Roma, Stefano Boeri e il futuro della Capitale: «Società civile ...

24 Feb 2024
Roma

diPaolo Conti

L'archistar fa il punto sui primi passi del «Laboratorio Roma050»: «Giubileo grande opportunità contro la crisi. Il verde va progettato, curato e amato»

Roma? «Una città a cui tutti, nel mondo guardano. Un arcipelago di microcittà ricco di potenzialità che vanno gestite con un progetto comune tra politica, imprenditoria, società civile, cultura». L’architetto e urbanista Stefano Boeri parla del futuro della Capitale dopo i primi passi di Laboratorio Roma050.

Architetto Stefano Boeri, che ritratto emerge di Roma dai primi passi del Laboratorio Roma050 che lei coordina?
«Il ritratto di un luogo a cui guardano tutti. Recentemente sono stato al Cairo, a Riad, a Doha, a Londra, prima ancora in Sudamerica, tra poco sarò in Cina. Quando dico che mi sto occupando di Roma la reazione è sempre di stupore e di enorme attenzione. Molti pensano che a Roma la doppia scommessa contemporanea transizione ecologica-diseguaglianze possa essere affrontata più positivamente che altrove. Il timore generale è che la transizione ecologica possa premiare le città più ricche e penalizzare le periferie del mondo più povere. Per Roma non c’è questo timore».

Il tema proposto dal Laboratorio Roma050 è la città arcipelago. In che senso?
«Il centro di ricerche Cresme, in una sua analisi alla fine degli anni ’90, individuò a Roma 198 microcittà ciascuna con una propria identità, un territorio di riferimento, caratteristiche urbane. Paolo Portoghesi mi parlò della sua idea di Roma città madre di tante città figlie che la circondano come gli anelli di Saturno. Molto poetico e anche verissimo».

Una caratteristica positiva o negativa?
«Proviamo a vederla come risorsa. Occorre fare in modo che l’arcipelago ritrovi una sua unità complessiva intorno al centro storico ma che ciascuna microcittà abbia anche un centro di riferimento, servizi sociali e amministrativi facilmente accessibili».

Un arcipelago prevede anche un mare…
«Che qui è l’immenso patrimonio di verde, ettari ed ettari, che nessun’altra città possiede. Occorre progettarlo, curarlo, amarlo. Perché il verde rinsalda il senso di appartenenza».

Il suo Laboratorio è affidato a un gruppo di giovani. Nessun gran nome dell’architettura. Perché?
«Quando il sindaco Roberto Gualtieri mi ha chiesto di contribuire a guardare al futuro di Roma ho pensato fosse giusto non chiudersi in una torre d’avorio parlando tra architetti già affermati ma affidarsi alle nuove generazioni e alla loro capacità di analisi. Abbiamo selezionato dieci giovani progettisti tra 363 candidati. E lavoriamo con loro».

A cosa servirà l’Atlante delle trasformazioni che state mettendo a punto?
«Può sembrare incredibile ma mancava ancora una precisa mappatura di tutti i progetti privati e pubblici legati ai cambiamenti nei vari ambiti della città. L’Atlante offrirà uno strumento per una visione generale: mobilità, infrastrutture, edilizia abitativa, scuola, cultura….».

In questa stagione Roma è soffocata dai cantieri, il traffico è impazzito, i trasporti pubblici appaiono carenti. Una città in profonda crisi…
«Nei primi anni ’90 Barcellona attraversava un momento molto difficile. Poi, con una attenta progettualità, è diventata la città che vediamo. La Milano dei primi anni 2000 guardava alla Roma di Rutelli come modello, sentendosi in difficoltà. Poi il progetto per Expo 2015 ha radunato gli sforzi di tutti ed ecco la Milano che conosciamo ora. La stessa Parigi, con le Olimpiadi 2024, è cambiata in meglio».

Tocca alla politica fare da guida?
«La politica ha un ruolo importante. Ma nulla si può realizzare se non si muovono insieme, intorno a un piano, le forze economiche e l’imprenditoria, la società civile, la cultura».

Roma uscirà dalla crisi?
«Non sono un ingenuo. Vedo grandi problemi e mille disagi. Ma anche tante energie positive di trasformazione. Il Giubileo 2025 è indubbiamente una grande opportunità. Direi che la sfida è aperta».

Roma non ha una storica vocazione industriale. Questo aspetto pesa?
«Magari in parte sì: diamo per scontato che il centro storico è legato a un’economia di terziario più o meno avanzato. Ma cominciando a conoscere Roma ho scoperto con interesse un mondo produttivo molto solido di medio-piccole industrie specializzate: micromeccanica, farmaceutica, aerospaziale...».

Roma ha il parco archeologico ancora vissuto dall’uomo più grande del mondo. Il suo straordinario passato è l’identità della città: ma può essere paradossalmente anche un peso per guardare al futuro?
«Come insegna il grande archeologo Andrea Carandini, l’archeologia a Roma non riguarda solo il centro ma tutta la città, oltre che la regione. Un’altra potenzialità è sicuramente la prospettiva di un’offerta culturale legata a un’archeologia diffusa nel territorio».

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24 febbraio 2024

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