Fassino e il profumo in tasca al duty free: “Non ho mai rubato nulla ...

10 giorni ago

Per i mattinali della polizia, per gli uffici dei tribunali, la notizia è uguale a decine di altre: tentato furto nel duty free di un aeroporto. A renderla di rilevanza nazionale sono le generalità del denunciato raccolte da un agente della Polaria di Fiumicino lo scorso 15 aprile, un lunedì: Piero Franco Rodolfo Fassino, deputato della Repubblica, ex ministro della Giustizia, ex sindaco di Torino, ultimo segretario dei Ds. Fermato da un vigilante privato perché nella tasca del giubbotto aveva un flacone di Chanel da 105 euro che non aveva pagato. «Ma è tutto un malinteso, una vicenda spropositata. Mi spiace, mi spiace tantissimo. Si getta un’ombra su quello che sono e sono sempre stato» ripete adesso, mentre i social fanno andare avanti a tutta velocità il tritacarne dei meme, delle condivisioni, degli insulti.

Fassino - Figure 1
Foto La Stampa

Persino la dinamica è scontata da raccontare. L’unico punto controverso è se Fassino abbia raggiunto la barriera con gli allarmi antitaccheggio, che si sarebbero immediatamente messi a suonare «ma io non ricordo nessun suono, onestamente», oppure se sia stato adocchiato da un addetto della vigilanza mentre si aggirava con il suo trolley tra gli scaffali del reparto profumeria e nell’esatto istante in cui infilava la confezione nella tasca del soprabito.

Profumo di classe, francese, un regalo per la moglie. Scelto forse nel momento sbagliato, con l’aereo per Bruxelles prossimo al decollo, il conto alla rovescia alla chiusura del gate, nella concomitanza di una telefonata. E sembra quasi di vederla la scena, plasticamente raccontata in un comunicato che Fassino si è visto costretto suo malgrado a distribuire ai giornali dopo che la vicenda è diventata di dominio pubblico dalle pagine de Il Fatto Quotidiano. «Avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra - si legge nella nota, e questa volta non è una velina di partito o una dichiarazione politica -, e non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse. In quel momento si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell'atto segnalandolo ad un agente di polizia».

Sembra anche di assistere alla discussione con il sorvegliante, i toni che si scaldano ma che restano sempre civili (e questo lo hanno confermato anche i testimoni), l’ultimo tentativo, forse un po’ impacciato, di chiudere la vicenda prima dell’arrivo delle forze dell’ordine: comprarne due di confezioni di Chanel. Niente da fare: le telecamere a circuito chiuso hanno ripreso tutto, compreso il momento esatto in cui il flacone scivola nella tasca mentre il cellulare suona nell’altra e il trolley a impacciare i movimenti. Risultato, un agente della Polaria ha compilato la denuncia a carico di Piero Franco Rodolfo Fassino, professione deputato del Partito Democratico.

È la reazione umana a una vicenda così comune a diventare un fardello tanto faticoso per il suo protagonista. Perché al di là del testo trasmesso alle redazioni, Fassino descrive «il mio disagio che in queste ore è diventato anche il mio anche malessere» con voce flebile, rotta. «Mai e poi mai, in tutta la mia vita, mi sono appropriato di qualcosa che non fosse mio - garantisce - per questo sono tanto rammaricato. E mi rammarico perché questa vicenda può gettare un’ombra sulla mia immagine, su come io sono percepito e vissuto dalla gente». «Mi spiace, mi spiace tanto, io sono una persona onesta - ripete - lo sono stato per tutta la vita e continuo a esserlo. Non ho mai approfittato dei miei ruoli e delle mie funzioni. Tutto questo non corrisponde a quello che sono, una immagine che non mi è mai appartenuta».

Al netto del muro d’odio che si è alzato sui social, sui siti, un po’ dappertutto. C’è un unico commento: «Viviamo in un tempo in cui la cattiveria, ecco l’accanimento, sono ovunque, ben più diffusi che in passato. Ma lo ripeto, mi spiace, mi spiace tantissimo. Pensavo fosse un malinteso del tutto chiarito». —

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