Pino Insegno punta i piedi: “La Rai deve darmi una conduzione top”

10 Nov 2023

Fiorello la butta sul ridere, dice che a condurre L’eredità arriverà il generale Figliuolo, poi consiglia a Pino Insegno di non prendersela. Ma per scrivere la parola fine all’Insegneide servirà ancora qualche giorno. Non condurrà L’eredità su Rai 1 da gennaio, quasi sicuramente arriverà Marco Liorni, ma Insegno ha un contratto che lo lega alla Rai fino al luglio 2025 e bisogna trovargli un altro programma.

Pino Insegno - Figure 1
Foto La Repubblica

Nella stagione meloniana del servizio pubblico, la più buia dal punto di vista della creatività, dell’offerta e degli ascolti, il caso tiene banco. «Tutto ci saremmo potuti immaginare» si ripete come un mantra in Rai «tranne che ritrovarci in una situazione del genere». Insegno, con il suo manager Diego Righini, ha incontrato il direttore del DayTime Angelo Mellone per sentirsi dire quello che era già scritto sui siti e sui giornali: non farà L’eredità, veto di Banijay d’accordo con l’azienda. «Il contratto di Pino è blindato e riguarda la conduzione de Il Mercante in fiera e L’eredità o un programma similare. Se gli propongono la conduzione di Affari tuoi va benissimo, ma se lo lasciano in panchina, ancorché pagato, allora ci muoveremo diversamente» dice Righini. «La Rai ha proposto un programma da definire da gennaio a giugno 2024 e poi Reazione a catena da giugno a dicembre 2024. Noi potremmo accettare di non fare L’eredità, ma dobbiamo capire cosa farà Pino. Abbiamo proposto di fargli fare I soliti ignoti da gennaio, al posto di Amadeus. C’è stato un accanimento nei suoi confronti, se fossimo amici di Meloni nessuno ci avrebbe tolto L’eredità». Veramente Insegno ha detto che è amico di Giorgia Meloni, ma che non è stato raccomandato. «Vada a controllare, Pino ha presentato anche i libri di Walter Veltroni, dove lo chiamano va. Qui il problema» continua Righini «è Rai 2 nel suo complesso, non è Insegno. Chiunque sa di palinsesti capisce che è una rete morta. E comunque quello della Rai non è stato un comportamento corretto. La verità è che non vogliono che occupiamo lo spazio di altri, perché significherebbe confrontare il suo share con quello di Liorni e Amadeus. Chi li gestisce, cioè Lucio Presta, non lo vuole». Il Movimento 5 Stelle chiede di sapere quanto costa alla Rai il contratto di Insegno. «Ma che tipo di contratto hanno fatto per garantirgli di essere pagato pur non lavorando? — sottolinea il capogruppo in Vigilanza, Dario Carotenuto — . Giorgia Meloni ha cancellato il reddito di cittadinanza e poi si scopre che usa la Rai per garantire cifre da capogiro ai suoi amici anche se restano sul divano? Ma davvero siamo arrivati a questo?». «I politici hanno i luoghi opportuni per chiederlo, noi non rispondiamo» replica Righini «Di sicuro guadagna meno di Amadeus». Però Amadeus porta i risultati, verrebbe da dire mettendosi la toga dell’avvocato del diavolo. I prossimi giorni sono cruciali per la Rai: il 16 si riunisce il Cda per parlare del piano industriale, e voleranno gli stracci. Poi c’è da capire il destino di programmi come Avanti popolo, che ha fatto l’1,9% ed è finito nel mirino per l’intervista di Nunzia De Girolamo alla ragazza vittima di stupro a Palermo. «La puntata presenta aspetti controversi: policy e contratto di servizio indicano una maggiore cautela su temi così delicati», scrive la presidente Rai Marinella Soldi in una lettera di risposta alla missiva inviata a Viale Mazzini da intellettuali e scrittori per protestare contro l’intervista. Soldi ricorda che «la puntata è stata preparata a lungo, coinvolgendo anche una psicologa» e che nell’offerta Rai «gli spazi in cui si parla di violenza di genere sono numerosi e diversificati», che «devono però avere al centro il rispetto delle vittime e del pubblico». Una garbata tirata di orecchie.

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