“Ad Abu Dhabi non abbiamo mai vinto, ma c’è sempre una prima volta. È un bell’anno per farlo”. Charles Leclerc spingerà fino all’ultima curva per il titolo costruttori che verrà assegnato domenica prossima. D’altra parte proprio quest’anno ha finalmente vinto a Monaco dopo troppi tentativi andati a vuoto. Il suo 2° posto dietro a Max Verstappen, unito al 6° di Carlos Sainz in una gara caotica e con strascico di polemiche come quella in Qatar, ha rimandato la resa dei conti a Yas Marina dove sono in palio 44 punti.
Scontro finale per la classifica costruttoriMaranello è indietro di 21 lunghezze rispetto alla McLaren che, dopo la doppietta nella sprint a Lusail, non è stata all’altezza del gp e è inciampata con Lando Norris negli errori (non ha rallentato con doppia bandiera gialla quando c’era a terra uno specchietto perso dalla Williams di Albon) e in una direzione gara severa (10 secondi con stop&go all’inglese delle papaya) quanto incerta (la corsa non è stata interrotta subito ma solo dopo che i detriti del riflettori sono andati in mille pezzi col passaggio di Bottas, cosa che ha provocato la foratura della rossa di Sainz e della Mercedes di Hamilton). Ad Abu Dhabi lo scontro finale tra i due team più longevi della storia della Formula 1, dopo che col Qatar la Red Bull è matematicamente fuori dalla lotta: 16 i titoli costruttori per la Ferrari, 8 quelli della McLaren.
Le risorse della FerrariIn un Mondiale già incerto e combattuto come quello di questa stagione, con più macchine e piloti che possono vincere da un weekend all’altro, niente può essere dato per scontato. Neanche l’epilogo: la Ferrari si trova di fronte a un traguardo che non raggiunge dal 2008 (la McLaren dal 1998). E ci è arrivata a singhiozzo, dopo un lungo passaggio a vuoto cominciato proprio all’indomani di Montecarlo, quando gli aggiornamenti portati a Barcellona si sono rivelati inadeguati. È stata lenta e faticosa la risalita attraverso le correzioni. Ma pur con una macchina imperfetta, è riuscita a uscire dal tunnel sfruttando al massimo i mezzi a disposizione. Una fine campionato in crescendo, dove forse l’unico rammarico è stato il gp di Las Vegas dove non ha ottenuto, su una pista amica, il massimo possibile. Al contrario in Qatar, su un circuito ostile, è riuscita tutto sommato a limitare i danni con un’esecuzione gara eccellente. Leclerc peraltro ha usato un fondo nuovo e sperimentale, destinato alla macchina del prossimo anno, che ha dato riscontri positivi. Non è escluso che la scuderia non riesca a fornirlo anche a Sainz.
È sulla scorta di questo andamento che si poggiano le speranze di Maranello ad Abu Dhabi: sebbene non abbia mai vinto negli Emirati dal 2009, cercherà di massimizzare le opportunità. Sperando anche nella fortuna e negli eventuali alleati. Non basterà infatti fare doppietta alle rosse per aggiudicarsi il titolo: dovrà farlo conquistando +21 punti sulle McLaren, cui basta un 3° e 4° posto per ottenere la corona a squadre. Se non vince, +22 sulle papaya. Nel caso in cui le Ferrari arrivino 2ª e 3ª, le McLaren devono piazzarsi tra il 7° e l'8° posto o peggiore. Altro scenario: se le contendenti finissero a parità punti, varrebbero i successi ma sono 5 ciascuno. Se nessuna dei due vince ad Abu Dhabi e finissero comunque a parità punti, vincerebbero i papaya in base al maggior numero di secondi posti (10 contro 4).