Alessandro Barbero spiega perché, secondo lui, è così difficile ...

11 giorni ago
“Se ancora oggi siamo in un Paese che si spacca fra fascisti e antifascisti, vuol dire che certe cose sono radicate” di Capital Web

Con l’avvicinarsi della Festa della Liberazione del 25 aprile, lo scrittore e storico Alessandro Barbero è stato ospite a diMartedì, il programma di La7 condotto da Giovanni Floris, dando la sua opinione sull’essere o meno antifascisti e ha spiegato, citando fatti storici, perché per alcuni è così difficile rendersi conto dei danni che il governo fascista di Mussolini ha creato.

Alessandro Barbero - Figure 1
Foto Radio Capital

Alessandro Barbero ha raccontato un pezzo di Storia del ventennio fascista in Italia a diMartedì e ha condiviso una parte personale della sua vita. Ha raccontato che suo nonno, un fascista, fu fucilato dai partigiani. E ci ha tenuto a sottolineare che la memoria personale non basta e che è importante andare oltre, comprendendo la storia nel suo insieme. Ha evidenziato che in alcune parti d’Italia si insegna ai bambini che il regime fascista ha fatto cose positive, mentre in altre zone si racconta una storia diversa. Ha trattato un argomento complesso e attuale che richiede una riflessione approfondita sulla storia e sulla memoria collettiva.

Può essere difficile dirsi antifascisti?

“Dipende da dove si è cresciuti, in quale famiglia, in quale pezzo d’Italia. Perché c’è un pezzo di Italia dove ormai, da tre generazioni, ai bambini si insegna che il regime ha fatto anche cose buone e che invece i partigiani erano degli scavezzacolli o peggio, magari dei criminali. E che quindi non c’è nessun motivo di festeggiare il 25 aprile. Una parte d’Italia è rimasta così. Almeno, io me la spiego così perché altrimenti, che quasi un secolo dopo, sia così difficile dire “ammettiamolo, c’era una parte giusta e una parte sbagliata, non c’è mai stata una guerra in cui fosse così evidente!” è strano.”

Essere al governo con quel tipo di mentalità può avere delle conseguenze negative?

“Beh sì, le ha le conseguenze negative e pericolose. Non tanto perché forse rischiamo di essere messi tutti di nuovo in camicia nera a marciare, non credo che rischiamo di avere un governo che invaderà di nuovo l’Etiopia o dichiarerà di nuovo guerra agli Stati Uniti, come ha fatto Mussolini. Però le cose simboliche sono importanti. Se noi oggi stiamo ancora qui, in un Paese che continua a spaccarsi tra chi sta con i partigiani e chi sta con i fascisti, allora vuol dire che queste non sono cose superficiali, sono cose radicate profondamente nell’identità italiana.“

La fatica di dichiararsi antifascisti

“E quindi chi sta al governo e dovrebbe aver giurato su una costituzione antifascista, invece faccia così fatica a dirsi antifascista, vuol dire che sei fascista fondamentalmente. Perché o l’uno o l’altro. E mi sembra una cosa inquietante.”

"La memoria personale non basta, anche mio nonno era fascista"

Dal punto di vista più volte ribadito dal ministro Lollobrigida e dal Presidente del Senato Ignazio La Russa, che dicono che per loro l’antifascismo era rappresentato da chi li picchiava e che molti di loro sono morti per colpa di antifascisti, è difficile dichiararsi tale. È un parallelo che si può fare?

“Il problema di quella parte d’Italia che ha continuato a insegnare ai bambini che la Resistenza era fatta da criminali è che, come tanti italiani, stavano dall’altra parte. Tanti italiani hanno sofferto nella guerra partigiana, tanti italiani si sono sentiti sconfitti e questo è un dato di fatto. Ma in ogni guerra ovviamente c’è chi vince e chi è sconfitto e ci sono guerre in cui non è così evidente chi sta dalla parte giusta e chi da quella sbagliata. Una delle tragedie dell’Italia è proprio questa difficoltà di andare al di là della propria memoria. La memoria di tante famiglie è quella di persone che sono state anche ammazzate. Io ho due nonni che erano fascisti e uno è stato fucilato dai partigiani però, con tutto il dolore che la mia famiglia ha provato per questo, forse perché faccio lo storico e so che la memoria non basta perché ognuno ha la sua, so che bisogna andare più in là e arrivare alla Storia. Che vuol dire che capisco il tuo punto di vista, però anche tu non puoi restare chiuso dentro questa cosa.”

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana