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Politica - 3 Dicembre 2024
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Dalla Homepage
Damasco, 3 dic. (Adnkronos) - Le forze statunitensi hanno distrutto lanciarazzi montati su camion, un carro armato e mortai nella Siria orientale, che costituivano una "minaccia chiara e imminente per le forze americane e per le forze della coalizione". Lo ha reso il portavoce del Dipartimento della Difesa americano, generale Pat Ryder, riferendosi alla coalizione internazionale che combatte il gruppo Stato islamico (Isis) nella regione. "Continuiamo a indagare su chi ha utilizzato queste armi, ma dobbiamo essere consapevoli che nella zona ci sono gruppi filo-iraniani che hanno compiuto attacchi" in passato, ha aggiunto Ryder.
Gli Stati Uniti hanno schierato circa 2.500 soldati in Iraq e 900 in Siria nell'ambito di una coalizione internazionale creata nel 2014 per combattere i jihadisti del gruppo Stato Islamico, che aveva preso il controllo di intere aree del territorio siriano e iracheno prima di essere sconfitto nel 2019.
Buenos Aires, 3 dic. (Adnkronos/Afp) - Il presidente argentino Javier Milei si recherà in Italia a metà dicembre, poi a gennaio al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Lo ha annunciato il portavoce presidenziale. "È probabile che lascerà Buenos Aires per Roma il 13 dicembre e ritornerà il 15", ha aggiunto il portavoce, senza specificare altro riguardo l'agenda del capo dello Stato.
Mosca, 3 dic. (Adnkronos) - Quasi 60 insediamenti sono sotto il controllo dell'esercito russo nella regione di Kharkiv. Lo ha annunciato il capo dell'amministrazione civile-militare della regione, Vitaly Ganchev, parlando alla radio Komsomolskaya Pravda.
Seul, 3 dic. (Adnkronos/Afp) - Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol ha dichiarato che la legge marziale sarà revocata e le truppe ritirate. "Proprio un attimo fa, l'Assemblea nazionale ha chiesto di revocare lo stato di emergenza e abbiamo ritirato l'esercito che era stato schierato per le operazioni di legge marziale", ha detto Yoon in un discorso televisivo. "Accetteremo la richiesta dell'Assemblea nazionale e revocheremo la legge marziale attraverso la riunione del Consiglio dei ministri".
In un drammatico discorso televisivo d'emergenza alla nazione, Yoon aveva annunciato che avrebbe imposto la legge marziale, accusando l'opposizione di paralizzare il governo con "attività anti-stato". Tuttavia, 190 legislatori sono riusciti a entrare in parlamento, dove hanno votato all'unanimità per bloccare la dichiarazione di legge marziale e chiederne la revoca. Secondo la Costituzione, la legge marziale deve essere revocata quando la maggioranza del parlamento lo richiede.
Tel Aviv, 3 dic. (Adnkronos) - L'Autorità israeliana per la natura e i parchi ha annunciato che a partire da domani, con l'approvazione del Comando del fronte interno delle Idf, riaprirà diversi parchi nazionali e riserve naturali nel nord di Israele, chiusi da oltre un anno a causa della guerra con Hezbollah.
Tra questi figurano i parchi nazionali di Bar'am, Achziv, della Fortezza Yehiam, di Tel Hatzor e della Fortezza Nimrod, nonché le riserve naturali di Nahal Amud e Hula. Altri siti chiusi a causa della guerra durata 14 mesi contro l'organizzazione terroristica con sede in Libano saranno riaperti gradualmente.
Berlino, 3 dic. (Adnkronos/Afp) - Il ministero degli Esteri tedesco ha affermato di seguire "con grande preoccupazione" la situazione in Corea del Sud, dove il presidente ha proclamato la legge marziale, decisione immediatamente contestata da un voto dell'Assemblea nazionale. "Seguiamo da vicino e con grande preoccupazione l'evoluzione della situazione in Corea del Sud", ha affermato il Ministero sul suo account X.
Venezia, 3 dic. (Adnkronos) - Filippo Turetta merita la condanna all'ergastolo per aver premeditato l'omicidio di Giulia Cecchettin, ma non l’ha uccisa con crudeltà e il delitto non è la conseguenza di un clima di paura vissuto dalla vittima. E’ questo il senso della condanna inflitta all’imputato, dopo circa sei ore di camera di consiglio, dai giudici della corte d’Assise di Venezia. Un verdetto che Turetta, 22 anni, ha ascoltato impassibile, a testa bassa, a pochi passi di distanza da Gino, padre dell’ex fidanzata, visibilmente commosso.
"Abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato, né più triste rispetto a ieri. È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani. Penso che la violenza di genere non si combatta con le pene, ma con la prevenzione" le prime parole ai microfoni di chi ha fatto del suo dolore una battaglia contro il patriarcato. Il femminicidio della ventiduenne laureanda in Ingegneria biomedica, che un anno fa ha scosso coscienze e portato decine di migliaia di persone, dentro e fuori dal Palazzo di giustizia sembra non fare rumore: niente folla o striscioni per ricordare l’omicidio dell’11 novembre 2023.
La giuria presieduta dal togato Stefano Manduzio - affiancato dalla giudice a latere Francesca Zancan e da sei popolari - non ha riconosciuto le attenuanti generiche (la giovane età e l’assenza di precedenti), ha stabilito una provvisionale complessiva di 760 mila euro per le parti civili - 500mila per il padre Gino, 100mila ciascuno per i fratelli Elena e Davide, 30mila euro a testa per lo zio paterno Alessio e la nonna Carla Gatto - e stabilito la pubblicazione della sentenza anche nel Comune di Vigonovo, dove viveva la vittima.
In un’aula senza gabbia, con quaranta accessi riservati a giornalisti e pubblico, è andato in scena un processo immediato in cui il fair play della difesa ha evitato l’udienza preliminare, testimoni e lungaggini permettendo di chiudere in poco più di due mesi, e solo cinque udienze, un omicidio dalle responsabilità chiare. Eppure la sentenza cancella due delle tre aggravanti contestate dal pm Andrea Petroni e dà ragione a una difesa che, alla vigilia, aveva poche armi e spuntate. Bisognerà attendere le motivazioni, tra 90 giorni, per stabilire le ragioni dei giudici ma l’arringa offre spunti interessanti per capire il verdetto.
Filippo Turetta, per sua stessa ammissione, ha ucciso la compagna di studio ed ex fidanzata che a fine luglio 2023 aveva deciso di troncare una relazione di oltre un anno. La rabbia per quella distanza diventano una “lista” - coltelli, nastro per legarla e impedirle di urlare, cartine stradali per la fuga, contanti per evitare di essere rintracciato, sacchi neri - di un progetto da cui non torna indietro. Di fronte al nuovo rifiuto, dopo una serata trascorsa insieme, il ‘bravo ragazzo’ ossessionato entra in azione e mette in atto un’aggressione, in tre atti, di venti minuti.
In un parcheggio a Vigonovo (Padova), a 150 metri da casa Cecchettin, afferra un coltello e inizia a colpire. Poi carica in auto l’ex fidanzata e nel tragitto fino all’area industriale di Fossò (Venezia) prosegue a colpire, e quando scappa dall’auto, la insegue, la spinge sull’asfalto e la finisce. L’autopsia restituisce 75 colpi, 25 lesioni sono da difesa, ma questi numeri non sono indici di sevizie, né di crudeltà, ha sancito la corte d’Assise. “Colpisce alla cieca”, con mano inesperta, aveva detto nella sua arringa il difensore Giovanni Caruso, irritando la famiglia della vittima (oggi c’è stata la stretta di mano in aula), ma quei colpi - difficili anche solo da contare o immaginare - solo lesioni inflitte allo scopo di uccidere (obiettivo dell’imputato) non di aggiungere sofferenze o patimenti gratuiti alla vittima. Un discrimine essenziale per chi scrive sentenze.
E l’aggravante dello stalking cade di fronte ai fatti. Il timido e asfissiante imputato, “lo sfigato” che insinua sensi di colpa nella vittima, che usa il suicidio come forma di ricatto, che manda decine e decine di messaggi al giorno all’ex fidanzata, non fa paura a Giulia Cecchettin. E’ lei il giorno del delitto a chiamarlo, a invitarlo a fare un giro al centro commerciale ‘Nave de Vero’ di Marghera. Lei, insofferente e stanca per l’atteggiamento di Turetta, non cambia le sue abitudini e non prova ansia o paura, condizioni necessarie per stabilire la presenza di atti persecutori.
Salva la massima che "le aggravanti non si contano ma si pesano”, l’esclusione delle due aggravanti non cambia la sostanza: ergastolo per l'imputato che si è arreso dopo una settimana di fuga. Ma in vista di un possibile appello, dopo le motivazioni, il verdetto segna un punto per la difesa.
"Filippo Turetta mi ha ringraziato, ha compreso la sentenza ed è un po' stordito. Non è una partita, non è una competizione, la soddisfazione è di aver portato la mia goccia di contributo alla celebrazione di un processo faticoso da ogni punto di vista. Come ha ricordato il presidente della corte d'Appello di Venezia in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 'Una sentenza penale sarà tanto più autorevole, quanto più segua a una difesa adeguata'” le parole del difensore Giovanni Caruso.
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