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Il Movimento 5 stelle è morto, anzi, «stramorto», ucciso dal «mago di Oz» Giuseppe Conte. Ma il suo humus è più vivo che mai e «avrà un altro, meraviglioso decorso». Beppe Grillo pronuncia il suo atteso discorso introdotto dall'Inno alla gioia e a bordo di un carro funebre, rappresentazione plastica del destino della sua creatura. Accusa l’ex premier, che «non si faceva mai trovare», e fa capire che sul simbolo sarà battaglia. Anche il secondo voto per la costituente, che pure ha preteso e ottenuto, ha ormai un’importanza relativa: «Io ho già perso però i valori li abbiamo fatti con Casaleggio». È lui, spiega, che «ci ha messo l'intelligenza, io il coraggio e milioni di italiani il cuore. Sono queste tre cose che hanno fatto sì che il Movimento avesse un'identità». Poco male, allora, se gli iscritti confermeranno la sua esclusione. Non è un problema. Tanto più che ha votato «meno della metà» di loro e che la consultazione è stata fatta solo per rispondere «a tre domande»: quella sui mandati, quella sul ruolo di garante e quella sul presidente. Le altre, è il ragionamento del fondatore, «servivano a coprire queste tre» quindi, qualunque sarà l'esito finale, non cambierà le cose: «Votate o andate a funghi. Votate bene, io non mi offenderò. Non vi conosco neanche più».
Il simbolo, però, è un’altra questione e Grillo intende prenderla di petto: «Fatevene un altro e andate avanti». Una promessa implicita che l’azione legale per rivendicare la proprietà del logo non è più soltanto un’ipotesi. Lo stesso, quindi, si può dire del nome, anche se su quello Grillo non si sofferma.
Su Conte sì, però, e a lungo. Tanto per chiarire che le cose non sono andate come le ha descritte lui: «Non so quale narrazione vi è stata fatta, ma io come garante non intervenivo in nulla. Tutti i miei progetti non arrivavano al mago di Oz, perché non si faceva mai trovare» e questa «è stata la carta vincente per disintegrare il movimento nella sua identità», per trasformarlo «in un partitino progressista» con «giochini sulle alleanze che neanche la Democrazia cristiana di vent'anni fa». Grillo parla di una cinquantina di idee che avrebbe sottoposto all'attenzione dell'ex premier ma sulle quali non avrebbe mai ricevuto risposta. E questo nonostante Conte si fosse impegnato a incontrarlo una volta al mese. Ancora: «Il M5s è sceso dal 25% a meno della metà. E mi si accusa di essere il padre padrone. Il mago di Oz mi ha accusato di essere il sopraelevato. Dal suo punto di vista, da un sottopassaggio, è chiaro che mi vede come il sopraelevato. Lui ha questa leggera psicosi» e «la politica oggi è da analizzare sotto il profilo neurologico. Soffre di questa sindrome ripetitiva e compulsiva di proiezione a specchio. Butta sugli altri quello che è già lui».
Certo il rammarico c'è, perché «questo Movimento aveva un'identità straordinaria: l'identità dei due mandati» e con Conte «eravamo d'accordo per fare una legge dello Stato». Niente da fare: il presidente ha preferito continuare per la sua strada e adesso Grillo ne trae le conseguenze. La prima, come detto, è che proverà a tenersi stretto il simbolo. La seconda che forse lo userà per costruire un nuovo movimento. Poi ci sono i parlamentari, tutti o quasi con Conte. Ma sarà ancora così dopo oggi? Non è detto, e qualcuno ha già provato a difenderlo, anche se pubblicamente lo ha fatto solo Mariolina Castellone. Per ora c'è la replica del capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri, che non vede «nulla di nuovo» nel messaggio di Grillo, e quella di Vittoria Baldino, risoluta nel confermare che «il simbolo resta quello», perché «il Movimento siamo noi». Meno diplomatici i commenti anonimi raccolti a caldo davanti alla sede del partito: «Grillo chi?», risponde ironizzando un deputato, mentre un altro non trattiene l'irritazione: «Ma ci faccia il piacere. Dove era in questi sette anni mentre noi ci facevamo il c... contro la Casta? Ci ha lasciato da soli e basta». E ancora: «È grave che disprezzi chi si fa il mazzo dicendogli “io manco vi conosco”». «È stato lasciato solo? Bugie - argomenta qualcun altro -. Era lui che riuniva solo il caminetto e si confinava all'hotel Forum».