Iran: picco di esecuzioni nel 2023 - Amnesty International Italia

Iran
L’enorme aumento delle esecuzioni per reati di droga

L’impennata delle esecuzioni nel 2023 è dovuta soprattutto allo sconcertante cambiamento nelle politiche antidroga seguito all’elezione di Ebrahim Raisi alla presidenza della repubblica e alla nomina di Gholamhossein Eje’i a capo del potere giudiziario, entrambe risalenti al 2021.

Amnesty International ha analizzato documenti ufficiali di alte cariche del governo e della magistratura che criticavano le riforme apportate nel 2017 alla Legge contro i narcotici, che dal 2018 al 2020 avevano favorito una notevole diminuzione delle esecuzioni per reati di droga. In quei documenti, si chiedeva di aumentare l’uso della pena di morte per combattere il traffico di droga.

Ne è derivata, dal 2021, una drammatica traiettoria ascendente: nel 2023 le esecuzioni per reati di droga sono state almeno 481, il 56 per cento del totale, con un aumento dell’89 per cento rispetto al 2022 e del 264 per cento rispetto al 2021, quando le esecuzioni per reati di droga erano state, rispettivamente 255 e 132.

Il 29 per cento delle esecuzioni per reati di droga, 138, ha riguardato prigionieri della minoranza beluci, che costituisce solo il cinque per cento della popolazione iraniana, rendendo evidente l’impatto discriminatorio delle politiche antidroga sulle comunità più marginalizzate e impoverite.

Spesso, i prigionieri condannati per reati di droga sono stati messi a morte in segreto, senza darne preavviso a familiari e avvocati.

Senza un’azione urgente da parte della comunità internazionale, le esecuzioni per reati di droga continueranno ad aumentare. Magistratura, parlamento e governo sono al lavoro per una nuova Legge antinarcotici che, se verrà adottata, amplierà la gamma dei reati di droga puniti con la pena di morte.

Le esecuzioni come strumento di oppressione politica

Per tutto il 2023, a seguito della rivolta “Donna Vita Libertà”, le autorità iraniane hanno intensificato l’uso della pena di morte allo scopo di stroncare il dissenso.

Sei uomini sono stati messi a morte in relazione alla rivolta del 2022 e uno per le proteste del novembre del 2019. Almeno altri sette prigionieri rischiano un’imminente esecuzione per gli stessi motivi.

L’aumento delle esecuzioni ha spinto i prigionieri nei bracci della morte ad avviare scioperi della fame e a chiedere pubblicamente di intervenire per scongiurare la loro esecuzione.

Nel maggio 2023, alcuni giorni prima della loro esecuzione a seguito di processi gravemente irregolari, i manifestanti Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi hanno fatto uscire di nascosto dal carcere la loro richiesta di aiuto: “Per favore, non lasciate che ci uccidano”.

Il 28 gennaio 2024 un altro gruppo di condannati a morte ha diffuso una lettera aperta annunciando lo sciopero della fame e chiedendo sostegno per salvare le loro vite: “Forse, col vostro aiuto, queste esecuzioni potranno essere annullate. In qualunque modo possiate farlo, per favore, siate la nostra voce…”

Le esecuzioni di persone arrestate da minorenni

Nel 2023 c’è stato anche uno scioccante aumento dell’uso della pena di morte nei confronti di rei minorenni: sono stati messi a morte un diciassettenne e altri quattro prigionieri condannati per reati commessi quando avevano meno di 18 anni.

Hamidreza Azari è stato arrestato all’età di 16 anni e messo a morte meno di sette mesi dopo, al termine di un processo gravemente irregolare che era stato persino accelerato dalla pubblica accusa. Senza vergogna, le autorità iraniane hanno dichiarato sui mezzi d’informazione del paese che aveva 18 anni per evitare l’accusa di aver violato il diritto internazionale che proibisce la pena di morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato.

Negli ultimi mesi le autorità hanno ingannevolmente promosso una nuova direttiva del capo del potere giudiziario che avrebbe, a loro dire, “ulteriormente ridotto” le condanne a morte nei confronti dei rei minorenni. L’analisi effettuata da Amnesty International ha rivelato, al contrario, che la direttiva non affronta gli storici difetti del diritto minorile e ribadisce la discrezionalità del giudice nel condannare a morte i rei minorenni sulla base della “valutazione della loro maturità”.

Amnesty International ha ancora una volta sollecitato le autorità iraniane a modificare l’articolo 91 del codice penale islamico per abolire la pena di morte per i crimini commessi dai minorenni in qualunque circostanza.

Ulteriori informazioni

Le autorità iraniane rifiutano di rendere pubblici i dati sulle condanne a morte e sulle esecuzioni. Per stabilire il numero delle condanne eseguite nel 2023, Amnesty International ha collaborato strettamente col Centro Abdorrahman Boroumand e ha analizzato informazioni da fonti aperte, come organi di stampa statali e indipendenti e organizzazioni per i diritti umani. Ha anche esaminato i dati raccolti da Iran Human Rights e dal Kurdistan Human Rights Network.

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