Samantha, dalla guerra in Centrafrica al tirocinio in Procura - Vita.it

21 Mar 2024

«La guerra nel mio Paese è stato il momento più brutto della mia vita. Per questo, sono andata via dalla mia terra per fuggire in Niger e poi da lì, grazie ai corridori umanitari della Caritas nazionale, sono arrivata in Italia con l’aereo. Sono stata inserita in un progetto di accoglienza ed ho iniziato un nuovo percorso che adesso mi sta dando molte soddisfazioni». Samantha Adiallo ha 39 anni. E’ titolare di protezione internazionale ed è scappata dalla Repubblica Centrafricana a causa del conflitto che insanguinava il suo Paese. E’ fuggita con una laurea in Fisica ed è laureanda in ingegneria elettromeccanica. Ha due figlie – una di 21 anni e l’altra di 18, ed un nipote di 3 anni. Con loro c’è anche sua madre. Tutte insieme sono arrivate prima a Scanzano Jonico e poi a Candela, in provincia di Foggia, dove vivono in un progetto del sistema di accoglienza ed integrazione promosso dall’Amministrazione comunale.

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Samantha Adiallo con il tutor Roberto Ginese

Da circa un mese la vita sta offrendo a questa giovane nonna una nuova occasione, perché Samantha sta svolgendo un percorso di tirocinio formativo ed educativo negli uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia. Dal lunedì al venerdì è impegnata nell’ufficio affari dibattimentali. Nella stanza in cui segue tutta l’attività formativa, gli scaffali sono colmi di faldoni importanti per lo svolgimento dei vari processi, molti dei quali per mafia. Ma lei si muove con scioltezza, come se avesse sempre lavorato lì dentro insieme ai suoi colleghi. «Uso il computer per stampare i fascicoli, faccio fotocopie, ordino le notifiche, metto in ordine le liste testi e le porto in udienza» racconta Adiallo. «E’ un lavoro diverso rispetto alle materie che ho studiato, ma è molto interessante e sto facendo davvero una bella esperienza. In futuro vorrei diventare dottore di ricerca ed immagino di vivere in Italia con la mia famiglia per avere una vita migliore rispetto a quella che ho dovuto lasciare nel mio Paese».

In futuro vorrei diventare dottore di ricerca ed immagino di vivere in Italia con la mia famiglia per avere una vita migliore rispetto a quella che ho dovuto lasciare nel mio Paese

Samantha Adiallo, tirocinante Da sinistra, il Procuratore capo Ludovico Vaccaro, Samantha Adiallo, il tutor Roberto Ginese

In occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale” che si celebra il 21 marzo, la storia di Samantha ricorda quanto sia essenziale sperimentare e promuovere progetti di inclusione e formazione destinati ai cittadini migranti, anche per favorire l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Prima di lei, infatti, altri 9 migranti richiedenti asilo o rifugiati politici hanno svolto esperienze di tirocinio formativo nella Procura di Foggia, grazie al protocollo siglato dalla cooperativa Medtraining – che in Capitanata gestisce diversi progetti Sai come quello di Candela – ed il Procuratore capo, Ludovico Vaccaro. «Questa iniziativa non prevede alcun tipo di onere economico a carico della Procura della Repubblica o del Ministero della Giustizia. Si tratta di un progetto che ha tanti significati e tanti valori. I migranti coinvolti, come Samantha, si formano sotto vari aspetti» evidenzia Vaccaro. «Innanzitutto, loro migliorano la lingua, migliorano i contatti con la nostra società e la nostra cultura. La Procura ne riceve un vantaggio perché svolgono un’attività che supplisce le gravi carenze di personale, di commessi, che abbiamo nei nostri uffici. A volte non sappiamo chi deve portare i fascicoli in un’udienza o chi deve trasmettere una carta da un ufficio all’altro. Dobbiamo ringraziare i tirocinanti perché ci aiutano e allo stesso tempo si formano. E poi, il loro entusiasmo contribuisce al benessere organizzativo degli uffici».

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Foto Vita

La Procura ne riceve un vantaggio perché svolgono un’attività che supplisce le gravi carenze di personale, di commessi, che abbiamo nei nostri uffici

Ludovico Vaccaro, Procuratore capo del Tribunale di Foggia

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Lo conferma anche il tutor del progetto e cancelliere della Procura, Roberto Ginese. «Grazie a questo progetto possiamo arricchire i nostri uffici della collaborazione di persone che hanno tanto da dare e che, allo stesso tempo, ci permette di essere un accompagnamento, una “guida”, nella loro istruzione. E’ uno scambio reciproco, loro ci forniscono un aiuto nel quotidiano, noi cerchiamo di fornire loro l’accompagnamento necessario verso l’integrazione, un percorso di autonomia, la conoscenza della lingua italiana, il riconoscimento dei titoli di studio, che è forse la cosa più bella e importante di questo progetto» conclude Ginese. A breve, anche la figlia di Samantha dovrebbe iniziare il tirocinio formativo. Per lei sarà una nuova sfida, perché le farà da guida e le insegnerà tutto quello che ha imparato in questo periodo, avendo sempre speranza e fiducia per il suo cammino futuro: «Quando finirò questa esperienza solo Dio sa cosa succederà».

E’ uno scambio reciproco, loro ci forniscono un aiuto nel quotidiano, noi cerchiamo di fornire loro l’accompagnamento necessario verso l’integrazione, un percorso di autonomia

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Foto Vita
Roberto Ginese, tutor del progetto Roberto Ginese e Samantha Adiallo nell’ufficio dibattimento
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