Filippo Turetta, oggi la sentenza: rischia l'ergastolo. L'avvocato del ...

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IL PROCESSO Ultimo aggiornamento   4 ore fa

Turetta sentenza - Figure 1
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2024-12-03 09:54:16

Corte d'Assise in camera di consiglio: sentenza non prima delle 15

La Corte d'Assise di Venezia è entrata in camera di consiglio per discutere e deliberare la sentenza per Filippo Turetta, il 23enne reo confesso del femminicidio di Giulia Cecchettin. L'udienza, la quinta, prevedeva inizialmente le repliche del Pm, delle parti civili all'arringa della difesa e l'eventuale controreplica, che però non ci sono state. Il presidente Stefano Manduzio ha quindi dichiarato chiusa la fase dibattimentale per l'entrata in camera di consiglio. La lettura della sentenza è prevista non prima delle ore 15. Filippo Turetta è presente in aula, così come il padre di Giulia, Gino Cecchettin. 

2024-12-03 09:42:17

L'avvocato di Turetta stringe la mano a papà Gino

Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, stringe la mano a Gino Cecchettin, papà della vittima Giulia, pochi minuti prima dell’ultima udienza - davanti alla corte d’Assise di Venezia - del processo che vede alla sbarra il giovane per l’omicidio dell’ex fidanzata. Un gesto per spegnere le polemiche nate dopo l’arringa dell’avvocato, parole che avevano offeso papà Gino. La stretta di mano è stata replicata anche con la nonna, la signora Carla Gatto. “La capisco umanamente, ma il mio lavoro non è facile” le parole pronunciate a bassa voce dal legale Caruso.

2024-12-03 08:26:13

La tesi dell'accusa

Sull'altro piatto della bilancia c'è una pubblica accusa per la quale Filippo «premeditò con crudeltà l'uccisione di Giulia». Un assassinio «premeditato» - quindi punibile con l'ergastolo - non solo preordinato, su cui pesa soprattutto quella lista delle cose per uccidere (coltelli, scotch, badile, sacchi neri dell'immondizia, corda per legare caviglie, sotto e sopra ginocchia, calzino umido in bocca per non farla urlare) stilata da Turetta solo quattro giorni prima del fatto, il 7 novembre 2023. Un progetto nero dal quale poteva tirarsi indietro in qualsiasi momento, avendo «tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere». Oggi, con inizio alle 9.30 nell'aula della Corte d'Assise di Venezia andrà in scena l'ultima udienza del processo-lampo a Turetta, che dal 25 novembre 2023 è rinchiuso nel carcere di Verona. Si inizierà con le contro-repliche delle parti - passaggio che dovrebbe essere breve - poi la Corte si riunirà in Camera di Consiglio per deliberare. La sentenza potrebbe arrivare nel pomeriggio. 

2024-12-03 08:24:10

Su cosa ha puntato la difesa di Turetta

Il 23enne saprà se lo aspetta l'ergastolo - come chiesto dalla Procura - o se i giudici riterranno che, anche ad un uomo come lui, reo confesso del massacro di una ragazza con 75 coltellate, possano essere riconosciute delle attenuanti generiche, tali da evitargli il carcere a vita. Su questo obiettivo punta la difesa di Turetta, consapevole che comunque per Filippo ci sarà un verdetto di condanna. Il pm Andrea Petroni, nella requisitoria, aveva già sottolineato come l''ergastolo nel nostro Paese non sia più tecnicamente un «fine pena mai», perché vi sono istituti di lenimento della perpetuità della condanna, la semilibertà e la liberazione condizionale. Ma l'ergastolo, era stata la replica del legale di Turetta, Giovanni Caruso, è comunque un tributo che si paga «all'ideologia della pena vendicativa». Così, nell'udienza del 26 novembre, il difensore aveva cercato di smontare i punti sui quali poggiano le aggravanti mosse a Turetta: la premeditazione - per Caruso, le liste delle cose da fare e il modus operandi di Turetta sarebbero stati prova della sua 'indecisione' rispetto alla volontà di uccidere - La crudeltà: quella di Filippo, ha sostenuto, sarebbe stata un'aggressione «da "corto circuito", in preda ad una alterazione emotiva». Gli atti persecutori, lo stalking: Giulia, ha sostenuto Caruso, era sì controllata continuamente dal ragazzo, ma «non aveva paura di Filippo, non cambiò le sue abitudini» nonostante l'atteggiamento ossessivo del giovane; «se avesse avuto paura non avrebbe accettato di uscire con lui quella sera»

È il giorno della sentenza per Filippo Turetta accusato di aver ucciso, con 75 coltellate, l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Oggi, a poco più da un anno dal femminicidio dell’11 novembre 2023, la corte d’Assise di Venezia dovrà non tanto stabilire la responsabilità del reo confesso quanto la durata del carcere. Dovrà decidere se infliggere l’ergastolo - e se dunque sussistono le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dello stalking - oppure decretare che un ventiduenne non merita il fine pena mai, anche per la giovane età e l’assenza di precedenti. In aula sono attesi l’imputato e il papà della vittima che, per la seconda volta, siederanno a pochi passi di distanza. Escluse dichiarazioni spontanee di Turetta, se il pm Andrea Petroni non farà brevi repliche, i giudici si ritireranno in camera di consiglio per uscirne con una sentenza. Per la difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, l’ergastolo è “inumano”, per l’accusa invece è l’unica condanna possibile per chi ha architettato di uccidere e nascondere la vittima, e poi di fuggire. Per la pubblica accusa, il delitto «è l'ultimo atto del controllo» esercitato sull’ex fidanzata, laureanda in Ingegneria biomedica. L’azione dell’imputato è “manipolatoria»: incalza la compagna di studi, gioca sui sensi di colpa, invia decine e decine di messaggi al giorno alla coetanea, minaccia il suicidio come forma di «ricatto».

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