Consulta, lo sfogo in chat di Meloni agita FdI. Nel partito scatta la ...

3 ore ago
Giorgia Meloni chat

Il centrodestra servono almeno 3 voti per provare a centrare, dopo vari tentativi falliti, la nomina di un giudice della Corte costituzionale (che manca ormai da mesi). Giorgia Meloni ha bisogno di un uomo di fiducia nelle stanze della Consulta, in un momento in cui la Corte vedrà passare tra le sue mani una serie di temi particolarmente delicati per il governo, come l’autonomia e la cittadinanza, tra referendum e giudizi di incostituzionalità. Eppure, più delle possibili defezioni in Aula o degli accordi per trovare i voti necessari, la premier in queste ore è preoccupata soprattutto dell’ennesima fuga di notizie. E per questo, ha riaperto la caccia alla talpa.

È andata su tutte le furie dopo aver visto su tutti i siti il messaggio con cui i suoi capigruppo avevano convocato i parlamentari di Fratelli d’Italia per il giorno della votazione, martedì prossimo. È quasi un’ossessione quella per il controllo sulle informazioni dentro il partito e nel governo. E sembrava forse già tracimata oltre gli argini quando aveva richiesto di allontanare la polizia dalla zona del suo ufficio di Palazzo Chigi, qualche settimana fa (salvo poi tornare sui suoi passi). Questa volta, però, decide di reagire in modo diverso.

Le chat

In una delle chat di deputati e senatori in cui era stato inviato il messaggio di convocazione, la premier testa il muro di riservatezza e si lascia andare a uno sfogo plateale: «Io alla fine mollerò per questo. Perché fare sta vita per far eleggere sta gente anche no», scrive. E ancora: «L’infamia di pochi mi costringe a non avere rapporti con i gruppi parlamentari. Molto sconfortante». Questi messaggi vengono pubblicati ieri dal Fatto. Una fonte qualificata racconta che la premier avrebbe fatto lo stesso in un’altra chat, creata più di recente, scrivendo messaggi diversi in cui, ad esempio, apostrofava i suoi parlamentari: «Siete meglio di un ufficio stampa» e poi via, proseguendo con uno sfogo simile all’altro. Dalla seconda chat, però, non esce nulla. Nessun giornale, ieri, riportava quelle frasi.

Meloni avrebbe quindi dato mandato ai suoi fedelissimi di procedere per sottrazione. In questo modo, viene subito notata una cosa: nella prima chat “colabrodo”, dove ogni cosa è stata passata ai giornalisti, non sono presenti solo deputati e senatori, ma anche alcuni collaboratori parlamentari e altri membri dello staff. Il cerchio inizierebbe quindi a stringersi intorno a una ventina di nomi che nella nuova chat, quella più fedele, non sono stati aggiunti. Un’esca, dunque. E sul risultato si costruiscono congetture, per ora niente di più. Ma è anche il segno di quanto Meloni si senta accerchiata e ritenga importante proteggersi dal mondo esterno.

Nessun accordo con le opposizioni

C’è anche qualcun altro che ha letto attentamente i giornali in queste ore: Francesco Saverio Marini, il giurista candidato da Meloni alla Consulta. Ha visto che FdI ha convocato le truppe e lo stesso ha fatto Forza Italia, mentre dalla Lega non è ancora arrivato alcun messaggio ai parlamentari. Sarà che oggi c’è Pontida e i leghisti hanno ben altro a cui pensare, ma Marini ha iniziato a chiedere in giro: «Che intenzioni hanno Salvini e i suoi?». L’impressione, finora, è che dentro il centrodestra gli uomini del Carroccio siano quelli che con meno trasporto stanno affrontando la sfida. Ma Meloni ha bisogno di tutti, martedì. E anche di qualcuno in più. Specie ora che - a quanto sembra - non sarà possibile trovare alcun accordo con le opposizioni. Dentro FdI speravano che la poltrona da direttore del Tg3 potesse allettare i Cinque stelle e ammorbidirli anche su questa partita, ma il Pd ha giocato d’anticipo e ha concordato con Giuseppe Conte di uscire dall’Aula al momento del voto.

La speranza di riuscire a chiudere la partita della Corte costituzionale si fa quindi più complicata. Per avere qualche chance, servono circa 10 voti, in modo da poter sopperire alle assenze che inevitabilmente ci saranno, per malattia, imprevisti o altri impegni. Così, adesso, anche dentro il partito iniziano a prendere in considerazione l’ipotesi di non farcela: «Nel caso - dice una fonte di primo livello di FdI - ci riproveremo la prossima volta». Meloni però ha fretta di avere un “suo” giudice alla Consulta. E anche di più, forse, di scoprire chi è la talpa.

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