«Sei nell'anima»: Gianna Nannini a ruota libera in un film Discese e ...

12 giorni ago
Gianna Nannini

Arriva il 2 maggio su Netflix il lungometraggio di Cinzia Th Torrini tratto dall'autobiografia della rocker che lo ha anche sceneggiato. Con Letizia Toni

Che avrebbe fatto la cantante, anzi la rockstar, Gianna Nannini lo ha deciso a 7 anni, alle prove dell’Inno di Mameli. «Il giorno in cui mi cacciarono dal coro». Troppo anarchica, troppo fuori sincrono in ogni senso, la Gianna, deve aver pensato la maestra, non immaginando così di indicarle una strada: il padre la sognava tennista. «Mi sono resa conto solo vedendo il film — Sei nell’anima di Cinzia Th Torrini, prodotto da Indiana, in arrivo su Netflix dal 2 maggio, interpretato da Letizia Toni, ndr — quanto ci rimasi male. Lì per lì, invece, ho guardato il cielo e pensato: ma come? Mi sembrava di essere tanto brava. Peggio per loro. E mi sono fatta la promessa che avrei cantato».
Come già nell’autobiografia uscita nel 2016 (Cazzi miei, rieditata da Mondadori), nel film di Torrini — le due si conoscono da una vita — Nannini che lo ha sceneggiato con la regista, Cosimo calamini e Donatella Diamanti, si racconta senza reticenze. Gli amori, a cominciare dall’incontro appena arrivata a Milano da Siena con Carla (Selene Caramazza), diventata poi la compagna di una vita. Ma anche quello con il giovane fotografo che la paragonava a Janis Joplin. «Abbiamo avuto vite parallele, entrambe di provincia. Condivido il suo mantra: non compromettersi mai». Nessuna autocensura neanche sulla familiarità con la droga (ma nella scena in cui la giovane Gianna prova la cocaina già si capisce che, a differenza dell’amata Janis, sarà solo un esperimento). I conflitti in famiglia, le liti con il padre Danilo, industriale dolciario, inorridito di fronte alla copertina dell’album California con la statua della Libertà che impugna il vibratore a stelle e strisce. («Non voleva che cantassi, per lui era da poco di buono»). Ma il momento più commovente è l’ultimo saluto a lui, interpretato da Maurizio Lombardi. È il ritratto di un’artista unica, fuori da ogni schema, capace come pochi di colpire al cuore (Mara Maionchi, qui Andrea Delogu, lo capì per prima). Anche con testi aspri come quello di Morta per autoprocurato aborto, di folgorante attualità.
Il film ruota intorno al racconto di un altro giorno chiave. «Quello in cui sono nata davvero, nel 1983. A Colonia», spiega Nannini, 70 anni il prossimo 14 giugno. Era già conosciuta, più apprezzata in Germania che in Italia, grazie a America e California, lavorava all’album successivo, Latin Lover. Con la pressione dei discografici a caccia di una nuova hit. Troppo anche per lei: un crollo verticale, allucinazioni e attacchi psicotici e di panico. «Ho sperimentato la follia, la perdita del controllo, mi ero persa». Ma dopo quella crisi si ritrovò. «All’università avevo studiato psichiatria, erano gli anni di Basaglia, Laing. È stato un viaggio iniziatico, in altre dimensioni. Aver visto le tenebre mi ha portato molta luce. E, in effetti, dopo ho scritto tante hit». Fotoromanza, Profumo, Bello e impossibile, I Maschi. «I successi sono un miracolo, una magia che non arriva a comando».
Non un miracolo ma una bella realtà aver trovato l’interprete adatta: Letizia Toni, scovata da Torrini dopo una ricerca infinita. Una storia, quella di Nannini, che può essere un monito per tanti ragazzi, dice l’attrice pistoiese. «Il suo crollo è stata una frattura dovuta alle pressioni del sistema discografico che impone canoni e stereotipi». Che a Gianna stavano stretti già a 7 anni.

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