Il problema dei tre corpi, di cosa parla (e cosa può farci capire sulla ...

21 Mar 2024
Il problema dei 3 corpi
Il problema dei tre corpi, oggi su Netflix: di che parlano i libri, perché ci dicono che la Cina non è più «il Paese delle copie» e cosa c’entra Il Trono di Spade

di Chiara Severgnini

Il romanzo cinese «Il problema dei tre corpi», scritto da Liu Cixin, è stato adattato per Netflix dai creatori del «Trono». Tra i fan della saga Barack Obama, Mark Zuckerberg e George R. R. Martin. Ma in Cina la serie non si potrà vedere

Per la letteratura cinese contemporanea, c’è un prima e un dopo Il problema dei tre corpi. Il romanzo di Liu Cixin che ha ispirato l’omonima serie Netflix — disponibile dal 21 marzo — è stato un caso letterario internazionale (nel 2014 è diventato il primo libro cinese a vincere il prestigioso premio Hugo) e ha reso il suo autore famosissimo (in patria e non solo). Ma soprattutto, spiega il giornalista ed esperto di Cina Simone Pieranni, autore di Tecnocina (Add), «ha fatto nascere un mercato che prima non esisteva».

«Il suo successo ha aperto la strada a un’intera generazione di scrittori e scrittrici di fantascienza cinesi che, senza Liu Cixin, non avrebbero avuto modo di farsi pubblicare all’estero». Non è tutto. «Quel romanzo», prosegue Pieranni (che in Cina ha vissuto a lungo e ha fondato l’agenzia specializzata China Files), «è arrivato proprio nel momento in cui in Occidente abbiamo preso atto definitivamente del fatto che la Repubblica Popolare non era più “la fabbrica del mondo” o il “Paese delle copie”, ma una superpotenza tecnologica vera e propria. E da tempo».

Ma questa non è l’unica nozione sulla Cina contemporanea che attende tutti coloro che decideranno di leggerlo, magari perché incuriositi dalla serie Netflix : tra le pagine di questo romanzo di fantascienza si annidano numerose occasioni per imparare qualcosa in più sulla società cinese degli ultimi anni.

La serie Netflix (che in Cina non si potrà vedere)

David Benioff e D.B. Weiss (affiancati qui anche da Alexander Woo) a cinque anni dal discusso finale dell’epopea del Trono tornano a confrontarsi con l’arduo compito di trasformare una saga letteraria amatissima in una serie tv ad alto tasso di spettacolarità. I fan del Trono di Spade, peraltro, nel Problema dei Tre corpi ritroveranno anche Liam Cunnigham (che ha prestato il volto al personaggio di Ser Davos), John Bradley (Samwell Tarly) e Jonathan Pryce (l’Alto Passero).

Ironia della sorte, in Cina la serie non si potrà vedere, perché Netflix, nella Repubblica Popolare, è inaccessibile (almeno ufficialmente). Del resto, i cittadini cinesi hanno già avuto la loro serie tv (di enorme successo) tratta dalla trilogia. Questa, peraltro, non è nemmeno la prima opera di Liu Cixin a conquistare il pubblico internazionale in forma audiovisiva: nel 2019, il lungometraggio tratto dalla sua novella The Wandering Earth (anch’esso distribuito fuori dalla Cina da Netflix) è diventato il film di produzione non statunitense con i maggiori incassi nella storia del cinema mondiale (negli anni successivi è scivolato alla quinta posizione, superato da altre quattro pellicole cinesi).

«Nella storia», commenta Pieranni, «sono i cinesi a salvare il mondo. Noi siamo stati abituati al soft power americano, e dunque a pellicole o serie tv in cui tutto succede negli Usa o le sorti del Pianeta sono nelle mani di eroi americani, ma in Cina non è così. E ora la Repubblica Popolare prova a riequilibrare un po’ le cose, per così dire». Anche con la fantascienza, e più in generale con l’industria culturale, su cui lo Stato investe parecchio.

Di cosa parla il romanzo «Il Problema dei tre corpi»

Un po’ thriller scientifico, un po’ intrigo internazionale, Il problema dei tre corpi (edito in Italia da Mondadori) è soprattutto un romanzo profondamente intriso di contemporaneità, in primis tecnologica. Basti pensare che una delle parti più interessanti della storia si svolge online, in un gioco di ruolo ambientato su un pianeta simulato. Ma di cosa parla, esattamente, la saga di Liu Cixin? Senza spoilerare troppo, possiamo dire che la trama del primo romanzo della trilogia — dopo Il problema dei tre corpi sono arrivati La materia del cosmo e Nella quarta dimensione — oscilla tra il passato (gli Anni 60) e il presente (per la precisione, i primi Anni Duemila).

Da un lato, la Cina della Rivoluzione Culturale e una misteriosa base militare in cui si tenta di comunicare con forme di vita extraterrestri; dall’altro, la Cina di oggi, una serie di misteriosi suicidi tra scienziati e una cospirazione di scala planetaria che minaccia di scatenare il caos sulla Terra. La Cina è al centro dell’intreccio, ma nella trama compaiono anche colonnelli della Nato e agenti della Cia. «I media di Stato cinesi», spiega Pieranni, «hanno letto questa storia come una sorta di conferma della posizione ufficiale del partito, secondo cui il mondo ha un destino condiviso: non bisogna dimenticare che la Cina ci tiene molto a presentarsi come una potenza responsabile». «Il libro», prosegue, «può essere letto in maniera molto patriottica». Ma è letteratura, non propaganda. E contiene anche pagine tutt’altro che neutre sulla storia recente della Repubblica Popolare.

La Rivoluzione Culturale

Il romanzo, nella sua edizione internazionale, inizia nel pieno della cosiddetta Rivoluzione Culturale, un turbolento periodo storico — compreso tra 1966 e 1976 — in cui la Cina è stata attraversata da quella che Pieranni chiama «una sorta di guerra civile». «La Rivoluzione Culturale», spiega, «è stata lanciata da Mao Zedong per ripulire il partito comunista cinese dagli “elementi borghesi”, all’interno della sua idea di rivoluzione permanente». Fu un periodo durissimo, che ha spaccato profondamente la società cinese: «C’erano mogli che denunciavano i

mariti, figli che denunciavano i genitori», prosegue il fondatore di China Files, «lo stesso Xi Jinping ne è stato toccato personalmente perché suo padre fu epurato». Anche la famiglia di Liu Cixin — che allora era solo un bambino, essendo nato nel 1963 — fu costretta a scelte difficili: i suoi genitori, di fronte al caos che attraversava il Paese, preferirono mandarlo a vivere da alcuni parenti nella Contea di Luoshan, a centinaia di km da loro. Non sorprende, dunque, che gli eventi di quegli anni giochino un ruolo determinante nell’intreccio del romanzo. La protagonista è costretta ad assistere all’umiliazione del padre, un autorevole docente di fisica accusato dalle Guardie Rosse di insegnare teorie “imperialiste” e “capitaliste”: tutte le sue scelte successive — con le loro ricadute sui destini del globo — si possono ricondurre a quel momento, che Liu Cixin descrive con crudo realismo.

L’ordine dei capitoli e la censura

L’autore non usa mezzi termini: il capitolo in cui il fisico viene epurato si intitola “Gli anni della follia” e gli eccessi di quegli anni vengono apertamente stigmatizzati. Ma in un romanzo cinese, la presenza di pagine così esplicite sulla storia recente della Repubblica Popolare non è una questione banale. Lo Stato esercita un controllo stretto sull’arte, soprattutto quando tocca temi politici. Non a caso, nell’edizione cinese l’epurazione dell’accademico e le traversie politiche della protagonista si trovano a metà romanzo, e non all’inizio: fu l’editor della casa editrice a suggerire a Liu Cixin di rimaneggiare in questo senso il manoscritto, onde evitare di attirare troppa attenzione da parte dei censori. Ancora oggi, solo nell’edizione internazionale l’ordine dei capitoli è quello che l’autore aveva concepito inizialmente.

«Liu Cixin ha saputo muoversi abilmente lungo confini che forse non sono del tutto chiari per noi, ma per gli autori cinesi sì», commenta Pieranni. «Ed è stato furbo, perché ha scelto di rievocare un evento del passato di cui si può parlare in modo negativo, perché il partito stesso, con una sua risoluzione ufficiale, ha stabilito che la Rivoluzione Culturale è stata un errore». «In più», prosegue l’autore di Tecnocina, «non bisogna dimenticare che Il problema dei tre corpi è uscito nel 2008: allora a Pechino c’era una leadership molto diversa. Personalmente, non sono affatto sicuro che il libro sarebbe stato pubblicato altrettanto facilmente se fosse stato proposto a una casa editrice cinese dopo il 2012, quando Xi Jinping è stato eletto segretario generale del partito». Con lui, spiega Pieranni, è stata avviata «una sorta di rilettura della storia della Cina» rigorosamente gestita dalle gerarchie di partito. «È vero che è stato il partito stesso a dire che la Rivoluzione Culturale è stata un errore, ma un conto è se lo dice il partito, un conto è se lo dice uno scrittore…», chiosa l’esperto.

Il successo internazionale

L’edizione americana de Il problema dei tre corpi è del 2014, il boom internazionale è di poco successivo: nel 2015 Barack Obama ha inserito il romanzo tra le sue annuali “raccomandazioni di lettura”, due anni dopo Mark Zuckerberg lo ha incluso tra quelli che, secondo lui, «tutti dovrebbero leggere». Persino George R.R. Martin, autore del Trono di Spade, vi ha dedicato dei post sul suo blog (lo ha poi definito «un libro che toglie il fiato»). Coincidenza: anni dopo, saranno proprio i creatori della serie tv tratta dalla sua epopea a lavorare all’adattamento de Il problema dei tre corpi per Netflix.

La rinascita della fantascienza cinese (che non è distopica)

Se c’è un genere letterario che negli ultimi anni sta vivendo una grande stagione di rinascita, nella Cina contemporanea, è proprio quello sci-fi. «In Occidente ce ne siamo accorti solo dopo il successo di Liu Cixin, ma la fantascienza, nella Repubblica Popolare, è tornata alla ribalta già alla fine degli Anni 90», spiega Pieranni. La data simbolo, spiega, è il 1999, quando al Gaokao — il temibile esame di ammissione alle università cinesi — spuntò un tema ispirato a un articolo di una delle principali riviste cinesi di science fiction. La traccia era suggestiva — “e se la memoria si potesse trapiantare?” — e fece scalpore, tanto che la rivista, dopo l’esame, conobbe un boom di abbonamenti.

Se negli Anni 90 il genere veniva interpretato per lo più in chiave ipertecnica (la cosiddetta hard science fiction, di cui peraltro si trovano ampie tracce anche nella prosa di Liu Cixin), oggi il panorama si è allargato parecchio, soprattutto grazie alle pubblicazioni online. Pieranni fa qualche nome di autori e autrici oggi editi anche in Italia, come Hao Jingfang (Pechino Pieghevole, add) e Han Song (Oceano rosso, add). E sottolinea una cosa: lo sguardo sul futuro espresso dalla sci-fi cinese, a differenza di quella occidentale, è per lo più ottimista. La distopia, che da noi la fa da padrona, nella Repubblica Popolare è quasi assente (o quanto meno lo è stata fino alla pandemia di Covid).

Il tecno-ottimismo cinese

Perché? «È una caratteristica che in parte si può ricondurre al loro sistema culturale», spiega il giornalista. «La tecnologia ha portato miglioramenti oggettivi della vita quotidiana dei cinesi. In più, è vista come uno dei fattori principali attraverso cui la Cina accresce il suo ruolo nel mondo, cosa che contribuisce ad accrescere il loro orgoglio nazionalista. E poi, certo, il partito e l’industria culturale non fanno che ribadire che la tecnologia è il fattore produttivo per eccellenza del Paese, che è benefica e che porta prosperità. E autori ed autrici ne tengono conto». Ma, accanto a queste ragioni, potrebbe essercene anche un’altra. «In Cina non esiste il concetto di Apocalisse», prosegue l’esperto, «e secondo me è anche per questo che hanno un modo diverso di percepire l’innovazione tecnologica. Anche oggi che si riflette tanto sull’intelligenza artificiale, per esempio, in Cina non si parla granché del rischio che possa diventare ostile o pericolosa per l’umanità. Loro pensano in termini di “cicli” e se c’è qualcosa di cui hanno paura non è tanto “la fine”, ma il caos: il disordine che può accompagnare la transizione tra un ciclo e l’altro».

Un tema, questo, che ritroviamo anche ne Il problema dei tre corpi. Uno dei motivi per cui il romanzo può essere una bella occasione per scoprire qualcosa in più sulla Cina odierna è proprio questo: permette di aprire spiragli interessanti sul modo di pensare dei cinesi di oggi. Lo spunto forse più prezioso di tutti, però, ha a che fare con il romanzo in sé e per sé, almeno secondo Pieranni: «Trovare un oggetto culturale che possa appassionarci e quindi farci sentire “sotto lo stesso cielo” dei cinesi, come direbbero loro, può essere un modo per capire che sì, è vero, loro hanno una cultura diversa dalla nostra, ma allo stesso tempo attraversano molte delle trasformazioni che viviamo anche noi, dal climate change al Covid». Non sono poi così lontani, insomma.


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21 marzo 2024 (modifica il 21 marzo 2024 | 15:29)

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