Il Buco – Capitolo 2 fa ancora più paura del film originale

4 ore ago

Ci sono sequel che deludono e sequel che sorprendono: Il Buco – Capitolo 2, disponibile su Netflix dal 4 ottobre, sembra appartenere a questo secondo gruppo. Ed è incredibile, dal momento che l'effetto novità è impossibile, dato il format preciso e peculiare, ma anche considerando che il primo film, datato 2019 ma effettivamente distribuito sulla piattaforma streaming nel marzo 2020 – quell'indimenticabile primo mese di pandemia e lockdown con binge watching compulsivo – è entrato nella storia di Netflix come il film spagnolo più visto in tutto il mondo. Cinque anni dopo, il regista Galder Gaztelu-Urrutia Munitxa, che con Il Buco (El Hojo, in lingua originale), vincitore del premio del pubblico al Toronto Film Festival del 2019, si era aggiudicato la distribuzione da parte di Netflix e la popolarità mondiale, torna con un sequel che, ancora una volta, non lascia indifferenti.

Il Buco - Figure 1
Foto GQ Italia
Stesso posto, stessa fossa(?)

Il Buco – Capitolo 2 recupera l’universo narrativo del primo film, introducendo nuovi personaggi e, soprattutto, ampliandolo in modi talmente inaspettati da comprenderne la portata solo alla fine. L’unità spaziale è la stessa: siamo nella fossa, termine colloquiale per indicare il CAV (Centro Verticale di Autogestione, ndr), claustrofobica prigione verticale composta da 33 livelli. Come prima, ogni livello è abitato da due individui, che ogni mese vengono ricollocati in maniera casuale. In mezzo a ciascun piano, scende una tavola imbandita di cibo, destinata a sfamare chi “abita” nei piani superiori e ad arrivare vuota a quelli inferiori. Eppure, in questo nuovo capitolo ci sono parecchie novità rilevanti, a partire dai due protagonisti, Perempuán e Zamiatin, rispettivamente interpretati da Milena Smit (co-protagonista di Madres paralelas di Pedro Almodóvar e giovane giornalista nella serie La ragazza di neve) e Hovik Keuchkerian, noto ai fan de La Casa di Carta nei panni di Bogotà. La storia di entrambi viene rivelata progressivamente, con un ritmo inversamente proporzionale all'arco narrativo dei personaggi, una scelta registica che contribuisce a rendere avvincente il film e continua a suggerire come le apparenze possano ingannare, a diversi livelli.A proposito di livelli (della fossa), anche nell'originale Il Buco il protagonista partecipava volontariamente, ma nel Capitolo 2 è chiaro fin dall’inizio che i prigionieri (o, quantomeno, alcuni) sono entrati nella fossa in cerca di qualcosa, redenzione compresa. Lo dice la stessa Perempuán, in cerca di tempo per perdonare sé stessa da ciò che ha fatto (e viene raccontato alla fine). Proprio la protagonista, che compie una parabola molto somigliante a una vera e propria discesa negli inferi delle coscienze, la propria e quella di altri, asserisce una verità che vale nella struttura della fossa, come nel mondo reale: «Più in alto sei, più responsabilità hai».

Hovik Keuchkerian e Milena Smit nei panni di Zamiatin e Perempuán

NICOLAS DASSAS/NETFLIXLa “rivoluzione solidale” è davvero equa?

Una delle principali novità nella fossa de Il Buco – Capitolo 2 è che non c’è più quel caos che regnava nel film precedente, in cui la lotta alla sopravvivenza derivava dalla struttura sociale della CAV, composta da «tre classi di persone: quelle che stanno in alto, quelle che stanno in basso e quelle che cadono». In questa seconda pellicola, infatti, è in atto una “rivoluzione solidale”, che propone agli abitanti di tutti i livelli di mangiare solo un piatto, il proprio preferito come indicato all’ingresso, in modo che la tavola imbandita possa sfamare davvero tutti i prigionieri dei 333 livelli. «Da quando è iniziata la rivoluzione solidale, ogni mese la fossa diventa più equa. E con l'aiuto di tutti presto la Legge raggiungerà l'ultimo livello», spiega uno dei rivoluzionari (non per niente, chiamato Robespierre da Zamiatin). Come la storia ha insegnato più e più volte, una rivoluzione ha sempre dei martiri e delle vittime, e quella in atto nella fossa non è da meno. Ci sono infatti gli Unti, delle specie di vigilanti pronti a far rispettare a tutti i costi la Legge insegnata del Maestro, il misterioso Dagin Babi (Óscar Jaenada), che infatti spiega come le regole non debbano essere interpretate, ma applicate con forza, fino alla violenza.

Chi ricorda il messaggio finale de Il Buco, cioè la “panna cotta”, può comprendere facilmente il salto di orrore che comporta questa nuova Legge.

Il fanatismo delle masse

Se Il Buco era un eterogeneo quanto amato e satirico trattato di filosofia, il suo secondo capitolo pare andare perfino oltre. Il Buco – Capitolo 2 mette in scena gli orrori del fanatismo, di un estremismo di massa che gioca anche con gli eccessi della religione – i riferimenti a Profeti e Unti, la differenza tra chi accoglie ciecamente la Legge e la violenza che subisce chi la contesta e chi osa metterne in dubbio l’equità. Non per niente, il leader dei fanatici della rivoluzione solidale ha sacrificato gli occhi alla causa, diventando dunque cieco letteralmente, ma anche metaforicamente.

EL HOYO (L to R) Oscar Janeada as Dagin Babi in EL HOYO. Cr. NICOLAS DASSAS/NETFLIX © 2023NICOLAS DASSAS/NETFLIX

La Storia ha spesso insegnato che, quando una situazione sfugge di mano, quando gli ideali vengono portati all’eccesso e applicati in massa, l’eccidio è dietro l’angolo. Ne Il Buco – Capitolo 2 il regista spinge convinto il pedale della violenza, che diventa ancora più grandiosa nella sua efferatezza. Del primo film, infatti, il nuovo mantiene la teatralità delle scene, che spesso evocano grandi dipinti, come il tavolo che scende attraverso la fossa, che a un certo punto ricorda La zattera della Medusa di Théodore Géricault.

Senza correre il rischio di fare spoiler, si può dire che Il Buco – Capitolo 2 è davvero un sequel sorprendente, poiché buona parte degli elementi portanti, dai protagonisti alla storia stessa muta continuamente forma attraverso tutto il film, fino a delle rivelazioni finali, che permettono allo spettatore di comprendere appieno anche le parti più complesse. Così simile e così diverso al precedente, Il Buco – Capitolo 2 fa più paura del primo, andando oltre e scavando ancora più a fondo nella coscienza umana e storica. Forse perché, come scopre Perempuán: «Siamo prigionieri di noi stessi e da quello non c'è fuga possibile».

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