Colpevole di essere Morgan | Il Caffè di Massimo Gramellini

22 Nov 2023
Morgan

Quelli che avevano ingaggiato Morgan perché facesse Morgan hanno mandato via Morgan perché si era permesso di fare Morgan. Il meccanismo, spiega Aldo Grasso, si è ormai allargato dai talk show ai talent come X Factor, dove i giudici hanno progressivamente oscurato i concorrenti, e funziona grosso modo così: si invita un portatore di caos dall’ego ipertrofico lasciandogli credere che è ricercato solo per la sua competenza, ma in realtà con l’obiettivo di farne una maschera della commedia dell’arte televisiva.

Se il joker recita la parte assegnatagli in modo prevedibile (pensate al professor Orsini e alla ripetitività ossessiva delle sue argomentazioni e dei suoi tic verbali), conserverà il posto finché non sarà venuto a noia e sostituito da qualche altra maschera meno usurata. Se invece il joker si imbizzarrisce, scarta, esce dai ranghi e morde la mano del padrone che lo ha creato, allora verrà espulso dal sistema come un corpo estraneo.

Morgan è un esemplare abbastanza unico. A differenza di Sgarbi, non è un animale a sangue freddo, capace di gridare «capra-capra-capra» per ore e poi di mettersi a parlare di Leonardo e Raffaello come se niente fosse. Morgan, infatti, non è un uomo di potere ma un artista, e come tale si porta addosso un carico esorbitante di fragilità autodistruttiva che lo rende, almeno ai miei occhi, un personaggio tragico di cui parlar male quando se lo merita, ma a cui voler bene persino quando non se lo merita.

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22 novembre 2023, 06:40 - modifica il 22 novembre 2023 | 08:22

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