Mario Biondi, doppia data per il re dei crooner: «Un sogno ...

MARIO BIONDI

diFabio Nappi

L'inconfondibile voce sabato 9 al Teatro Cristallo di Bolzano e lunedì 11 all’Auditorium Santa Chiara di Trento 

L’inconfondibile voce di Mario Biondi è in arrivo in regione con la doppia data di sabato 9 dicembre al Teatro Cristallo di Bolzano (ore 21) e lunedì 11 all’Auditorium Santa Chiara di Trento (sempre alle 21). Già sold out la data altoatesina, organizzata dall’associazione L’Obiettivo per la rassegna «Racconti di Musica», rimangono disponibili gli ultimi biglietti per il concerto di Trento, organizzato da Fiabamusic in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara. In «Crooning-The Italian Tour» l’artista siciliano presenta il nuovo album Crooning Undercover, pubblicato a settembre da Beyond, oltre alle canzoni più note di una carriera iniziata nel 2006 con il travolgente successo di This is what you are. Biondi sarà accompagnato da un’orchestra di diciotto elementi, guidata dai suoi storici musicisti Lorenzo Tucci (batteria) e Massimo Greco (pianoforte), che si esibiranno sul palco senza amplificazione. Una scelta particolare per regalare al pubblico un’esperienza che esalta l’acustica dei teatri e amplifica la purezza del suono che arriverà direttamente dagli strumenti, senza alcuna intermediazione. Quella di Trento sarà l’ultima data italiana del tour che poi proseguirà all’estero, toccando per la prima volta l’Australia dal 21 al 25 maggio 2024 con le tre date previste a Brisbane, Melbourne e Sydney.

Biondi, «Crooning Undercover» si può definire un concept-album sul genere confidenziale?
«Questo disco è centrato su questo genere musicale dove io canto da crooner, o da cantante confidenziale che dir si voglia. Ho scavato nei brani che più amo, come My favorite things che ho voluto dedicare ai miei figli, aggiungendo alcuni inediti che, magari, erano nel cassetto da tempo come Fool for your love. In questa operazione mi sono fatto accompagnare da amici musicisti di altissimo livello come Paolo Fresu, Stefano Di Battista, Franco Giuliani e Fabrizio Bosso».

Qual è la particolarità di suonare sul palco senza microfono, come l’Orchestra che la accompagna?
«È una sfida che va in controtendenza, in un momento in cui gli artifici nella musica vanno per la maggiore. L’idea è quella di umanizzare il suono: solo io ho un microfono e non so neanche quanto amplificherà. È una prova sensoriale importante sia per noi musicisti che per il pubblico. Ho la fortuna di lavorare con professionisti eccellenti con cui collaboro da lungo tempo, altrimenti non me lo sarei potuto permettere».

E la collaborazione con Burt Bacharach?
«Ho avuto la fortuna di ricevere da lui dei brani inediti, come Something that was beautiful per il mio secondo album If. Un attestato di grande stima nei miei confronti da parte di uno dei più grandi compositori del ventesimo secolo. E poi l’esperienza sul palco del Festival di Sanremo nel 2009, assieme a Karima e i tre straordinari concerti del 2011 condivisi a Lucca, Milano e Taormina».

Quali le altre collaborazioni più importanti della sua carriera? E con chi le piacerebbe lavorare?
«Al Jarreau, Pino Daniele e Renato Zero sono stati dei miti e dei modelli di riferimento. Se penso ad altri grandi artisti con cui vorrei collaborare i primi in lista sono senza dubbio Stevie Wonder e Michael McDonald».

Come ha vissuto l’unica partecipazione in gara al Festival di Sanremo 2018?
«Per me l’esperienza è stata bellissima, al di là della classifica finale. Rivederti è un brano a cui sono molto legato e che ancora ripropongo dal vivo. Forse mi sarei aspettato una maggiore considerazione da parte della critica, ma aver portato su quel palco Ana Carolina e il nipote di Jobim nella serata dei duetti lo ritengo un successo. Ricordo con piacere che Giovanni Allevi, ospite in quella edizione, mi ha fatto degli apprezzamenti tecnici importanti sulla costruzione del brano».

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6 dicembre 2023

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