Milano, morto Luciano Gattinoni, luminare della Rianimazione. I ...

Luciano Gattinoni

di Sara Bettoni

Tra le varie intuizioni, sua l'idea di mettere i pazienti con grave insufficienza respiratoria (come i malati di Covid) «a pancia in giù»

Addio a Luciano Gattinoni, luminare di Anestesia e Rianimazione, noto in tutto il mondo per i suoi studi sull'insufficienza respiratoria acuta e per il contributo delle sue intuizioni nella disciplina. Aveva 79 anni ed era malato du tumore. È mancato in Germania, a Gottinga, dove era guest professor dal 2016. 

Studente al liceo classico Carducci di Milano, nel 1969 si laurea in Medicina alla Statale. Sempre a Milano si specializza in Anestesia e rianimazione nel 1974 e nel 1980 in Igiene. 

La sua lunga e fruttuosa carriera lo conduce negli Stati Uniti, ai National Institutes of Health, dove sviluppa l'uso della circolazione extracorporea come sostegno all'attività polmonare. Poi rientra in Italia, al San Gerardo di Monza. Dal 1993 torna a Milano, al Policlinico, dove introduce alcune tecniche, come la pronazione dei pazienti con insufficienza respiratoria acuta, così da migliore l'ossigenazione dei polmoni e quindi ottenere un maggior tasso di sopravvivenza. L'intuizione viene sfruttata anche durante la pandemia di Covid, quando i positivi in terapia intensiva vengono posizionati a pancia in giù. Ancora, Gattinoni approfondisce l'uso della tac polmonare quantitativa e il concetto di «baby lung».  

Commendatore della Repubblica nel 1992, nel 2016 riceve l'Ambrogino d'oro. Già ai vertici delle società italiana ed europea di Anestesia e rianimazione, è stato direttore scientifico del Policlinico e docente in Statale, dove aveva mantenuto la carica di professore emerito. Proprio uno dei suoi allievi, Davide Chiumello, oggi primario all'Asst San Paolo e San Carlo di Milano, lo ricorda come «eclettico e appassionato di musica moderna e contemporanea: suonava il pianoforte e il clavicembalo». Soprattutto, ne sottolinea «l'onestà intellettuale e scientifica: aveva una forte curiosità e il desiderio di aprirsi e mettersi in gioco. Viveva il lavoro con apertura mentale e con la voglia di divertirsi». Chiumello ricorda anche i suoi inviti a spiegare la medicina con semplicità. «E ascoltava tutti dal punto di vista scientifico: diceva che in ognuno di noi può nascere un'idea». 

2 dicembre 2024 ( modifica il 2 dicembre 2024 | 20:42)

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