Venerdì Santo. Papa, Via Crucis: «Cristo è nei poveri cristi umiliati di ...

29 giorni ago

Mimmo Muolo venerdì 29 marzo 2024

Nelle meditazioni di stasera al Colosseo Francesco chiede a Gesù di saperlo riconoscere nel volto di chi soffre: donne bambini, non nati, vittime della guerra

Via Crucis - Figure 1
Foto Avvenire.it

Papa Francesco durante una precedente Via Crucis - Agenzia Romano Siciliani

Quattordici volte il nome di Gesù. Quattordici invocazioni che concludono i testi per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Un coronamento delle meditazioni scritte per la prima volta in questo pontificato dal Papa in persona, diffuse questa mattina, e che hanno un sapore eminentemente spirituale, quasi un dialogo a tu per tu con il Signore, «giudice santo che mi chiamerai per nome», scrive il Pontefice, anche se non mancano sentiti riferimenti all’attualità. «La sofferenza con Dio non ha l'ultima parola», afferma Francesco. O con riferimento alle tante gogne mediatiche dei nostri giorni: «Basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze», scrive nel commento alla stazione della Veronica. In altri testi c'è anche l'esortazione a riconoscere «la grandezza delle donne, che ancora oggi vengono scartate subendo oltraggi e violenze». Papa Bergoglio denuncia nuovamente la «follia della guerra», dice di piangere di fronte alle tragedie del mondo e dà voce al dolore davanti ai «volti dei bambini che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare».

A Gesù il Papa chiede: «Fa' che ti riconosca e ti ami nei bimbi non nati e in quelli abbandonati, in tanti giovani, in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore, nei troppi anziani scartati, nei detenuti e in chi è solo, nei popoli più sfruttati e dimenticati». E ancora: «Guarisci il mio cuore e dai senso al mio dolore. Liberami dal sospetto e dalla sfiducia. Aiutami ad amare e perdonare, a superare l’insofferenza e l’indifferenza, a non lamentarmi» e a «portare a compimento i tuoi progetti di bene e di pace». Gesù, prosegue il Pontefice, «ti rendo grazie per quanti rispondono al tuo invito e hanno la perseveranza di pregare, il coraggio di credere e la costanza di andare avanti nelle difficoltà. Ti presento i pastori del tuo popolo santo: la loro preghiera sostiene il gregge; trovino tempo per stare davanti a te, conformino il loro cuore al tuo. Ti benedico per le contemplative e i contemplativi, la cui preghiera, nascosta al mondo e a te gradita, custodisce la Chiesa e l’umanità. Porto davanti a te le famiglie e le persone che stasera hanno pregato dalle loro case, gli anziani, specialmente quelli soli, gli ammalati, gemme della Chiesa che uniscono le loro sofferenze alla tua».

Il Papa auspica inoltre che questa sua «preghiera di intercessione raggiunga le sorelle e i fratelli che in tante parti nel mondo soffrono persecuzioni a motivo del nome di Gesù; coloro che patiscono il dramma della guerra e quanti, attingendo forza in te, portano croci pesanti. Con la tua croce – aggiunge - hai fatto di tutti noi una cosa sola: stringi nella comunione i credenti, infondi sentimenti fraterni e pazienti, aiutaci a collaborare e a camminare insieme; custodisci la Chiesa e il mondo nella pace». E infine, invoca ancora, «liberami dai giudizi temerari, dai pettegolezzi e dalle parole violente e offensive».

Sono testi di grande profondità spirituale. Ad esempio, quello in cui Francesco ricorda che è possibile anche oggi vedere Gesù crocifisso «nei cristi umiliati dalla prepotenza e dall'ingiustizia, da guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri nell'indifferenza generale». «Ora capisco – commenta - questa tua insistenza nell'immedesimarti coi bisognosi: tu sei stato carcerato; tu straniero, condotto fuori della città per esser crocifisso; tu sei nudo, spogliato delle vesti; tu, malato e ferito; tu, assetato sulla croce e affamato d'amore. Fa’ che ti veda nei sofferenti e che veda i sofferenti in te, perché tu sei lì, in chi è spogliato di dignità».

Diverse meditazioni fanno riferimento alla potenza della preghiera. Così, quando parla di Giuseppe d’Arimatea, che chiede il corpo di Gesù a Pilato. «Giuseppe, ricordaci che la preghiera insistente porta frutto e attraversa persino il buio della morte; che l’amore non rimane senza risposta, ma regala nuovi inizi. Il tuo sepolcro che – unico nella storia – sarà fonte di vita, era nuovo, appena scavato nella roccia».

Delicatissimo è anche il rapporto con la Madonna, di cui il Papa è devotissimo. «Maria, noi siamo poveri di “sì” e ricchi di “se”: se avessi avuto genitori migliori, se fossi stato più compreso e amato, se mi fosse andata meglio la carriera, se non ci fosse quel problema, se solo non soffrissi più, se Dio mi ascoltasse… Perennemente a chiederci il perché delle cose, fatichiamo a vivere il presente con amore. Tu avresti tanti “se” da dire a Dio, ma dici ancora “sì”. Forte nella fede, credi che il dolore, attraversato dall’amore, porta frutti di salvezza; che la sofferenza con Dio non ha l’ultima parola».

Ecco, proprio qui è il senso ultimo di queste meditazioni. Che se, come in tutte le via crucis, arrivano ad accompagnare la deposizione di Cristo nel sepolcro, già fanno intravedere la gioia della risurrezione.

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