Femminicidio di Giulia Cecchettin, Turetta condannato all'ergastolo
E' ergastolo per Filippo Turetta. Oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia in carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Lo hanno deciso i giudici della corte d'Assise di Venezia al termine di una camera di consiglio durata circa cinque ore. La giuria, presieduta dal togato Stefano Manduzio - affiancato dalla giudice a latere Francesca Zancan e da sei popolari -, ha accolto in pieno la richiesta di condanna formulata dalla procura e ha confermato le accuse per il ventiduenne ritenuto responsabile dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa con 75 coltellate la sera dell'11 novembre 2023.
L'udienza, la quinta, prevedeva inizialmente le repliche del pubblico ministero, delle parti civili all'arringa della difesa e l'eventuale controreplica, che però non ci sono state. Il presidente Manduzio ha quindi dichiarato chiusa la fase dibattimentale per l'entrata in camera di consiglio. La lettura della sentenza è prevista non prima delle ore 15.
Filippo Turetta era presente in aula, così come il padre di Giulia, Gino Cecchettin. Stretta di mano tra l'avvocato Giovanni Caruso e Gino Cecchettin in aula. "La capisco umanamente ma il mio lavoro non è facile" ha poi detto Caruso a Carla Gatto, la nonna di Giulia. Nei giorni scorsi, Cecchettin aveva dichiarato che l'arringa di Caruso non era stata rispettosa della memoria della figlia.
"Non sono per il perdono, non perdonerò mai chi ha ucciso mia nipote e non perdonerò mai chi fa del male alle donne". Sono le parole di Andrea Camerotto, lo zio materno di Giulia Cecchettin, nelle ore che precedono la lettura della sentenza. "Ha detto - prosegue - che non se la sente di chiedere scusa nell'interrogatorio in aula, ma bisogna anche provarci a farlo . Ha ucciso con crudeltà, nel tragitto verso Fosso' aveva modo di tornare indietro, non l'ha fatto ed è stato veramente crudele. Comunque Filippo per me non esiste, non ho niente da dirgli. Come ha detto mio cognato Gino, prima dell'omicidio di Giulia non eravamo coscienti della violenza sulle donne, si 'assaporava' la disgrazia e si girava la pagina del giornale. Ora bisogna farsi delle domande, sono contento che Gino abbia intrapreso la strada della Fondazione e lo sosterrò".
Oggi a poco più di un anno dall’omicidio di Giiulia Cecchettin , nell'aula della Corte d'Assise di Venezia il 23enne saprà se lo aspetta l'ergastolo – come chiesto dalla Procura - o se i giudici riterranno che, anche ad un uomo come lui, reo confesso del massacro di una ragazza con 75 coltellate, possano essere riconosciute delle attenuanti generiche, tali da evitargli il carcere a vita.
Su questo obiettivo punta la difesa di Turetta, consapevole che comunque per Filippo ci sarà un verdetto di condanna. Il pm Andrea Petroni, nella requisitoria, aveva già sottolineato come l'ergastolo nel nostro Paese non sia più tecnicamente un "fine pena mai", perché vi sono istituti di lenimento della perpetuità della condanna, la semilibertà e la liberazione condizionale. Ma l'ergastolo, era stata la replica del legale di Turetta, Giovanni Caruso, è comunque un tributo che si paga "all'ideologia della pena vendicativa".
Così, nell'udienza del 26 novembre, il difensore aveva cercato di smontare i punti sui quali poggiano le aggravanti mosse a Turetta: la premeditazione- per Caruso, le liste delle cose da fare e il modus operandi di Turetta sarebbero stati prova della sua 'indecisione' rispetto alla volontà di uccidere - La crudeltà: quella di Filippo, ha sostenuto, sarebbe stata un'aggressione "da 'corto circuito', in preda ad una alterazione emotiva". Gli atti persecutori, lo stalking: Giulia, ha sostenuto Caruso, era sì controllata continuamente dal ragazzo, ma 'non aveva paura di Filippo, non cambiò le sue abitudini" nonostante l'atteggiamento ossessivo del giovane; "se avesse avuto paura non avrebbe accettato di uscire con lui quella sera".
Sull'altro piatto della bilancia c'è una pubblica accusa per la quale Filippo "premeditò con crudeltà l'uccisione di Giulia". Un assassinio "premeditato" - quindi punibile con l'ergastolo - non solo preordinato, su cui pesa soprattutto quella lista delle cose per uccidere (coltelli, scotch, badile, sacchi neri dell'immondizia, corda per legare caviglie, sotto e sopra ginocchia, calzino umido in bocca per non farla urlare) stilata da Turetta solo quattro giorni prima del fatto, il 7 novembre 2023.
Un progetto nero dal quale poteva tirarsi indietro in qualsiasi momento, avendo "tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere".
Oggi, con inizio alle 9.30 nell'aula della Corte d'Assise di Venezia andrà in scena l'ultima udienza del processo-lampo a Turetta, che dal 25 novembre 2023 è rinchiuso nel carcere di Verona. Si inizierà con le contro-repliche delle parti -passaggio che dovrebbe essere breve - poi la Corte si riunirà in Camera di Consiglio per deliberare. La sentenza potrebbe arrivare nel pomeriggio.