Guerra e rischio di arruolamento non bloccano l'estradizione in ...
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Basta la garanzia dell'autorità giudiziaria di collocare l'estradando in un carcere lontano dalle zone non direttamente interessate dal conflittodi Patrizia Maciocchi
30 settembre 2024
2' di lettura
Via libera alla consegna del cittadino ucraino, in stato di arresto provvisorio con l'accusa di omicidio stradale, malgrado il conflitto in corso e la legge marziale. Per la Corte d'Appello, come per la Cassazione, (sentenza 36440) ai fini dell'estradizione sono infatti sufficienti le garanzie dell'autorità giudiziaria dello stato che richiede l'esecuzione del mandato di arresto di collocare l'estradando in un istituto di pena che attualmente si trova in una zona non direttamente interessata dal conflitto. E questo, malgrado la Suprema corte, ammetta che “l'Ucraina ha subìto anche in territori non direttamente interessati dai combattimenti di terra, bombardamenti e attacchi missilistici da parte delle forze armate della Federazione Russa”. Circostanze che, ad avviso dei giudici di legittimità, riguardano la situazione generale che esiste nello stato che richiede la consegna e non incidono su questa a fronte delle assicurazioni ricevute sulla detenzione.
La Corte europea dei diritti dell'Uomo
Gli ermellini chiariscono , infatti, che la stessa Corte europea dei diritti dell'Uomo non ha adottato misure provvisorie, come previsto dall'articolo 39 del Regolamento, per la guerra in corso, “ritenendo la situzione delle istituzioni sotto controllo, atteso l'impegno volto a garantire i diritti umani fondamentali e la sicurezza dei detenuti”. La Corte d'Appello a questo proposito ha ricordato che il ministro della giustizia ucraina ha approvato un elenco degli istituti di custodia cautelare destinati alle persone consegnate, nell'ambito di un procedimento di estradizione. Istituti che si trovano, come nel caso esaminato nella parte occidentale del paese. Misure analoghe - precisa la Cassazione - sarebbero applicate anche nel caso di esecuzione delle pene, nel caso di condanna.
Legge marziale e arruolamento forzato
Inutile dunque per il ricorrente ipotizzare il rischio che nei suo confronti venga applicata la legge marziale militare, oggi in vigore in Ucraina, o di un arruolamento a fronte di una disciplina che prevede forme di mobilitazione e reclutamento forzato per soddisfare le esigenze delle forze armate e delle strutture logistiche di sostegno. Pericoli resi più concreti dalla progressiva avanzata russa e tali da non poter essere scongiurati da “evanescenti” rassicurazioni”. Per la Suprema corte si tratta invece di rischi generici. Sufficienti sono invece le rassicurazioni, allegate alla richiesta di estrazione, sul pieno rispetto dei trattati internazionali in tema di diritti umani nei territori dell'ucraina non occupati dalla federazione russa.
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