni non lo avevamo fatto, non c’ero. Questa cosa gli dava una soddisfazione enorme: eravamo gli unici due “dottori” della famiglia. Poco prima di morire mi ha anche detto che avevo fatto bene a fare di testa mia, a seguire la mia passione».

Questa cosa l’ha pacificata con lui?«Molto. Ci amavamo lo stesso, eh? Io ero molto brava in azienda e lui, che aveva un po’ di problemi, sperava in me. Ma io ero una furia e lui non è riuscito a tenermi in casa, quindi abbiamo avuto molti attriti, poi quando ce l’ho fatta il mio babbo lo amavo».

Oggi pensa spesso ai suoi genitori?«Sono sempre collegata, la morte dei genitori è una cosa che ti fa male sempre, e poi pensi che la prossima sei te. Ci parlo, e ogni tanto chiedo aiuto».

Glielo danno?«Secondo me sì. Mi succede, a volte, di cogliere dei segni. Succede quando guardo le nuvole, vedere una certa forma, e sentire dentro di me un collegamento dell’anima».

Ha 70 anni all’anagrafe: quanti anni vorrebbe vivere ancora?«E che ne so? Sono già morta».

Die italienische Rockröhre Gianna Nannini begeistert die rund 75.000 Fans auf dem Festival Rock am Ring am 26.05.1985. (Photo by Martin Athenstädt/picture alliance via Getty Images)picture alliance/Getty Images

Foto Cover Max CardelliFoto David bailey, Steven Sebring, Richard Phibbs

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