Migranti, cosa c'entra il boom di sbarchi con i mercenari della ...

14 Mar 2023
Wagner

Dove operano i miliziani della Wagner

La stessa relazione fotografa la presenza della compagnia privata militare russa Wagner (fondata nel 2013 e chiamata così in onore del compositore tedesco Richard Wagner) in Ucraina, ovviamente, ma anche in un folto grappolo di Paesi africani: Libia, Mozambico, Repubblica centrafricana, Mali, Sudan. Come sottolinea l’Ispi, dei 27 Stati in cui al 2021 era stata rilevata la presenza di compagnie private militari russe, la metà si trovava nell'Africa subsahariana. Un’avanzata vertiginosa a partire dal 2017, che ha fatto la fortuna di Prigozhin: da venditore di hot dog a gestore del catering del Cremlino, è stato via via ricompensato per l’attività dei suoi mercenari a colpi di concessioni minerarie «che negli ultimi quattro anni gli hanno fruttato oltre 250 miliardi di dollari, nonostante le sanzioni occidentali provino invano a bloccare tali rendite».

La strategia di Mosca e il ruolo geostrategico dei mercenari

Wagner è diventata via via uno strumento politico, aggiunge l’Ispi, perché «Mosca può schierare contingenti militari, che non riconosce ufficialmente, in Paesi ricchi di risorse e con una governance debole, dove offre sostegno militare, tecnico e logistico in cambio di vantaggi economici e geopolitici». E con l'evolversi nella guerra in Ucraina, i miliziani «assumono un sempre più evidente ruolo militare e geostrategico per Mosca, in Europa come altrove». Dal canto loro, i nostri 007 sono convinti che dietro il vertiginoso aumento di partenze di migranti verso l’Italia ci sia proprio l’impronta di Wagner, che in Libia, dove presidia i pozzi petroliferi e opera dal 2018 in Cirenaica, nell'est del Paese, per sostenere il generale Khalifa Haftar nella guerra civile contro il governo di Tripoli.

L’opera di destabilizzazione della Libia

Fonti di Tripoli, contattate da Adnkronos, ieri hanno confermato che i miliziani al soldo dei russi sarebbero in Libia fino a 2mila e che usano i flussi di migranti verso l'Europa come «uno strumento per ricattare l'Occidente in generale e l'Italia in particolare», nell'ambito della guerra ibrida condotta da Mosca. Guerra che comprende la continua destabilizzazione della Libia, tanto che ancora nei giorni scorsi ha respinto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l'iniziativa di pace dell'inviato dell'Onu, Abdoulaye Bathily, che punta all'approvazione di una roadmap e della legge elettorale entro giugno, per poi arrivare al voto entro la fine dell'anno.

Torna in auge l’ipotesi di potenziare la sorveglianza in mare

Proprio le stesse fonti, però, ridimensionano l’allarme sui 685mila stranieri che sarebbero pronti a partire dalle coste libiche (il numero, secondo il Corriere della Sera, sarebbe contenuto nei report riservati dei servizi trasmessi al Governo). Anche se i 20.017 arrivi totali in neanche tre mesi (più che triplicati rispetto allo stesso periodo del 2022) non lasciano ben sperare, se proiettati lungo tutto l’anno. Ecco perché il Governo - oltre a reiterare l’appello all’Europa perché intervenga e non lasci sola l’Italia «in questa battaglia di civiltà» rappresentata dalla lotta ai trafficanti - medita sul ripristino della norma che era stata stralciata dal decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri a Cutro: quella che potenziava la sorveglianza marittima affidandone il coordinamento alla Marina militare.

Il rischio battaglia in Parlamento

Si vedrà in Parlamento, dove il Dl è atterrato. In commissione Affari costituzionali del Senato già si annuncia battaglia, innanzitutto sulla stretta alla protezione speciale cara alla Lega, che già punta a nuovi giri di vite. Ma le opposizioni sbarrano la strada. «Prima era colpa delle Ong, ora è un complotto della Wagner. La realtà è che le migrazioni sono un fenomeno complesso e non si affrontano con lo scaricabarile», twitta la deputata Pd Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri di Montecitorio.

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana