Dal 2016 sparite a Roma tremila cattedre a tempo indeterminato

27 Feb 2024
Roma

diDiana Romersi

Inesistente il diritto alla continuità didattica per gli studenti fragili del Lazio: a Roma il 44% dei docenti di sostegno sono precari, a Latina e Rieti il 61%

Docenti sempre più precari. In provincia di Roma negli ultimi sette anni sono andate in fumo poco più di 3mila cattedre a tempo indeterminato, secondo l’indagine del sindacato Uil Scuola. Di fatto risulta inesistente il diritto alla continuità didattica per gli studenti fragili del Lazio: a Roma il 44% dei docenti di sostegno sono precari, a Latina e Rieti il 61%, a Viterbo quasi il 65%.

La crescita dei contratti a tempo determinato
Nell’anno scolastico 2015/2016 gli insegnanti di ruolo erano 49.607, lo scorso anno 46.724. Cresce così il numero dei contratti a tempo determinato: lo scorso anno oltre il 19% dell’intero corpo docenti, anche se in leggera flessione rispetto al 2021/22 quando si è raggiunti il 20,17% di personale precario, poco più di un insegnante su cinque. Non va meglio per il personale tecnico amministrativo. Il 23% dei bidelli in provincia di Roma risulta precario, con una flessione dell’1,83% dei contratti a tempo indeterminato rispetto al 2021.

I docenti in pensione
«Sono numeri destinati a crescere - fa sapere Saverio Pantuso, segretario Uil Scuola del Lazio -, quest’anno dovrebbero andare in pensione più di duemila docenti, ma il numero di uscite potrebbe arrivare fino a quattromila». Una diaspora contro la quale le ultime cinquemila assunzioni concluse dall’Ufficio scolastico regionale negli ultimi mesi sembrano essere una goccia nel mare, dopo anni di mancati concorsi. Si riparte l’11 marzo con le prove scritte dei concorsi ordinari per l’assunzione dei docenti per materia e per quelli di sostegno nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I e di II grado. Per medie e superiori sono a bando nel Lazio poco più di duemila posti, di cui 313 per il sostegno. 

Le graduatorie provinciali
«Si fanno concorsi senza uno studio di fattibilità – dice il sindacalista - e senza assumere i precari storici, docenti che adesso dopo anni in classe dovranno tornare a svolgere l’ennesimo concorso insieme a chi si è appena laureato». Secondo Pantuso il numero di prof nelle graduatorie provinciali di supplenza non superano il 40% delle cattedre da coprire. «Dobbiamo considerare - aggiunge ancora - che per le casse pubbliche un insegnante assunto a settembre, licenziato a giugno e a cui lo Stato deve erogare la disoccupazione, costa di più di uno assunto».

Il problema dei docenti precari
La presenza di insegnanti precari «è sempre un problema per la scuola, soprattutto per la continuità didattica degli studenti», ribadisce Daniela Buongiorno, presidente del Coordinamento dei presidenti dei consigli d’istituto. Soprattutto a inizio anno «capita che i supplenti dopo qualche settimana rinuncino alla cattedra per le cosiddette supplenze migliorative, ovvero contratti più lunghi», ricorda Buongiorno. «È un loro diritto, ma a rimetterci sono i ragazzi». Ottimista la presidente dell’associazione presidi del Lazio, Cristina Costarelli: «Il problema dei docenti precari c’è da sempre, ma con i nuovi concorsi si sta cercando di dare una risposta, anche se non sarà risolutiva».

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27 febbraio 2024

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