Sinner aspetta Djokovic alle Atp Finals: «Non vedo l'ora»

14 Nov 2023
Djokovic

di Gaia Piccardi, inviata a Torino

Djokovic non sottovaluta l’avversario: «Jannik ha un dritto migliore di Rune, sta giocando il miglior tennis della sua vita e avrà tutto il pubblico dalla sua»

TORINO Nell’agosto 2001, quando Jannik Sinner viene al mondo sulle montagne dell’Alto Adige, Novak Djokovic è già il più forte tennista Under 14 d’Europa. È uscito da poco dalla piscina vuota di Belgrado dove si è allenato durante i bombardamenti Nato sull’ex Jugoslavia, l’ingiustizia da cui scaturisce il suo (irrisolto) credito con la vita. Ieri a Torino, mentre Alcaraz (molto critico della velocità del campo) si arrendeva alla stanchezza e a Zverev, il Djoker ha ricevuto dall’Atp il trofeo che dà la misura di una longevità fuori dal mondo: 8ª stagione chiusa in vetta, 400 settimane complessive da n.1.

Non è da cercare nei numeri, straripanti a favore del serbo (24 Slam, 40 Master 1000, 8 Atp Finals, più tutto il resto), il senso della sfida di questa sera tra Djokovic e Sinner, ma l’Everest che il barone rosso sta scalando con intelligenza, cioè a tappe non forzate, forse non è mai sembrato così abbordabile, come dimostrano le tre ore abbondanti di psicanalisi tra il re e baby Rune, dotato di irriverenza ma in riserva sparata al terzo set. La rivoluzione gentile di cui Sinner è portatore prevede lo studio approfondito (e senza proclami) dei match di Djokovic, il format più attuale — nonostante l’età: 36 anni, 5 mesi, 23 giorni — a cui è impossibile non conformarsi, essendo Nole l’ultimo degli Immortali vivente. (Molto vivente). Il Djoker lo sa, in tasca ha l’antidoto per qualsiasi veleno, però qualche motivo di preoccupazione gli increspa la fronte: «Jannik ha un dritto migliore di Rune, sta giocando il miglior tennis della sua vita e avrà tutto il pubblico dalla sua parte. È uno dei colpitori da fondo più potenti e rapidi del circuito: lo conosco, so cosa aspettarmi».

Le Atp Finals, nel proporre già nel girone verde una sfida che potrebbe essere la finale di domenica, nascondono nel doppiofondo dei precedenti tutti a favore del serbo (3-0, due volte sull’erba: semifinale di Wimbledon 2022 e 2023), una primizia: oggi Djokovic e Sinner si affrontano sul veloce indoor, superficie preferita di entrambi (la rivalità origina sulla terra, Montecarlo 2021), garanzia di miglior tennis. Jannik ha perfettamente chiara l’impresa che lo aspetta: «Mi ritrovo davanti uno che ha vinto 24 Slam, tre su quattro solo quest’anno. A livello di risultati, il più forte che questo sport abbia mai avuto — ha detto nell’intervista a 7, magazine del Corriere —. Non vedo l’ora: è una partita che mi dirà dove sono e su cosa devo ancora continuare a lavorare».

I 14 anni di differenza non si noteranno. «È ancora un aspetto sottovalutato di Novak — puntualizza Ivan Ljubicic, ex n.3 del ranking e ultimo coach di Federer —: al di là della fame insaziabile, Djokovic si muove in campo come dieci anni fa, non vedi la differenza. Federer e Nadal sono inevitabilmente invecchiati, lui no. E si conosce a meraviglia: anche il momento in cui spacca le racchette e sfoga la frustrazione non è scelto a caso». La conoscenza di sé che Sinner sta, giorno per giorno, acquisendo: «Jannik non parte favorito, ma può giocare rilassato: al 95% la sua qualificazione non dipenderà da questo match ma dalla sfida con Rune. Può provare a uscire dai suoi schemi, per sorprendere l’avversario. Di Jannik mi piace la voglia di migliorarsi: al suo livello si tratta di dettagli. Che però fanno la differenza. L’insoddisfazione di Sinner è la stessa dei tre mostri che hanno dominato il tennis per quindici anni. Il suo potenziale, in questo momento, non è pronosticabile». Ma rompere un altro tabù aiuterebbe a quantificarlo.

14 novembre 2023 (modifica il 14 novembre 2023 | 07:45)

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