Il buco 2 è più brutale e feroce del primo capitolo e indaga la ...

5 ore ago
Il Buco

Galder Gaztelu-Urrutia, con il suo esordio in salsa horror fantascientifica distopica Il buco (El hoyo) ha avuto fortuna: il suo film è stato distribuito nel momento perfetto. È sbarcato su Netflix il 20 marzo del 2020, a una decina di giorni dall’inizio del lockdown per Covid-19, con una storia che seguiva alcune centinaia di individui rinchiusi in una sorta di prigione verticale soffocante e aberrante. In questa sorte di torre, una tavola imbandita di vivande veniva calata da un piano a quello sottostante. Su ognuno dei 333 livelli vivevano, per un mese - per poi venire trasferiti su un altro – due sconosciuti che potevano servirsi per pochi minuti dei piatti presenti sulla piattaforma (The Platform è il titolo inglese del film) prima che questa scendesse al piano inferiore. Chi si trovava ai piani inferiori restava, pressoché sempre, a pancia vuota. Come tutti i film incentrati su un esperimento sociale - e come la realtà, la quale ha ampiamente mostrato la crudeltà e la tendenza all’abbrutimento della nostra specie – Il buco mostrava varie declinazioni di ferocia e degradazione umani, finché un uomo, Goreng, cercava di trovare un modo per permettere a tutti di sfamarsi e fuggire da quell’incubo. Nel narrare la storia ideata da David Desola, il regista, al suo primo lungometraggio, sfruttava bene uno dei migliori, se non il migliore, veicoli della narrativa di critica sociale, ovvero la fantascienza distopica. Derivativo eppure efficace - e con qualche spunto geniale - Il buco era il conciso ed efferato ritratto di un'umanità abominevole.

EL HOYO (L to R) MILENA SMIT as PEREMPAUN in EL HOYO. Cr. NICOLAS DASSAS/NETFLIX © 2023NICOLAS DASSAS/NETFLIX

Il buco 2, dal 4 ottobre su Netflix, riprende il concetto di “solidarietà spontanea” teorizzato da Goreng e messo in pratica a suon di botte e menomazioni, mostrando come anche un messaggio messianico di altruismo e uguaglianza sia destinato a venire corrotto e trasformato in manifestazioni di irragionevole fanatismo e violenza: ecco a voi la religione. Al posto di Goreng e di Trimagasi (e della sua lama Samurai Plus, metafora del consumismo più efficace dell’iPhone 16) troviamo la giovane artista Perempuàn (Milena Smit), che partecipa volontariamente al progetto per espiare una surreale colpa, e il matematico Zamiatàn (il bravissimo Hovik Keuchkerian), un uomo di mezz’età ossessionato dal risultato dalla √-1, che se ne sta sempre in mutande e sembra un serial killer, ma è buono e protettivo. I due intessono in poco tempo un’amicizia onesta e sorprendente (anche se non dovrebbe sorprenderci), e insieme cercano di adottare un consumo etico delle pietanze della piattaforma. Lo stesso non accade sugli altri piani, dove alcuni residenti si abbuffano privando del sostentamento i livelli inferiori. Lotta contro questo atteggiamento un profeta cieco intransigente e fanatico e i seguaci del suo culto che hanno travisato il concetto di solidarietà spontanea in una mostruosità di violenza e coercizione.

EL HOYO (L to R) HOVIK KEUCHKERIAN as ZAMIATIN in EL HOYO. Cr. NICOLAS DASSAS/NETFLIX © 2023NICOLAS DASSAS/NETFLIX

Il buco 2 è appetitoso all'inizio ma, man mano che la piattaforma cala fino a raggiungere i livelli inferiori avvolti nell'oscurità e popolati dai cannibali, si fa meno digeribile e attraente. Piuttosto che esplorare nuovi aspetti di un’idea potenzialmente espandibile nei modi più creativi, il film reitera la critica al consumismo, al capitalismo, alla diseguaglianza sociale, all'ingiusta distribuzione delle risorse, ripetendo le dinamiche del predecessore in chiave più personale e anche in chiave religiosa. Più pessimista del primo, immortala il processo attraverso il quale, come accaduto miglia di volte nella Storia, l'umanità ha storpiato un ideale per scatenare l'anarchia, la follia, la dittatura, l'autoritarismo. La sua disamina delle strutture di potere, controllo e manipolazione della società non è potente come la prima e il finale è confuso e contraddittorio. Disseminato di simboli e metafore, più citazionista (specialmente nei confronti di Snowpiercer di Bong Joon-ho) che derivativo del primo, si avvale di due protagonisti accattivanti, di dialoghi pregnanti, di impressionanti sequenze di violenza – pazzesca quella della rissa selvaggia – di un’estetica desolante e metaforica. Rendendo la narrazione più complessa, cambia le regole, e nel farlo muta il messaggio, sollevando nuove domande al posto di rispondere a quelle lasciate in sospeso in Il buco. Forse Il buco 3 darà un senso a tutto.

EL HOYO (L to R) Oscar Janeada as Dagin Babi in EL HOYO. Cr. NICOLAS DASSAS/NETFLIX © 2023NICOLAS DASSAS/NETFLIX

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