Pagelle F1 Gp Australia: Sainz 10 e lode; Perez scarso (5), Red Bull ...

25 Mar 2024
F1

di Flavio Vanetti

Grande prova della Ferrari, da 10, anche con Leclerc che merita 8,5. Deludono Red Bull (5), Mercedes (4) e soprattutto una Williams da 0. Verstappen soffre troppo i canguri?

Nella terra dei canguri il balzo migliore — un «jump» addirittura da doppietta — è quello della Ferrari, che al terzo Gp infrange già la prospettiva che questa sarebbe stata una stagione-monocolore per la Red Bull e soprattutto per Max Verstappen. Buone nuove, per l’intera F1 e non solo per il Cavallino, giungono dunque dall’altra parte del mondo, dove la RB più che un canguro è sembrata un gambero (detto che con tutta probabilità è stato un episodio e nulla più).

Carlos Sainz: 10 e lode

Dalla sala operatoria di Gedda, solo 16 giorni fa, al gradino più alto del podio. Dall’intervento per risolvere l’appendicite che l’aveva colpito alla seconda vittoria con la Rossa. Il pilota con la valigia pronta sembra confermare che chi è a fine rapporto o sbraca del tutto o trova motivazioni extra, magari per mandare messaggi a chi l’ha voluto giubilare. Il caso di Carlos da Madrid è il secondo: ha posto le basi del successo con un’ottima qualifica, nella quale giusto il Verstappen indemoniato del sabato poteva stargli davanti. SuperMax si è poi dovuto arrendere per un guaio tecnico, certo, ma in pista aveva incassato il sorpasso dello spagnolo e non è detto che se fosse rimasto in gara ce l’avrebbe fatta a restituire l’oltraggio. Sainz ha raccontato di aver realizzato, tra l’annuncio dell’arrivo di Hamilton al suo posto, il podio in Bahrain, l’operazione in Arabia Saudita e adesso questo trionfo, «che la vita è un ottovolante». Magari a fine stagione scoprirà anche di essere nel punto più alto.

Ferrari: 10

Prima vittoria della SF-24, l’ambo torna a uscire sulla ruota di Maranello dopo il Gp del Bahrain 2022 (primo Leclerc, secondo Sainz) mentre a Melbourne mancava dal 2004, quando l’1-2 fu firmato da Schumacher e Barrichello. Il tracciato dell’Albert Park è unico per caratteristiche, dunque tutto andrà riportato e verificato su altre piste. Ma in uno scenario impegnativo, perché la Pirelli aveva deciso di portare in Australia uno step di mescole più morbido e soggetto dunque a maggior usura, la monoposto ha resistito meglio di tutte le rivali alle insidie del graining.

Charles Leclerc: 8,5

Nove giri, nel primo stint, trascorsi a tentare di superare Norris: missione non riuscita per Charles, le sue chance di vittoria sono sostanzialmente evaporate in quell’assalto andato a vuoto. Allora ha dovuto giocoforza ricorrere all’undercut per ritrovarsi davanti all’inglese e se la strategia da un lato ha pagato, dall’altro ha compromesso la possibilità di riacchiappare il compagno di team. Il punto aggiuntivo lo proietta da solo al secondo posto della classifica piloti, a -4 da Verstappen. Ma la «bellicosità» di Sainz in questo scenario molto particolare per lo spagnolo rischia di essere sia un avversario in più sia un fattore aggiuntivo di stress.

Logan Sargeant: 8

Appiedato dalla Williams in modo indegno, non ha sfasciato il box: titolo di grande merito. In pista non prenderà mai, a occhio, un voto così alto.

McLaren: 7/8

All’Albert Park ha ottenuto la certificazione di terza forza del Mondiale, con la sensazione che manchi una tessera (prestazione complessiva o velocità pura?) a completare il mosaico. Norris (7,5) ne aveva più di Piastri (7), che era partito meglio ma che con professionale realismo ha dovuto cedere il passo all’inglese — nonostante fosse davanti al pubblico di casa — quando era chiaro che solo Lando avrebbe potuto insidiare il secondo posto di Leclerc. Per le macchine orange una doppietta minore, ma di valore: terzo e quarto posto.

Yuki Tsunoda: 7

È il giapponese arrembante, non il bollito Ricciardo (4: stavolta la figuraccia, cominciata dalla qualifica, è andata in scena davanti ai suoi tifosi), il pilota che con il settimo posto — era ottavo, ma Yuki ha sfruttato la penalizzazione di Alonso — ha dato i primi punti dell’annata alla Racing Bulls, la scuderia che per sponsor ha una carta di credito e come denominazione ufficiale uno scioglilingua. Resta però tutto da vedere se gli eredi di quella che fu la Minardi, poi Toro Rosso, poi ancora Alpha Tauri, diventeranno «tori da corsa», come suggerito dal nome.

Haas: 7

Ancora punti preziosi e con due macchine: nono Hulkenberg, decimo Magnussen, professionale nel cedere il passo al tedesco che aveva gomme meno consumate (è stato il muretto a chiedere il sacrificio). Dopo il terremoto d’inizio gennaio era accreditata dell’ultimo posto e addirittura della prospettiva che fosse la sua ultima stagione in F1. Invece è sesta nel Mondiale alla pari con la Racing Bulls: non sempre le catastrofi si avverano.

Günther Steiner: 7

A proposito di Haas. L’ex team principal, l’altoatesino Günther Steiner, «segato» dal ribaltone di cui parlavamo e sostituito dal giapponese Ayao Komatsu, nei nuovi panni di opinionista s’è ritrovato nel paddock a intervistare… Kevin Magnussen, il pilota che lui aveva assunto. Il danese gli ha chiesto, spiritosamente: «Che cosa fai qui?». Professionale al massimo, Günther ha assolto al meglio la sua mansione. Dopo essere stato acclamato come uno dei mattatori del docu-film «Drive to survive», Steiner magari si prenderà nel giornalismo quelle gioie che la F1 ultimamente gli aveva negato.

George Russell: 6

La «murata» a due curve dal termine non era colpa sua, ma di Alonso: così hanno stabilito i giudici. Assolto dunque da una colpa che sarebbe stata grave, l’inglese ha fatto quello che ha potuto (poco, a parte un buon avvio) con una Mercedes davvero scarsa.

Fernando Alonso: 5

Come rovinare con una frenata «assassina» su Russell un altro Gp di lotta e orgoglio, provando a mascherare la mediocrità dell’Aston Martin. Da sesto è diventato ottavo, dopo la penalizzazione di 20 secondi: la carica agonistica accende sempre Fernando, ma a volte lo brucia.

Sergio Perez: 5

Ci risiamo: è tornato il Perez abatino di tante, troppe volte. Nel giorno in cui Verstappen si ferma, lui non ne approfitta. In qualifica era stato retrocesso da terzo a sesto per lo sgarbo a Hulkenberg in Q1, in gara ha recuperato una sola posizione: è ben al di sopra del «par».

Red Bull: 5

Una rondine non fa primavera, siamo tutti d’accordo. Ma il guasto sulla macchina di Verstappen è una piccola crepa che incoraggia gli avversari. Max (non giudicabile, però dopo una qualifica mostruosa e da pole aveva cominciato il Gp con due sbavature che avevano propiziato l’attacco vincente di Sainz) ha interrotto una striscia positiva di 44 gare. Il suo ultimo ritiro era avvenuto proprio a Melbourne, nel 2022: i canguri ce l’hanno con lui?

Mercedes: 4

Ancora una volta la W15 s’è dimostrata inconsistente e Toto Wolff ha aggiunto un altro capitolo alla storia triste che gli ex dominatori stanno scrivendo da ormai un bel po’ di tempo: «È difficile essere ottimisti». Forse la Mercedes ha perso troppi uomini chiave per continuare ad essere il faro della F1. E ora soffre.

Williams: 0

Quella che fu una scuderia che spadroneggiava, pluri-iridata sia tra i piloti sia tra i costruttori, non è arrivata in Australia con una scocca di riserva: una miseria da team scalcagnato. Molto discutibile anche la decisione di appiedare Sargeant e non Albon, colui che aveva sfasciato la macchina alla curva 6. L’hanno fatto perché credevano che Alexander avesse più chance di andare a punti: forse è vero, ma resta una scelta ingiusta verso l’americano. Comunque: Albon undicesimo, zero punti. La farina del diavolo finisce sempre in crusca.


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24 marzo 2024 (modifica il 25 marzo 2024 | 09:09)

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